La lotta a criminalità e corruzione è una sfida cruciale sia per gli enti pubblici che per le imprese private per espandere la competitività internazionale dell’Italia e per contrastare le percezioni negative che incidono sulla fiducia dei mercati, scoraggiando gli investimenti e indebolendo la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. È un tema al quale tengo molto e sul quale lavoro da anni, sin dal mio primo incarico ministeriale alla Giustizia.
A una diplomazia economica, già sperimentata dalla Farnesina, vogliamo affiancare “una diplomazia giuridica dell’anticorruzione” che sia al servizio della proiezione esterna dell’Italia, per tutelarne l’immagine e ridurre lo iato tra percezione e realtà del nostro sistema economico e del nostro ordinamento. Per questo, in occasione dell’odierna Giornata internazionale anticorruzione il ministero degli Esteri lancia un progetto innovativo per presentare all’estero, in collaborazione con Transparency Italia e con alcune imprese, i modelli di compliance e le pratiche di integrità e anticorruzione di imprese che si sono distinte anche sotto questo profilo. Per la prima volta, tre Sedi diplomatiche italiane – a Oslo, Washington e Parigi – ospitano un Italian Business Integrity Day per illustrare gli strumenti adottati dalle imprese per prevenire devianze e comportamenti illeciti. Protagoniste sono alcune imprese che aderiscono al Business integrity forum (Bif) promosso da Transparency: Ast, Edison, Falck Renewables, Luxottica, Snam, Tim, o membri, come Eni, della Rete global compact.
Queste imprese, pur operando sui mercati esteri in filiere produttive assai diverse, sono tutte convinte che il vantaggio reputazionale sia divenuto un vantaggio competitivo in termini di presenza sui mercati e di ritorno economico e occupazionale. Hanno cosi scelto di investire per migliorare il proprio modo di fare impresa e l’ambiente circostante, creando una cultura di legalità e diffondendola, secondo canoni di innovazione e sostenibilità.
Nel Business integrity forum, le imprese hanno elaborato uno strumento pratico destinato alle piccole e medie imprese, l’Integrity kit anticorruzione, suggerimenti per sviluppare pratiche di integrità nei segmenti aziendali più vulnerabili. L’innalzamento degli standard etici delle piccole imprese è un vantaggio anche per la grande impresa che acquisisce da loro beni e servizi. Su questi temi la Farnesina conduce un’azione di prima fila nei fori internazionali anticorruzione del G20 e dell’Ocse.
Il seminario della presidenza italiana G7 sulla misurazione della corruzione e l’adozione di una Risoluzione Uncac sulla corruzione nello sport presentata dall’Italia sono gli esempi più recenti di questa azione, condivisa nel quadro di un’attività di coordinamento che vede il contributo, tra gli altri, del ministero della Giustizia e dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac).
Le misure di prevenzione e di contrasto della corruzione, affidate in Italia ad Autorità in dipendenti, sono in linea con i migliori standard internazionali e vanno valorizzate e diffuse. Il settore privato italiano che opera all’estero può contribuire a una diversa narrativa del made in Italy, in linea con la legalità e modelli di impresa sostenibile. Il nostro compito è anche verificare, in Italia e all’estero, che esista un leale contesto concorrenziale in cui le aziende italiane possano proporsi. La lotta alla corruzione diviene così una qualità distintiva anche sotto il profilo della nostra competitività internazionale e rientra tra gli strumenti di una “politica estera sostenibile” che possono fare la differenza circa il modello di globalizzazione che vogliamo contribuire a costruire.