D) L’Italia è il più grande importatore europeo di olio di palma greggio dall’Indonesia. Poche settimane fa il Parlamento Europeo ha approvato il progetto di misure volte a vietare l’uso di olio di palma nei biocombustibili entro il 2021. Essendo il maggiore produttore di olio di palma, l’Indonesia ritiene che questa sia una mossa protezionista. Qual è la posizione dell’Italia a questo proposito? Intende ratificare il progetto di legge?
R) Siamo consapevoli di quanto sia delicata la questione dell’olio di palma, date le ripercussioni economiche e sociali ad essa connesse. Innanzitutto, desidero chiarire che la recente votazione del Parlamento Europeo non rappresenta l’esito definitivo del processo legislativo riguardante la revisione della Direttiva Europea sull’Energia da Fonti Rinnovabili, e che sono previsti altri dibattiti prima che essa sia approvata.
In secondo luogo, il voto del Parlamento Europeo non vieta l’uso dell’olio di palma, quanto piuttosto mira a far si che i biocombustibili prodotti con olio di palma siano inclusi tra gli obiettivi della UE in materia di energie rinnovabili.
Ritengo che tutti noi siamo d’accordo sugli obiettivi e precisamente: promuovere l’uso di energia pulita, combattere la deforestazione e promuovere la produzione sostenibile. Sono lieto di poter affermare che il governo indonesiano ha già realizzato una serie di iniziative molto positive come, ad esempio, le ’certificazioni verdi’, al fine di ridurre l’impatto causato dalla deforestazione. Durante i dibattiti sulla nuova Direttiva UE, l’Italia ha adottato un approccio equilibrato e costruttivo, al fine di individuare un compromesso possibile, tenendo presente le posizioni di tutti i portatori di interesse. Posso confermarle che continueremo su queste linea nelle prossime fasi dell’iter legislativo.
D) Riguardo i negoziati in corso tra l’Indonesia e l’accordo di partenariato economico tra l’Unione Europea e l’Indonesia (CEPA), quali vantaggi commerciali si possono prevedere per l’Italia e l’Indonesia, e quali sono i temi prioritari per l’Italia?
R) L’adozione dell’accordo di partenariato economico tra l’Unione Europea e l’Indonesia (CEPA) aprirebbe la strada a nuove ed eccellenti opportunità, abbassando le barriere tariffarie e non tariffarie, che spesso scoraggiano il commercio e gli investimenti. Una volta concordato, il CEPA consentirebbe di sfruttare pienamente la complementarietà dei nostri due sistemi economici. Il CEPA rappresenterebbe, inoltre, un’affermazione inequivocabile del nostro impegno comunelle a sostegno di mercati aperti e di un sistema di scambi internazionali basato su regole, contro ogni forma di protezionismo.
D) Esiste già un obiettivo che l’Italia si e’ data in termini degli scambi commerciali che intende raggiungere con l’Indonesia nei prossimi 5 anni? Lei ritiene che sia un obiettivo possibile?
R) L’Italia è il terzo partner commerciale dell’Indonesia, tra i Paesi dell’Unione Europea. Gli scambi commerciali bilaterali hanno raggiunto un totale considerevole, pari a 2,8 miliardi di euro nel 2016, ma dato il tasso di crescita economica dell’Indonesia, si puo’ fare ancora di piu’. I macchinari e le attrezzature industriali rappresentano una delle principali voci delle nostre esportazioni e in Indonesia potrebbero trovare un mercato sempre piu’ promettente. Nuove opportunità di partenariati bilaterali potrebbero sorgere a seguito dei piani di grande respiro sviluppati dall’Indonesia per promuovere la connettività nazionale e regionale. Le imprese italiane sono già presenti nel suo paese in settori chiave come quelli dell’energia, delle infrastrutture, deibeni di consumo e dei servizi finanziari. Dobbiamo promuovere la creazione di joint venture tra i nostri attori economici al fine di consolidare questa tendenza. Possiamo lavorare insieme per aumentare il flussi dei nostri reciproci investimenti.
D) Nel corso degli anni, l’Indonesia e l’Italia hanno portato avanti il tema del dialogo interreligioso, condividendo le esperienze della gestione delle diversità culturali e religiose. Ritiene che i due Paesi abbiano fatto passi avanti in tal senso?
R) Attribuiamo una grande importanza al dialogo interreligioso e interculturale per rafforzare la nostra reciproca conoscenza, affinché serva da antidoto contro la radicalizzazione e le discriminazioni. L’Indonesia svolge un ruolo determinante nella promozione, a livello globale, della tolleranza e nel contrastare la narrativa fondamentalista.
In questo campo vantiamo una collaborazione molto produttiva. Nel 2015 il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha inaugurato qui a Giacarta, il primo evento congiunto sul dialogo religioso e, nello scorso mese di ottobre, abbiamo organizzato insieme a Roma un seminario su “Pluralismo e integrazione nelle società indonesiana e italiana: prospettive, opportunità e sfide”, in collaborazione con la ONG “Comunità di Sant’Egidio”. Intendiamo continuare a collaborare, condividendo esperienze e buone prassi.
D) In Indonesia, l’Ambasciata d’Italia organizza spesso eventi per i giovani su diversi argomenti, quali l’arte o l’architettura. Come vede l’Italia il coinvolgimento dei giovani per rafforzare i legami tra Indonesia e Italia?
R) Riteniamo che i rapporti culturali siano un importante strumento per rafforzare i legami tra i nostri due Paesi. Siamo lieti che vi sia un crescente interesse da parte dei giovani indonesiani a venire in Italia a studiare. Il governo italiano ha deciso di offrire un maggior numero di borse di studio per far fronte a questa domanda. La mobilità internazionale degli studenti rappresenta una risorsa fondamentale per tutte le società. Abbiamo incluso l’Indonesia nel nostro programma “Invest Your Talent In Italy”, che offre agli studenti un periodo di tirocinio presso società italiane. Nel contempo, promuoveremo un notevole flusso di studenti italiani in Indonesia. L’insegnamento delle lingue straniere è un altro strumento importante a sostegno del dialogo interculturale. Continueremo a sostenere iniziative miranti all’inserimento della lingua italiana nei corsi dei sistemi di istruzione locali.
D) Secondo dati della Camera di Commercio indonesiana riferiti allo scorso anno, l’Italia mira ad aumentare gli investimenti nel settore moda e automotive in Indonesia e nella zona ASEAN. Lo scorso anno, l’ICE ha espresso interesse a rafforzare la cooperazione con imprese indonesiane, in particolare nel settore dell’editoria e del packaging. Risulta evidente che l’industra e l’economia creativa siano diventate uno dei settori strategici per entrambi i Paesi. E’ d’accordo su questo punto? Che opportunità ha l’Indonesia di diventare un partner commerciale in questi settori?
R) L’Italia è il secondo paese dell’Unione Europea, dopo la Germania, nel settore manifatturiero. Le imprese italiane, comprese le PMI, sono tra le maggiori al mondo dal punto di vista tecnologico, caratterizzate da competenze industriali di ultima generazione. Ritengo che vi sia terreno fertile per collaborazioni industriali con l’Indonesia. Noi siamo anche leader nell’industria creativa che comprende il design, l’architettura, la moda, ma anche la gastronomia, le arti performative ed altre ancora. Insieme ai partner indonesiani stiamo individuando le migliori forme di collaborazione, sviluppando un’architettura più forte per i nostri rapporti già molto produttivi.
D) L’immigrazione è uno dei temi strategici per la UE. Nel corso del Suo ultimo incontro con il Ministro degli Esteri Retno Marsudi, Lei ha anche sollevato il tema della gestione del problema migratorio, ed entrambi i Paesi hanno convenuto sull’importanza di cooperare con i Paesi d’origine dei migranti. Quale potrebbe essere un esempio di cooperazione tra l’Italia e l’Indonesia in questo campo?
R) La migrazione è un fenomeno globale e a lungo termine, che richiede una risposta congiunta di tutta la comunità internazionale, secondo il principio della responsabilità condivisa. A tale scopo, noi riteniamo che sia fondamentale rafforzare la collaborazione e il dialogo tra i Paesi di origine, di transito e di destinazione dei flussi migratori. In tal senso, l’Italia si sta impegnando per consolidare accordi con i paesi di origine e di transito, al fine di ottenere una gestione integrata delle frontiere, combattere la tratta di esseri umani, proteggere i migranti e compiere sforzi congiunti per affrontare le cause alla radice della questione migratoria. L’Italia partecipa attivamente anche ai negoziati delle Nazioni Unite che condurranno all’adozione del Global Compact sulla migrazione. I principi che noi promuoviamo sono: partnership con i Paesi di origine e di transito e condivisione delle responsabilità. In particolare, riteniamo che sia necessario unire la solidarietà alla sicurezza, costruendo un consenso a livello internazionale sul tema della protezione dei diritti umani, il collegamento tra migrazione e sviluppo, l’equilibrio tra il diritto alla mobilità e il diritto dei Paesi di determinare i criteri per l’ammissione di stranieri nel proprio territorio.