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Moavero Milanesi – Dalla sicurezza all’ambiente una Dichiarazione di Trieste che rilanci la cooperazione verso nuove sfide comuni. (Il Piccolo)

L’Ince ripartirà da Trieste con una “Dichiarazione” in cui i ministri degli Esteri dei Paesi membri si impegneranno ad attivare una cooperazione in quest’area sempre più strategica tra Occidente e Oriente in grado di supportare le nuove condizioni geopolitiche e le nuove sfide. Lo conferma il responsabile della Farnesina Enzo Moavero Milanesi che oggi e domani presiederà i lavori del summit per “serrare i ranghi” e fare sistema.

L’Ince vuole ripartire da Trieste per fare sistema a livello degli enti locali e creare così un saldo piedistallo alla cooperazione in quest’area strategicamente sempre più importante. Quale sarà il ruolo dell’Italia?

Quest’anno l’Italia ha un ruolo e una responsabilità importanti, perché esercita la Presidenza dell’Ince, che festeggia il 30° anniversario della sua fondazione e copre un’area geografica strategica, cerniera con l’est dell’Europa e dunque, ponte verso l’Asia. La nostra Presidenza intende valorizzare il grande potenziale dell’Ince, quale foro operativo di 17 Stati membri che collaborano in molteplici ambiti. Fra questi, vorrei ricordare: le azioni per la sicurezza, il contrasto al terrorismo e alla criminalità internazionali; la cooperazione in ambito economico, con la possibilità di discutere investimenti, specie nelle infrastrutture per i trasporti e l’energia; la tutela dell’ambiente e del variegato patrimonio artistico, storico e culturale; la qualità dei prodotti e le garanzie per i consumatori; la ricerca scientifica e l’innovazione; lo studio e i collegamenti tra scuole, università e istituti di formazione. Nelle riunioni, di oggi e domani, ne parleremo a fondo con gli altri ministri degli Esteri e puntiamo a ratificarli, quali obiettivi comuni, in un’apposita e innovativa “Dichiarazione di Trieste”, adottata dai ministri stessi. Un’altra novità risponde a un’istanza dei rappresentanti dei parlamenti degli Stati membri che chiedono di promuovere una “Dimensione locale dell’Ince”, che, da un lato, coinvolga territori ed enti locali per coltivarne l’apertura transfrontaliera e, dall’altro, guardi ai cittadini per elaborare e realizzare progetti il più possibile consonanti con le loro aspirazioni ed esigenze.

E qual è il ruolo di Trieste che guarda a Est ma anche all’Estremo oriente, leggi Via della seta…

La scelta di Trieste per ospitare la riunione dei ministri degli Esteri dell’Ince discende proprio dalla sua vocazione storico-geografica e dal suo naturale cosmopolitismo. Trieste, vero e proprio incrocio di culture, esprime al meglio lo spirito profondo dell’Ince: lavorare nel reciproco rispetto, attingendo alle rispettive tradizioni e realtà socioeconomiche, per costruire insieme una sintesi che, dalle profonde radici passate, guardi al futuro. Trieste vanta anche una stimolante presenza di centri di ricerca d’eccellenza, che richiamano i migliori ingegni d’Europa e del mondo. Inoltre, grazie alla sua peculiare collocazione di plurisecolare porto mediterraneo, Trieste è un naturale punto di riferimento per i collegamenti fra Europa e Asia, sia via terra che via mare. Penso si debba puntare su Trieste, sulle sinergie con i porti vicini e sui collegamenti ferroviari, per opportuni investimenti di rilancio quale snodo nevralgico per gli scambi commerciali. Basta, infatti, guardare una carta geografica per constatare che una nave proveniente dall’Estremo Oriente, dal Sud-Est asiatico, dall’India o dalla costa orientale dell’Africa, attraversato il Canale di Suez, trova l’approdo nell’alto Adriatico a una breve distanza di navigazione. Ben attrezzato, con le più moderne tecnologie infrastrutturali, il “sistema-Trieste” (porto, ferrovie, strade e aeroporto) può costituire una competitiva piattaforma di accesso all’Europa, vicina com’è, più dei concorrenti nord-europei, alle regioni con il maggior tasso di crescita del continente.

La scorsa settimana a Lubiana si è riunita l’Iniziativa dei Tre Mari cui, mi permetta, stranamente, l’Italia era assente. Come mai?

In realtà l’Italia non era assente, perché abbiamo accolto, assicurando un buon riscontro, l’invito sloveno affinché aziende italiane partecipassero al Business Forum, organizzato a margine dell’incontro dell’Iniziativa dei Tre Mari che si è tenuto a Lubiana il 5 e 6 giugno scorsi. L’Iniziativa esiste dal 2015 e riunisce i Capi di Stato di una dozzina di Paesi tutti membri dell’Unione Europea e in parte coincidenti con i membri dell’Ince. Il suo scopo principale è di favorire i collegamenti nella regione che gravita sui mari Adriatico, Baltico e Mar Nero. Stiamo valutando forme di apparentamento, in analogia con il ruolo di osservatore da poco assunto dalla Germania.

Nell’Europa centro orientale si sta giocando una partita importante sul piano della “geopolitica energetica”, quale può essere il ruolo dell’InCE in questa sorta di risiko?

Con riguardo all’energia, non va dimenticato che la Russia è il principale fornitore di gas per l’Italia e per l’Europa. Il gas arriva lungo tubature che, attraverso l’Europa centro-orientale, si diramano nella nostra penisola e in quella balcanica. L’Ince, considerati gli Stati che ne fanno parte, può certamente agevolare un più che utile coordinamento, in particolare, per l’efficienza delle installazioni e nei rapporti negoziali con i Paesi produttori. Vorrei anche sottolineare che l’Ince agisce ad ampio raggio: fra i suoi principali obiettivi c’è la promozione di politiche di sostenibilità energetica. Il Piano d’Azione 2018-2020 richiama la necessità di convertire i consumi basati su combustibili fossili, favorendo gli investimenti pubblici e privati in energie rinnovabili. Dunque, l’Ince è impegnata nell’economia `verde’, crede nella sua crescita e nei posti di lavoro che può creare.

L’Ince è dalla sua nascita una sorta di incubatrice di Stati in procinto di aderire all’Ue. Oggi, uno di questi è la Bosnia-Erzegovina dove c’è un pericoloso stallo politico, senza governo a più di sei mesi dalle elezioni e dove la componente serba è ostile. L’Ince può agevolarne la strada verso Bruxelles?

L’Ince ha sempre svolto azioni fiancheggiatrici del percorso di alcuni suoi membri verso l’Ue: questo vale anche per la Bosnia-Erzegovina. Il cammino di adesione all’Ue è articolato nei dettagli, richiede significative riforme, può essere molto lungo. L’Ince è una valida palestra. Tuttavia, sarebbe fuorviante confondere l’Ince con una sorta di anticamera dell’Ue. L’organizzazione ha una ragion d’essere propria, fondata sulle specifiche sinergie territoriali e su una comunanza di obiettivi raggiungibili agendo insieme, a prescindere dall’appartenenza all’Ue.