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Del Re: «Oggi parte il nuovo Tavolo per la cooperazione anti Covid-19» (Avvenire)

Si riunirà oggi alle 14 per la prima volta, alla Farnesina, il «Tavolo Covid-19», un’inedita cabina di regia sulle scelte della cooperazione italiana per far fronte alla diffusione globale del coronavirus. La denominazione formale dell’organismo è piuttosto articolata: «Tavolo operativo inter-istituzionale di coordinamento dedicato al contributo italiano alla prevenzione e alla risposta globale al Covid-19». L’elenco degli attori coinvolti nella prevenzione e nel contrasto alla pandemia è consistente. Oltre a diversi ministeri (Salute, Mef, Sviluppo, Università e ricerca, Politiche agricole e Innovazione), ci saranno alcune direzioni generali della Farnesina e un rappresentante della Cassa depositi e prestiti. La partecipazione è estesa a rappresentanti della società civile, alla ricerca (ci sarà un esponente della Conferenza dei Rettori) e anche al settore “profit”, con la presenza di Farmindustria. Fra i nomi noti presenti oggi alla prima riunione del tavolo, ci saranno il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il capo della Protezione civile Angelo Borselli, nonché, a nome dell’Asvis, il professor Enrico Giovannini. (V.R.S.)

«Impegno e ingegno». Sono i sostantivi scelti dalla viceministra degli Esteri Emanuela Del Re per sintetizzare i motori propulsivi del «Tavolo Covid-19» , che partirà oggi alla Farnesina, nato da una sua iniziativa appoggiata dal ministro Luigi Di Maio: «E’ la prima volta in assoluto che si tiene un’iniziativa del genere – dice Del Re ad Avvenire -. Cercheremo di pensare e programmare insieme per impiegare al meglio le energie politiche, economiche, scientifiche e solidaristiche. Il Tavolo dovrà funzionare come punto di raccordo e coordinamento delle iniziative di tutti gli attori coinvolti (ministeri, enti di ricerca, organizzazioni della società civile), per offrire una risposta coerente e unitaria del sistema di sviluppo italiano alla lotta globale alla pandemia».

In quali ambiti?

Intendiamo porre una particolare attenzione alla prevenzione e all’azione nei settori sanitario, socio-economico e alla sicurezza alimentare.

Nel mondo molti enti di ricerca lavorano alacremente alla messa a punto di un vaccino. Ve ne occuperete?

Sì. Uno degli aspetti che studieremo sarà relativo al contributo della ricerca italiana per il vaccino e alla partecipazione dell’industria farmaceutica nazionale allo sforzo connesso al contrasto alla pandemia, nel contesto globale della produzione e distribuzione del vaccino stesso. Niente di ciò che accade altrove, ad esempio in Paesi fragili come quelli africani, può essere considerato lontano da noi.

Qual è adesso la reale situazione dell’Africa?

E’ difficile avere statistiche accurate da quei territori. Sappiamo che in diversi Paesi le cifre sul contagio sono alte. In alcuni, come Nigeria e Somalia , la situazione è più grave, perché oltre all’emergenza sanitaria sono saltate reti sociali e catene di approvvigionamento alimentare.

E il Nordafrica? Nella instabile Libia cosa accade? Avete notizie di una possibile diffusione del Covid nei centri per migranti?

La situazione reale non è ancora chiara. Ciò detto, in Libia con la nostra cooperazione, finanziamo da tempo progetti sanitari per persone vulnerabili: migranti ma anche libici, come i numerosi sfollati causati dal conflitto.

L’eventuale vaccino elaborato da ricercatori italiani ed europei verrà fornito gratuitamente a nazioni svantaggiate?

Il ministro Luigi Di Maio ha lanciato la proposta di un vaccino come «bene pubblico globale», accessibile gratuitamente ai cittadini italiani e a quelli degli altri Paesi, specie se vulnerabili. Stiamo già monitorando i progressi scientifici e tecnologici, a partire dagli oltre 140 vaccini in fase di ricerca e dai 14 in fase di test clinici. E lavoriamo d’intesa con la comunità internazionale per concordare criteri e modalità di equa distribuzione.

Come contribuisce l’Italia alla strategia globale anti-Covid?

Nel solo ambito sanitario, con fondi per 400 milioni di euro. Inoltre, sosteniamo il progetto «Team Europe», finanziato dai 27 Stati membri e dalle banche di sviluppo europee con un plafond di 36 miliardi di euro. In più, a parte l’emergenza Covid, con altri 161 milioni di euro l’Italia è il nono Paese donatore al mondo per la lotta ad Aids, tubercolosi e malaria e il sesto in assoluto nell’alleanza globale «Gavi» per i vaccini (alla quale partecipano governi, Banca mondiale, Oms e donatori come Bill Gates, ndr), che ha consentito di immunizzare 760 milioni di bambini in tutto il mondo.

Alcuni, come i “no vax”, criticano l’operato del Gavi, accostandolo alle multinazionali del farmaco. Cosa ne pensa?

Chi critica dovrebbe sapere che in realtà è il contrario: il Gavi interviene nei Paesi fragili e negozia per calmierare i prezzi dei vaccini e garantire una distribuzione equa.

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