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Di Maio: «Mario faremo tutto per la verità» (Il Mattino)

«Comprendo che la sua uccisione abbia sconvolto in molti: ha sconvolto anche me, era un mio conterraneo. Sento la mia città giovedì ero alla veglia, e abbiamo condiviso il dolore». Un dolore che non passa: il ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, è deciso ad andare fino in fondo per fare chiarezza sulla morte di Mario Paciolla, il 33enne, napoletano del rione Alto e cooperante delle Nazioni Unite in Colombia. Per questo, valuta anche la possibilità di una ispezione nel Paese sudamericano, tramite la rappresentanza d’Italia Onu a New York E, a distanza di 17 giorni dalla tragedia, per la prima volta, accetta di parlare delle attività già avviate e delle prossime mosse nelle indagini.

Può indicare innanzitutto i primi punti fissi nella ricerca della verità per Mario Paciolla?

«La premessa è che faremo tutto ciò che ci è possibile per fare luce su quanto accaduto a Mario. Lo chiamo Mario perché so che lo chiamavano così i suoi amici più cari: me lo ha detto anche la famiglia all’aeroporto, quando ci siamo conosciuti e confrontati».

Che cosa altro vi siete detti?

«Ho conosciuto, in particolare, la signora Anna a Fiumicino, quando è rientrata la salma. Ho trovato una donna piena di dolore, ma anche forte e vogliosa di sapere cosa è successo al proprio figlio. E l’ho detto anche al papà di Mario, al suo migliore amico e allo zio: noi stiamo lavorando per questo».

II rientro del corpo senza vita è stato, forse, il momento più duro.

«È stato un momento molto toccante e non posso immaginare il dolore che anche adesso stanno provando: perdere un figlio così, a quell’età, e in quel modo, non è possibile».

No, non lo è.

«Lo dobbiamo ai familiari di Mario e ai suoi cari: faremo di tutto per capire-ciò-che e realmente accaduto, che ho ribadito anche giovedì in Villa comunale».

 

In concreto cosa?

«Per quanto riguarda i punti da affrontare abbiamo già attivato tutti i canali»

Quali informazioni ha avuto dall’ambasciatore italiano in Colombia?

«Il nostro ambasciatore e tutto il nostro corpo diplomatico in loco stanno lavorando su questa tragedia».

Ha sentito l’ambasciatore colombiano in Italia, e che cosa dice?

«Sì, ho dato disposizioni di sentire anche il loro ambasciatore a Roma: è importante in questo momento fare leva su ogni fronte. C’è da dire che la prima risposta da parte delle autorità colombiane è stata collaborativa, fatto che abbiamo apprezzato e ci auguriamo che i rapporti possano intensificarsi a partire da una maggiore cooperazione giudiziaria tra le parti, sulla quale abbiamo ricevuto rassicurazioni».

Lei ha anche sentito il ministro degli Affari Esteri in Colombia, Claudia Blum Capurro de Barberi.

«L’ho chiamata personalmente per comunicarle la priorità e l’importanza che diamo a questa vicenda E le ho riferito il nostro auspicio che si faccia quanto prima luce su Mario». Risposte? «Mi ha assicurato che ci sarà massima trasparenza».

Ha fatto anche altro?

«Ho sollevato il caso in una telefonata con l’alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, con richiesta di massima attenzione».

Suicidio o omicidio: adesso, qual è l’ipotesi indicata sul fascicolo d’indagine aperto dalla Fiscalia, la magistratura sudamericana?

«Alla famiglia ho detto chiaramente che soprattutto le loro percezioni sono fondamentali, considerato che hanno sentito Mario poco prima della sua morte e lo conoscono meglio di chiunque altro. Quando ci siamo incontrati, abbiamo parlato di per questo, abbiamo scambiato opinioni e punti di vista Aspettiamo i risultati dell’autopsia colombiana e, per quanto riguarda la causa della morte, abbiamo sollecitato una risposta in tempi rapidi, ma a parte questo, anche le nostre autorità giudiziarie a breve daranno risposte sull’esame autoptico».

Trenta parlamentari italiani, primi firmatari Migliore e Siani, le chiedono di respingere “verità di comodo” e sospettano possa trattarsi di un nuovo caso Regeni. Lo teme anche lei?

«In questo momento credo sia importante lavorare con costanza senza lasciare nulla al caso. Non è questa la fase per far previsioni o altro, adesso bisogna essere proattivi e intensificare il livello di collaborazione tra i due Paesi sulla vicenda di Mario… Ho sentito il sindaco Luigi De Magistris con cui sono in contatto».

Dal coltello sparito alle lacerazioni ai polsi, sono almeno otto punti su cui fare chiarezza formulati dal Mattino. È vero che è stato trovato il biglietto di ritorno per Napoli?

«Mario aveva fatto due biglietti, uno per sé e uno per un’altra ragazza. Per quanto riguarda tutte le ipotesi che elenca il Mattino, che ha un compito importantissimo, sono necessari cautela e accortezza. Non aiuta lanciarsi ora in dinamiche o ricostruzioni che ancora non possono essere verificate. Ci sono degli step da seguire: noi saremo trasparenti in questo».

Al momento, le Nazioni Unite non hanno chiarito esattamente nemmeno i compiti svolti da Paciolla a San Vincente del Caguan: tramite l’ambasciata, ha sentito i componenti della Missione e cosa hanno detto?

«Ci ha espresso la medesima problematica anche la famiglia, quando l’ho incontrata È evidente che in merito a queste informazioni chiederemo alle Nazioni Unite massima trasparenza, ma non solo nelle informazioni, anche nell’indagine Di Maio alla manifestazione per Mario Paciolla aperta internamente: vogliamo conoscere i criteri dell’indagine, come sarà svolta. Ho fatto avviare una verifica con le Nazioni Unite, tramite la Rappresentanza d’ltalia a New York, circa la possibilità di inviare da New York personale dedicato per avviare una indagine-ispezione in Colombia».

Una giornalista, amica del 33enne napoletano, ha scritto su El Espectador di una lite con i compagni di lavoro e dell’accusa di essere una spia? Si tratta di affermazioni forti: al vaglio anche della Farnesina?

«Non voglio commentare ricostruzioni giornalistiche, la Farnesina è al lavoro per capire cosa è realmente accaduto».

Quanti sono gli italiani lì, in Colombia?

«Abbiamo 27.719 iscritti allo schedario consolare in Colombia».

Ritiene che nostri connazionali possano essere in pericolo?

«Ci sono delle raccomandazioni che diamo a tutti gli italiani all’estero, quindi è improprio parlare solo di un Paese specifico. È naturale che nel mondo ci siano delle aree più o meno a rischio: questo non vuol dire necessariamente egre in pericolo, dopo di che ci sono le indicazioni delle missioni di riferimento, come quella dove prestava servizio Mario e quelle della Farnesina quando parliamo di turisti, ad esempio».

L’ambasciata è in contatto con la ragazza che avrebbe dovuto tornare con Mario in Italia? Quando è previsto il rientro?

«L’ambasciata naturalmente è in contatto anche con lei».

Sul posto sono stati sentiti anche altri amici e colleghi di Mario?

«La giurisdizione è delle autorità colombiane, ma non trascureremo tutti questi elementi». 

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