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Di Maio: “Su Navalnyj chiediamo alla Russia un’inchiesta vera” (La Repubblica)

Di corsa, dalla cittadella tecnologica di Skolkov alla residenza blu e oro del ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Luigi Di Maio ha passato 15 ore a Mosca dopo che l’Europa, lunedì, ha deciso di avviare sanzioni per il tentato omicidio del leader dell’opposizione anti-Putin Aleksei Navalnyj. Lo ha fatto perché i due Paesi hanno interessi commerciali reciproci molto forti. E perché «a chiudere una portaci vuole un attimo, ma a riaprirla servono decenni». Il ministro degli Esteri però rassicura gli Stati Uniti: «Come ho detto al segretario di Stato Mike Pompeo, noi tuteliamo i nostri interessi commerciali, ma prima viene la salvaguardia della nostra sicurezza nazionale e della sicurezza dei nostri alleati nella Nato».

Ministro Di Maio, lunedì l’Italia ha deciso, insieme all’Europa, le sanzioni per la Russia, ma lei è a Mosca a parlare di scambi economici e culturali con il ministro Denis Manturov: che senso ha?

«Abbiamo votato le sanzioni, uno strumento che utilizzeremo nei confronti di alcune persone, figure istituzionali e non, ma non intendiamo colpire il popolo russo. Il messaggio che ho consegnato al ministro degli Esteri Lavrov è chiaro: ci aspettiamo un’inchiesta approfondita che chiarisca il prima possibile le cause del tentato omicidio di Navalnyj. Al tempo stesso siamo un Paese il cui pil è determinato al 32% dalle esportazioni. E con Denis Manturov avevamo in programma il Circeif, che è la conclusione di un percorso grazie al quale molte aziende italiane hanno chiuso accordi di importo cospicuo. L’Italia non vuole isolare la Russia».

Come si concilia la richiesta del rispetto del diritti umani con sempre maggiori Interessi commerciali?

«Dicendo le cose in modo molto franco, come abbiamo fatto».

Secondo Lavrov sarebbe l’Europa a non condividere le informazioni necessarie alla verità. Come ha risposto?

«Le informazioni all’Opac – l’organizzazione perla proibizione delle armi chimiche – sono pubbliche, i russi ne sono membri e in base a quelle possono avviare la loro inchiesta interna».

Il ruolo della Russia può essere cruciale in Bielorussia, dove Lukashenko — finora protetto da Mosca – appare insensibile alle pressioni europee e continua a reprimere con la violenza chi protesta nelle strade. Ha avuto qualche garanzia?

«Tutta l’Ue riconosce che la Russia può avere un ruolo nella soluzione della crisi a Minsk. Noi non riconosciamo l’esito elettorale e sosteniamo i diritti del popolo bielorusso e della sua autodeterminazione. Credo che un tema su cui potremmo trovare terreno fertile con Mosca è la revisione dell’architettura costituzionale. E anche le sanzioni, che appoggiamo, non vanno considerate definitive. Non sono contro il popolo bielorusso, ma servono a stimolare l’establishment».

In Libia c’è ancora spazio per evitare che la situazione si cristallizzi in una guerra continua con due aree di influenza, quella russa in Cirenaica e quella turca in Tripolitania?

«Quattro mesi fa avrei parlato di stallo, ma noto un’accelerazione del processo politico partito grazie alla conferenza di Berlino. Qualcosa si sta muovendo grazie al progetto di creare istituzioni provvisorie a Sirte. Per noi una simile spartizione della Libia è inaccettabile».

Però è così. E ci sono otto pescatori siciliani tenuti a Bengasi in stato di fermo.

«Ho detto a Lavrov che inaccettabile anche quel che sta accadendo. Se qualcuno viola acque territoriali autoproclamate non esiste lo stato di fermo, non esiste dire “se liberate alcuni soggettivi diamo gli italiani”. Stiamo lavorando ogni giorno su questo dossier. Ma prima di liberare Maccalli o Silvia Romano ci avete sentito dire qualcosa? Abbiamo liberato sette ostaggi in un anno e il lavoro è sempre stato direttamente proporzionale al silenzio. È giusto che le famiglie cerchino di tenere alto il tema, ma che le opposizioni lo portino nell’agone politico, che lo facciano Salvini e Meloni che hanno avuto responsabilità istituzionali, è da incoscienti. Mette in pericolo il lavoro dell’intelligence e del corpo diplomatico».

L’ex Ferretti, di proprietà cinese, ha fatto un primo accordo nel porto di Taranto. Il segretario di Stato americano Mike Pompeo nell’intervista a Repubblica ha espresso preoccupazione riguardo all’ingresso del cinesi in infrastrutture strategiche come i porti. Lo ha detto sicuramente anche a lei durante il vostro incontro a Roma. Come ha risposto?

«Che ogni genere di investimento in Italia è ben accetto, ma a patto che sia tutelata la nostra sicurezza nazionale e la sicurezza della nostra alleanza Nato. Abbiamo una disciplina sulla golden power che si applica a tutte le infrastrutture strategiche. A parte la ex Ferretti, il cui progetto di investimento iniziale si è molto ridimensionato, anche a Genova, a Trieste, c’è stato sempre un vaglio legato alla sicurezza nazionale».

Pensa che gli accordi di Abramo voluti dall’amministrazione Trump siano un bene per il Medio Oriente nonostante la contrarietà dei palestinesi?

«Saranno un fattore di cambiamento in quell’area. Quegli accordi sono stati subordinati al non riconoscimento degli insediamenti illegittimi nei territori e credo serviranno a far ripartire un tavolo con l’obiettivo di sempre: due popoli, due Stati. Covid permettendo, sarò in Israele a fine mese per parlare anche di questo».

Il Pd è schierato con Biden, Conte ha parlato di equidistanza tra il democratico e Trump. E lei?

«Noi siamo amici del popolo statunitense, il voto non cambierà la nostra posizione geopolitica. Gli Stati Uniti restano per valori e rapporti economici il nostro principale alleato nell’alleanza euroatlantica. Posso dire che negli ultimi due anni e mezzo di governo abbiamo lavorato con l’amministrazione Trump e l’Italia è stata sempre tutelata».

Lei ha rinnovato l’appello a fare presto con i fondi del Recovery. La situazione sanitaria in Italia si è fatta critica. Ha ancora senso che il Movimento 5 stelle si opponga alla richiesta del Mes?

«Dopo gli incontri che ho avuto a Bruxelles sono fiducioso in un accordo. Quanto al Mes, andarci a indebitare ulteriormente prima di aver spiegato agli italiani come spenderemo il Recovery e come faremo la legge di bilancio, che prevederà altro deficit, non ha senso».

Ma ci indebiteremo di più come abbiamo fatto finora con gli scostamenti di bilancio, a interessi maggiori.

 «Per ora è un dibattito che serve solo a dividere la maggioranza».

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