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Un secolo fa l’Istituto di cultura – Il primato italiano di Praga (Corriere della Sera)

Berlino – Giovedì prossimo, all’ABC Theatre di Praga, il Piccolo Teatro di Milano porterà in scena Le voci di Dante, con la partecipazione di Toni Servillo e testo di Giuseppe Montesano. E una rilettura contemporanea della Commedia dantesca, che qui parla di desideri, angosce e passioni umane di ogni epoca e luogo.

Quello nella capitale ceca sarà uno degli eventi clou delle celebrazioni per il centenario dell’apertura dell’Istituto italiano di cultura di Praga, il primo al mondo e capostipite di una rete che oggi promuove la lingua, lo stile di vita e la cultura del nostro Paese all’estero con ben 84 sedi in cinque continenti, cui molto presto se ne aggiungeranno sei nuove di zecca: Almaty, Amman, Bangkok, Hanoi, Miami e Sarajevo.

Fu sullo sfondo del grande vuoto politico e culturale lasciato dalla sparizione dei due imperi centrali, tedesco e austro-ungarico, travolti dalla sconfitta nella Prima guerra mondiale, che Francia e Italia lanciarono iniziative di penetrazione culturale nella Mitteleuropa, di cui la neonata Cecoslovacchia era elemento portante, cerniera tra le due metà occidentale e orientale del Vecchio Continente. Per l’Italia, nel 1922, questo si tradusse nella fondazione dell’Istituto praghese.

Inizialmente legata a funzioni propagandistiche, soprattutto durante il ventennio fascista, il ruolo della diplomazia culturale è tuttavia mutato radicalmente nel secondo Dopoguerra, diventando asset strategico e incarnando sempre di più quel soft power, senza il quale oggi non è più possibile avere una politica estera degna di questo nome. «Nel mutato scenario internazionale — dice l’ambasciatore Pasquale Terracciano, che guida la Direzione generale per la Diplomazia pubblica e culturale della Farnesina —, la promozione della lingua e cultura italiane si è inquadrata in una sempre più ampia dimensione europea: valorizzazione della nostra identità culturale e diffusione dei valori di democrazia, cittadinanza attiva e dialogo vanno insieme, per consolidare la costruzione di una identità che supera i confini nazionali».

Iniziato a Praga il 16 novembre scorso, il programma delle celebrazioni prevede oltre allo spettacolo del 1° dicembre con Servillo, un concerto dell’Orchestra del Teatro San Carlo diretta da Maurizio Agostini, il 18 dicembre presso l’Auditorium Rudolfinum della capitale ceca, e l’allestimento di uno spettacolare presepe napoletano nella Cappella dell’Istituto italiano di cultura.

Ma gli eventi praghesi daranno il via anche a un calendario che proseguirà per tutto il 2023, con un ambizioso catalogo di iniziative, che il ministero degli Esteri metterà a disposizione della rete degli Istituti di cultura. Fra queste, la mostra fotografica dedicata ai siti italiani dell’Unesco, con opere realizzate dai maggiori fotografi italiani del Novecento, come Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Mimmo Jodice e Ferdinando Scianna. In febbraio, poi, prenderà il via da Singapore la mostra itinerante La Grande Visione Italiana, selezione di opere della Collezione Farnesina a cura di Achille Bonito Oliva. Anche la musica avrà il suo spazio: da segnalare «Jazz It Abroad», iniziativa che prende a modello la Jazz Diplomacy lanciata nel 1956 dal Dipartimento di Stato Usa durante la Guerra fredda e ancora molto attiva: il progetto della Farnesina, coordinato da Italia Music Export, sosterrà le tournée estere di musicisti jazz selezionati tramite bandi pubblici da una giuria internazionale indipendente. Non ultimo il cinema, con il progetto Italian Screens, in convenzione con Cinecittà e Accademia del Cinema italiano, per la presentazione negli Istituti italiani di cultura di film candidati ai Premi David di Donatello.

 

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