L’agenda del governo in settembre è fitta e certo non priva di tensioni: in cima, c’è ovviamente la legge di bilancio. Dalle parole del ministro dell’Economia, Giorgetti, sembra che ci sarà spazio solo per l’intervento sul cuneo fiscale.
Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, è una strategia che condivide?
«Assolutamente sì. Con la manovra dobbiamo gettare le basi perla crescita. Il primo intervento è il taglio del cuneo fiscale, in modo da aiutare sia i lavoratori che le imprese che producono lavoro. Ma il secondo deve riguardare le pensioni. Noi di Forza Italia vogliamo tutelare i pensionati che sono al di sotto della soglia minima. Il nostro obiettivo è arrivare a 1000 euro al mese entro la fine della legislatura. Con la scorsa legge di bilancio le abbiamo aumentate a 600, ora bisogna andare avanti, magari a 700».
Il nodo sono le coperture: dove trovate i soldi?
«Per trovare i soldi si può lavorare sulle liberalizzazioni: si può puntare sulla privatizzazione delle municipalizzate e dei porti ma anche su una spending review intelligente, non come quella indicata a suo tempo da Cottarelli».
E quota 101?
«Il problema è che avremo altri pensionati in difficoltà. Ecco: si parla tanto di salario minimo, ma bisognerebbe pensare anche alle pensioni minime».
A proposito di salario minimo: qualche tempo fa lei ha detto che era una misura sovietica. Le cose oggi sono cambiate?
«No. Voglio chiarire prima di tutto che non volevo essere offensivo: per me il ‘modello sovietico’ è indicativo di una mentalità. Io, al contrario, credo nell’economia sociale di mercato: meno Stato c’è, meglio è. I salari in Italia sono bassi, ma il salario minimo fissato per legge li abbasserebbe ancora di più».
Eppure il Financial Times lo promuove.
«II Financial Times non è il verbo».
Qual è la formula che voi di Forza Italia indicate?
«Noi puntiamo al ‘salario ricco’. Vogliamo che i lavoratori guadagnino di più. La nostra proposta è chiara: un salario frutto della contrattazione collettiva, l’adeguamento dei contratti pirata alla contrattazione collettiva e la detassazione di straordinari, domeniche, festivi, tredicesima e premi di produzione».
Insomma, restate contrari al salario minimo per legge?
«Sì, restiamo contrari. Abbiamo una proposta diversa, poi al Cnel è stato dato mandato di fare un’analisi su tutto quanto può aiutare il lavoro povero».
Avete sollevato obiezioni anche sulla tassazione degli extra-profitti delle banche: la considerate ingiusta?
«No, è giusto che le banche in un momento di difficoltà aiutino. Io contesto il modo in cui si pensa di farlo con la norma presentata in Consiglio dei ministri».
Quali correzioni vanno apportate?
«Intanto le banche di territorio devono essere escluse, mentre le grandi possono dare un contributo importante. Poi dobbiamo capire se devono essere tassati anche gli utili che una banca fa all’estero. Ancora, vorrei evitare che il contributo venga chiesto pure per i titoli di stato detenuti dalle banche. Insomma vorrei che queste misure non penalizzino i contribuenti e la nostra economia».
La via maestra sono gli emendamenti in Aula o un accordo preventivo della maggioranza?
«Mi auguro si possa trovare un accordo politico in maggioranza. Nell’interesse dell’Italia, non delle banche; io non sono emissario di nessuna banca».
Neanche di Mediolanum come dice qualche maligno?
«Assolutamente no».
In ottobre il governo dovrà indicare il nome del nuovo componente del comitato esecutivo della Bce: il ministro dell’Economia propone il suo predecessore, Daniele Franco. È d’accordo?
«L’ex ministro è un nome di altissimo livello. Sostengo in pieno la proposta».
Pensa che l’Italia dovrebbe insistere per un cambio di marcia della Bce?
«Assolutamente si. L’aumento dei tassi d’interesse è all’origine delle difficoltà attuali».
Su molte cose sembra esserci una convergenza oggettiva tra voi e gli spezzoni centristi dell’opposizione. È un dialogo che intendete approfondire?
«Sono sempre favorevole al dialogo ma un conto è il confronto, altro essere considerati terra di conquista. L’ipotesi del terzo Polo è fallita, io lavoro per costruire un centro di gravità permanente, non per realizzare un traghetto che serve ad affrontare le elezioni europee. Voglio essere ancora più chiaro: al nostro simbolo con il nome di Berlusconi e il riferimento al Ppe non rinunceremo mai».
Resta battente la polemica sul famigerato libro del generale Vannacci. Qual è la sua opinione?
«Ognuno è libero di esprimere il suo pensiero in democrazia. Ma chi ricopre un certo ruolo deve essere prudente, non può mettere in difficoltà la propria istituzione».