ROMA – L’agenda di Antonio Tajani, ministro degli Esteri ma anche primo leader di Forza Italia dopo Silvio Berlusconi, è fittissima. Al primo posto, però, in queste ore non può che esserci il dramma di Gaza.
Ministro, cosa può fare l’Italia per aiutare a risolvere la situazione nella Striscia?
«Convincere Israele e Hamas a un cessate il fuoco immediato per permettere l’arrivo degli aiuti umanitari, la liberazione degli ostaggi. Chiediamo al governo Netanyahu di accertare ciò che è successo in queste ore e di proteggere i civili. Contemporaneamente, pensiamo di aiutare i palestinesi con un miglior coordinamento degli aiuti da inviare a Gaza delle organizzazioni umanitarie: dalla Croce rossa alla Fao».
Terrificante è pure la minaccia di Putin di distruzione nucleare. All’origine c’è la possibilità, evocata da Macron, di invio di truppe Nato in Ucraina?
«Non è previsto che si inviino militari in Ucraina. Noi sosteniamo l’Ucraina perché vogliamo che resti indipendente, ma non siamo in guerra con la Russia. II nostro è innanzitutto un aiuto politico, finanziario e di sostegno alla loro difesa, non un atto di aggressione contro la Russia. Detto questo, ai funerali di Navalny parteciperà il nostro incaricato d’affari a Mosca, un chiaro segno di sostegno alla libertà di pensiero in Russia».
Sul caso Salis con l’Ungheria si è sfiorato l’incidente diplomatico. Perché?
«Problemi interni loro. Noi siamo stati chiari: abbiamo detto al ministro degli Esteri che non vogliamo interferire nel processo, ma esigiamo il rispetto delle norme comunitarie per il trattamento dei detenuti in attesa di giudizio. Se Ilaria Salis ottiene, come ci auguriamo, i domiciliari, abbiamo detto che bisogna garantire la sua incolumità e quella dei familiari».
Passiamo dal ministro degli Esteri al segretario di Forza Italia. Cosa è successo in Sardegna?
«Qualcosa non ha funzionato: quando si cambia candidato bisogna farlo per tempo, in modo che l’elettorato possa comprendere quello che è successo. Certo, Paolo Truzzu aveva di fronte una candidata forte, Alessandra Todde, ma se fosse stato scelto prima avremmo probabilmente potuto ottenere i 3500 voti che ci sono mancati. Il voto delle liste indica che in Sardegna c’è una maggioranza di centrodestra».
Truzzu si profilava come un candidato debole. Perché avete scelto lui?
«Inutile ora fare la caccia al colpevole. Bisogna guardare avanti. Dobbiamo preoccuparci di vincere in Abruzzo, Basilicata, Piemonte e naturalmente alle Europee».
A proposito: si candiderà alle Europee?
«Se serve al partito sono pronto a farlo, se ne parlerà più avanti: naturalmente mi confronterò con Giorgia e Matteo».
La scelta di ripresentare i governatori uscenti significa che Fdl ha capito la lezione?
«Tutti eravamo d’accordo, si è fatta una valutazione sui migliori candidati possibili. E abbiamo deciso rapidamente».
La loro conferma apre alla ricandidatura di Zaia in Veneto?
«Non se n’è parlato: è roba del prossimo anno».
Sembra però di vedere uno spiraglio sul terzo mandato.
«La nostra posizione è nota: siamo contrari, ma ne ragioneremo dopo le Europee. In ogni caso, Forza Italia lavora per l’unità del centrodestra».
In Abruzzo vi trovate contro la stessa coalizione di centrosinistra che ha vinto in Sardegna. Siete preoccupati?
«Le condizioni sono diverse: in Abruzzo non c’è il voto disgiunto. Se in Sardegna ci fosse stata la legge elettorale abruzzese, il centrodestra avrebbe vinto. Forza Italia ha una lista competitiva, in Abruzzo puntiamo a ricevere il 15% dei consensi».
Sui fatti di Pisa e Firenze si riconosce nelle parole del capo dello Stato: con i ragazzi l’uso dei manganelli è un fallimento?
«Sono parole sagge, che non devono essere strumentalizzate. Con il capo dello Stato non c’è nessun problema».
Per la verità, la posizione del Presidente e quella della premier sembrano antitetiche.
«Non è vero. Anche Meloni ha detto cose corrette. II governo è coeso e compatto: eravamo tutti in aula con Piantedosi per l’informativa. Se qualcuno sbaglia va sanzionato, ma non permetteremo che si faccia un processo politico alle forze dell’ordine».