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Tajani «La Ue sarà più stabile. Kiev, passi verso la pace. Italia pronta a nuovi aiuti» (Nazione – Carlino – Giorno)

Ministro Antonio Tajani, al G7 l’Occidente fa fronte compatto a fianco di Kiev, ma l’Europa, con la crescita di forze molto critiche verso la UE, non esce indebolita dall’esito delle elezioni?

«Non ho questa preoccupazione. In Italia il governo si è rafforzato e in Europa una forza responsabile come il Ppe è andata molto bene. Certo, c’è il successo dell’Afd in Germania e di qualche partito di estrema sinistra, ma io sono ottimista. Ci vorrà tempo, bisognerà vedere cosa succederà in Francia, ma una maggioranza responsabile si troverà».

Quale? La precedente maggioranza Ursula?

«Dobbiamo garantire la stabilità dell’Europa in un momento particolare. E il Ppe è il garante della stabilità, ed è al centro di qualsiasi maggioranza si farà. I colloqui sono appena iniziati, lunedì ci sarà il summit del Ppe a Bruxelles. Metsola sarà candidata a presidente del Parlamento, e questa per l’Italia è una bella notizia. Dopodiché cominceranno le trattative per la presidenza della Commissione e il Ppe ha già detto che conferma la scelta fatta e presenterà Ursula Von der Leyen come nostra candidata. Poi si vedranno quali sono le maggioranze possibili. A me piacerebbe una maggioranza popolari, liberali e conservatori. Ma vediamo se ci sono i numeri. In ogni caso nella nuova Commissione l’Italia dovrà avere un vicepresidente con un portafoglio importante».

Ci può essere un Mario Draghi alla guida del Consiglio Europeo? «Non mi risulta. Draghi è un tecnico, per arrivare alle nomine bisognerà fare accordi tra le varie famiglie politiche europee. La vedo più come una ipotesi giornalistica».

La cosiddetta “proposta di pace” di Putin ha fatto imbufalire Zelensky e tutto l’Occidente. Siamo ancora al muro contro muro?

«Il Cremlino non cambia la sua posizione. La proposta del presidente Putin assomiglia a una sostanziale richiesta di resa e in quanto tale va respinta, la pace giusta è ben altro. L’Occidente ha ribadito che fornirà tutto l’aiuto che serve a Kiev e l’accordo sull’utilizzo degli extraprofitti dei capitali russi che si trovano in Occidente è un segnale chiaro. Tutti fanno la loro parte. Anche l’Italia che sta per varare un nuovo pacchetto di aiuti civili da 140 milioni e un pacchetto militare che comprende anche una batteria dei missili Samp-T, a protezione dello spazio aereo ucraino».

Sono le armi la chiave, ristabilendo una parità sul terreno, per far capire a Putin che la strada della guerra non porta da nessuna parte?

«Una situazione di stallo serve a favorire la pace. Putin pensava di vincere la guerra in pochi giorni, e dopo due anni e mezzo è ancora convinto di poter prevalere. Gli aiuti militari servono a questo: a convincerlo che non prevarrà, che il nostro sostegno non verrà meno, e che quindi occorrerà aprire una trattativa vera».

Cosa attendersi dalla Conferenza in Svizzera, una conferenza alla quale mancano i russi: non rischia di essere un esercizio fine a se stessa?

«Sicuramente è un passo in avanti. In un dossier così complesso non si raggiunge la pace dall’oggi al domani, ma bisogna esplorare le strade che possono portare ad un tavolo con le parti. Già il fatto che una parte importante della comunità internazionale mostri di volere la pace, è un segnale, anche a Mosca».

La Cina, che non partecipa, dice che Ucraina e Russia dovrebbero incontrarsi a metà strada. Ma non è che la Cina fa molto meno di quel che potrebbe ed è meno indipendente di quanto non sostenga?

«La Cina, come ha chiesto il G7, non deve dare aiuti militari alla Russia, ma svolgere un ruolo di mediazione convincendo Putin che questa guerra non serve a nessuno, meno che mai alla Cina. Mi auguro che Pechino se ne renda conto».

  • Autore: Alessandro Farruggia
  • Testata: Nazione – Carlino – Giorno
  • Luogo: Roma

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