«Il nostro Paese sarà un interlocutore privilegiato degli Usa chiunque sia il suo prossimo presidente», chiarisce subito Antonio Tajani, vicepremier e numero uno di Forza Italia appena rientrato dopo il Consiglio degli Affari esteri a Bruxelles. E sulla politica interna chiarisce come il suo partito sia il naturale approdo dei moderati: «L’ho sempre detto tra Schlein e Meloni c’è solamente Forza Italia».
Abbiamo assistito al ritiro dalle presidenziali Usa di Joe Biden: a suo avviso cambia lo scenario per l’Italia?
«Non cambia assolutamente nulla. Una decisione, l’addio alla ricandidatura, che era già nell’aria dopo che il presidente in carica è stato colpito dal Covid. Ora parte davvero la campagna elettorale Usa ma non si modificano gli scenari per l’Italia. D’altronde il rapporto con gli Stati Uniti è una stella polare come lo è la Ue. E non potrebbe essere diversamente: abbiamo rapporti storici con gli americani, la comunità italiana da due secoli è una delle più rappresentative ed è grazie a loro, alle truppe Usa, che il nostro Paese è stato liberato: l’attuale comandante delle forze Nato è un americano di origini italiane. Rapporti che vanno al di là di questo o quel candidato. Io ho lavorato bene con Biden, con la Harris e così con Trump quando venne in visita in Europa ed io ero alla presidenza del Parlamento europeo. Seguiamo con attenzione la campagna elettorale ma non vogliamo interferire in alcun modo con il voto».
In pratica è stato il primo giorno di lavori a Bruxelles dopo le elezioni: che dinamiche ci saranno in questa nuova legislatura? Che peso avrà il nostro Paese?
«Ci sono da formare le nuove commissioni e l’Italia gode di peso e prestigio ottimi».
Perché, se guardiamo alla Francia per esempio, è uno dei pochi governi Ue considerati stabili?
«Sicuramente questo è uno dei principali fattori. L’esecutivo Meloni durerà anni e questo ci permette, ora come non mai, di contare di più in Europa e nelle sue dinamiche. La stabilità di un governo ha un suo peso e noi avremo, ne sono sicuro, soddisfazione dalle prossime nomine».
I nomi che circolano solo quelli del ministro Raffaele Fitto e quello dell’ambasciatrice Elisabetta Belloni.
«Sarà il Consiglio dei ministri a indicare il componente italiano della Commissione europea. Se è vero che il presidente von der Leyen chiederà due nomi, un uomo e una donna, noi faremo le nostre proposte. Ho sempre detto come Fitto sarebbe il miglior commissario possibile ma anche il curriculum dell’ambasciatrice Belloni è di rilievo. L’Italia comunque può offrire molti nomi di spessore per questi incarichi. L’importante è che sia una persona che si muova bene tra i meccanismi e le segrete stanze di Bruxelles. Che conosca il Consiglio, il Parlamento e la Commissione».
Fratelli d’Italia non ha votato la von der Leyen: ci potrebbero essere ripercussioni negative per il nostro Paese proprio rispetto a questi incarichi da formalizzare?
«Distinguiamo: Giorgia Meloni si è astenuta come presidente del Consiglio mentre il suo partito, Fratelli d’Italia, non ha votato la presidente uscente. Ma non bisogna strumentalizzare queste dinamiche come troppo spesso fa l’opposizione nel nostro Paese: le votazioni non incideranno sul ruolo e sul peso dell’Italia, né sul portafoglio delle nomine».
Lei ha detto che Fi non voterà i candidati presidenti delle commissioni indicate dai Verdi. Ma se gli ambientalisti dovessero rivedere alcune posizioni?
«Sono fuori dalla maggioranza della von der Leyen e non mi pare che abbiano rivisto le loro posizioni o abbiano intenzione di farlo. È una questione di coerenza. E Forza Italia invece è coerente: siamo sempre stati a favore della von der Leyen, perché c’è un programma condiviso. E quest’ultimo non è il programma applicato nella scorsa commissione: ci sono stati dei cambiamenti, anche per le azioni contro il cambiamento climatico. Abbiamo avuto gran parte di ciò che chiedevamo, per questo l’abbiamo votata. Noi siamo europeisti, l’abbiamo sempre detto e siamo sempre stati coerenti. Continuiamo ad andare avanti con la nostra linea politica, quella che abbiamo avuto da sempre».
Ha chiesto un cambio di passo della Ue per risolvere il caso della Siria. Perché non c’è grande attenzione su questo conflitto? E cosa dovrebbe fare l’Europa ora?
«Secondo me è un’emergenza sottovalutata, come se la Ue se ne fosse dimenticata: ora serve più coraggio anche in politica estera. L’Italia con altri Paesi come Austria, Grecia, Cipro, Croazia, Slovenia ha chiesto un cambio di marcia verso la Siria che è sempre di più sotto l’influenza della Russia e della Cina. E non possiamo permettercelo, per questo abbiamo acceso i riflettori».
Il progetto del Terzo polo, parole di Matteo Renzi, può dirsi fallito. Ne approfitterà Forza Italia per attrarre ancora di più gli elettori moderati?
«Ho sempre detto che Forza Italia è tra Elly Schlein e Giorgia Meloni. E le parole di Matteo Renzi che non fanno altro che confermare questo scenario. Forza Italia è un partito in grande crescita ed è naturale allargarsi al centro, nostra posizione naturale sin dalla sua nascita: ora possiamo solo allargarci. Noi come partito l’abbiamo fatto stringendo accordi con Noi Moderati, i civici e con la Sudtiroler Volkspartei. Senza contare il varo della Consulta della segreteria nazionale di Forza Italia dove il partito apre ancora di più alle forze esterne: uno strumento di apertura alla società civile nato dall’intuizione di Silvio Berlusconi».