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Tajani: «Pechino convinca Putin a più miti consigli I jet? Per ora non previsti»

Intervista al Ministro Antonio Tajani
Intervista al Ministro Antonio Tajani

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è a New York con un programma intenso, che lo ha visto intervenire alla Sessione speciale dell’Assemblea generale dell’Onu l’altro ieri. Commenta così la risoluzione: «È la vittoria di un testo che difende l’Ucraina ma che è soprattutto in favore della pace». Parlerà in Consiglio di Sicurezza e incontrerà oggi anche il segretario di Stato Usa Antony Blinken.

Al centro della soluzione di pace c’è il futuro del Donbass e della Crimea. Gli americani temono che su questo si spezzi l’unità europea. Qual è la posizione italiana?
«Liberare il Donbass e la Crimea non è semplice. L’Italia vuole lavorare insieme agli altri. L’unità della coalizione è importante, non bisogna mostrare segni di cedimento. Dobbiamo trovare delle soluzioni condivise. Io ho detto da cosa bisogna iniziare: da Zaporizhzhia e dai corridoi per il grano».

Ma se poi il punto d’arrivo spacca l’Europa?
«Ci sono diverse sensibilità: chi sta alla frontiera, i lituani, gli estoni, i lettoni sono stati sotto il giogo sovietico per tanti anni. Quando abitavo a Parigi da piccolo, c’erano tanti profughi nel mio palazzo. Avevo tre-quattro anni, venivano dai Paesi Baltici, erano scappati dopo l’occupazione sovietica. Nei paesi dell’Est hanno soffocato con i carri armati le manifestazioni: è ovvio che loro abbiano una preoccupazione maggiore…. Bisogna trovare un accordo complessivo, e questa partita devono giocarla soprattutto gli americani, i cinesi da un’altra parte, con le Nazioni Unite e la Turchia. Bisogna sedersi a un tavolo e trovare una soluzione che garantisca l’indipendenza dell’Ucraina».

Inclusi la Crimea e il Donbass?
«È chiaro che la soluzione ideale sarebbe liberare tutto. Ma quanto dura una guerra così? Bisognerà vedere quando si comincia a trattare. Non possiamo essere noi a chiudere alla trattativa».

Lei nutre speranze sul piano di pace cinese?
«La Cina è amica della Russia, ma deve convincerla a più miti consigli, perché Mosca non riuscirà a vincere sul terreno. Qui si vedrà la capacità di leadership pacifica e stabilizzatrice della Cina».

Oltre i Samp-T, l’Italia manderà missili di lunga gittata? Droni? Cosa pensa dello scetticismo della Lega sulle armi?
«Noi non siamo gli Stati Uniti. Non possiamo sottrarre altre armi alle forze armate italiane. Tutto quello che potevamo mandare lo abbiamo mandato. Per quanto riguarda gli aerei non è qualcosa all’ordine del giorno: la formazione di un pilota di un aereo da caccia richiede mesi di addestramento, altrimenti rischi di mandare a morire la gente. Devi avere armi compatibili, non puoi schierare due aerei di un tipo e due di un altro. II Parlamento italiano ha sempre votato a favore dell’invio di armi: questo è quello che conta, anche se ci possono essere sensibilità diverse nel linguaggio. Bisogna tenere conto anche dell’opinione pubblica. Noi siamo contro la guerra ma aiutiamo l’Ucraina, non siamo in guerra con la Russia».

Dopo che Berlusconi ha detto che Zelensky ha «attaccato il Donbass» e che lui non l’avrebbe incontrato, quante ore ha dormito a notte?
«Bisogna pure interpretare il tutto. Berlusconi è sempre stato a favore delle relazioni transatlantiche. Ha votato sempre e comunque contro l’invasione russa dell’Ucraina. Sta dalla parte dell’Ucraina. Che poi lui sia dispiaciuto per il fatto che si sia creato un clima che era diverso da quello che lui aveva creato nel 2002 per allontanare la Cina dalla Russia… ».

La visita di Meloni a Kiev non ha rischiato di saltare?
«No, assolutamente».

Le parole di Berlusconi sono state rilanciate dai russi.
«Non ci facciamo strumentalizzare da chi vuole seminare zizzania. Berlusconi e Meloni si sono sentiti dopo il viaggio».

Che cosa si sono detti?
«Da parte di Forza Italia: sostegno al governo, collaborazione, lealtà, quindi il governo è solido come non mai. Ho parlato con Berlusconi stamattina».

E i rapporti con il Ppe?
«Quell’incidente è chiuso, ho incontrato Weber a Monaco. Il problema è chiarito. Dobbiamo parlare di quello che succede oggi».

Da garante dell’atlantismo italiano lei ha detto all’Onu: «Non c’è pace senza giustizia» in Ucraina
«Non è che Berlusconi mi abbia detto: non devi andarci. La politica di Forza Italia è sempre stata questa. Berlusconi andò a parlare al Congresso degli Stati Uniti».

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