The following is the text of a joint statement by the High Representative on behalf of the European Union, and the Foreign Ministers of Australia, Canada, Italy, New Zealand, Norway, Republic of Korea, Switzerland, the United Kingdom and the United States, marking three years since the military coup in Myanmar.
Three years ago, on 1 February 2021, the Myanmar military overthrew the democratically elected government, undoing a decade of progress.
Under the military regime, violence against civilians has escalated, with thousands jailed, tortured and killed. Airstrikes, shelling and arson have been used to destroy civilian infrastructure, including homes, schools, healthcare facilities and places of worship. Systematic discrimination against members of religious and ethnic groups, including Rohingya, is rife. Many are displaced and continue to face horrific conditions, and others have been forced to flee across Myanmar’s borders. The military’s actions have fuelled a growing humanitarian crisis with 2.6 million people displaced from their homes, and more than 18 million people in need.
We condemn in the strongest possible terms the military regime’s ongoing atrocities and human rights violations, such as sexual and gender-based violence, and the restriction of fundamental freedoms including freedom of expression, through peaceful protests and the media. We reiterate our call for the Commander-in-Chief and the military to change course, immediately ceasing violence against civilians, releasing all unjustly detained political prisoners, allowing full humanitarian access and creating space for inclusive dialogue with all stakeholders.
We strongly encourage unified efforts by ASEAN to resolve the crisis. We commend the constructive efforts of the ASEAN Chairs and Special Envoys. We call on the military regime to implement ASEAN’s Five-Point Consensus and engage meaningfully and positively with ASEAN representatives, in order for Myanmar to transition towards an inclusive democracy.
We continue to support the full implementation of United Nations (UN) Security Council resolution 2669 (2022) and underline our support for UN Security Council activities to support ASEAN’s efforts to find a peaceful solution to the crisis. We call on the UN to strengthen its efforts on Myanmar including via the timely appointment of a Special Envoy and a Resident Coordinator and urge UN member states to maintain their support to address urgent humanitarian needs in Myanmar.
We call on all members of the international community to support efforts to push the Myanmar military to cease violence, to bring about genuinely inclusive dialogue, in order to establish a credible, peaceful democratic future for Myanmar; to meet the urgent humanitarian needs of people in Myanmar and refugees who have fled to neighbouring countries, including its most vulnerable communities, and to cease providing the Myanmar military with the arms and equipment that are necessary for them to commit atrocities.
Three years on from the military coup, we continue to stand in solidarity with the Myanmar people and their desire for an inclusive and genuine democracy in Myanmar.
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Traduzione di cortesia
Dichiarazione congiunta dei Ministri degli Esteri in occasione del terzo anniversario del colpo di stato militare in Myanmar
Di seguito il testo della dichiarazione congiunta dell’Alto rappresentante, a nome dell’Unione europea, e dei Ministri degli esteri di Australia, Canada, Italia, Nuova Zelanda, Norvegia, Repubblica di Corea, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti, in occasione del terzo anniversario del colpo di Stato militare in Myanmar.
Tre anni fa, il 1° febbraio 2021, i militari del Myanmar hanno rovesciato il governo democraticamente eletto, annullando un decennio di progressi.
Sotto il regime militare, le violenze contro i civili si sono intensificate, con migliaia di persone imprigionate, torturate e uccise. Attacchi aerei, bombardamenti e incendi dolosi sono stati utilizzati per distruggere le infrastrutture civili, tra cui case, scuole, strutture sanitarie e luoghi di culto. La discriminazione sistematica nei confronti dei membri di gruppi religiosi ed etnici, ivi compresi i Rohingya, è ormai diffusa. Molti sono sfollati e continuano ad affrontare condizioni orribili, mentre altri sono stati costretti a fuggire oltre i confini del Myanmar. Le azioni dei militari hanno alimentato una crescente crisi umanitaria con 2,6 milioni di sfollati e oltre 18 milioni di persone in difficoltà.
Condanniamo con la massima fermezza, tramite proteste pacifiche e tramite i media, le atrocità in corso e le violazioni dei diritti umani da parte del regime militare, come la violenza sessuale e di genere, e la limitazione delle libertà fondamentali, ivi compresa la libertà di espressione. Ribadiamo il nostro appello al Comandante supremo e ai militari a cambiare rotta, cessando immediatamente le violenze contro i civili, rilasciando tutti i prigionieri politici ingiustamente detenuti, consentendo il pieno accesso umanitario e creando uno spazio per un dialogo inclusivo con tutte le parti interessate.
Incentiviamo con vigore gli sforzi unitari dell’ASEAN per risolvere la crisi. Lodiamo gli sforzi costruttivi dei Presidenti e degli Inviati speciali dell’ASEAN. Chiediamo al regime militare di attuare il Consenso in cinque punti dell’ASEAN e di impegnarsi in modo significativo e costruttivo con i rappresentanti dell’ASEAN, affinché il Myanmar possa operare la transizione verso una democrazia inclusiva.
Continuiamo a sostenere la piena attuazione della Risoluzione 2669 (2022) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e sottolineiamo il nostro appoggio alle attività del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per sostenere gli sforzi dell’ASEAN volti a trovare una soluzione pacifica alla crisi. Chiediamo alle Nazioni Unite di accrescere i propri sforzi per il Myanmar, anche tramite la tempestiva nomina di un Inviato speciale e di un Coordinatore residente, e sollecitiamo gli Stati membri dell’ONU a mantenere il proprio sostegno per far fronte alle urgenti necessità umanitarie in Myanmar.
Chiediamo a tutti i membri della comunità internazionale di sostenere gli sforzi per spingere i militari del Myanmar a cessare le violenze, a portare avanti un dialogo realmente inclusivo, al fine di stabilire un futuro democratico credibile e pacifico per far sì che il Myanmar possa soddisfare gli urgenti bisogni umanitari della popolazione del Myanmar e dei rifugiati che sono fuggiti nei Paesi vicini, ivi comprese le comunità più vulnerabili, e di cessare di fornire ai militari del Myanmar le armi e le attrezzature necessarie per commettere atrocità.
A tre anni dal colpo di Stato militare, continuiamo a essere solidali con il popolo del Myanmar e con il suo desiderio di una vera democrazia inclusiva nel paese.