(Traduzione di cortesia)
Comunicato della riunione dei Ministri degli Esteri
(Capri, 19 aprile 2024)
Situazione in Medio Oriente
FINALE
19 aprile
- Iran
Noi, i Ministri degli Esteri del G7 di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea, condanniamo fermamente l’attacco diretto e senza precedenti dell’Iran contro Israele del 13 e 14 aprile, respinto da Israele con l’aiuto dei suoi partner. Si è trattato di una pericolosa escalation, poiché l’Iran ha lanciato centinaia di missili balistici, missili da crociera e droni.
Condanniamo inoltre l’abbordaggio e il sequestro da parte dell’Iran, in violazione del diritto internazionale, della nave mercantile MSC Aries, battente bandiera portoghese, da parte di personale armato, avvenuto mentre il mercantile era in navigazione vicino allo Stretto di Hormuz. Chiediamo l’immediato rilascio della nave, del suo equipaggio e del suo carico.
Israele e il suo popolo hanno la nostra piena solidarietà e il nostro sostegno e ribadiamo il nostro impegno per la sicurezza di Israele. Le azioni dell’Iran rappresentano un passo inaccettabile verso la destabilizzazione della regione e un’ulteriore escalation, che deve essere evitata. Alla luce delle notizie sugli attacchi del 19 aprile, esortiamo tutte le parti a lavorare per evitare un’ulteriore escalation. Il G7 continuerà a lavorare a questo scopo.
Invitiamo tutte le parti, sia nella regione che al di fuori di essa, a offrire il loro contributo positivo a questo sforzo collettivo.
Chiediamo all’Iran di astenersi dal fornire sostegno ad Hamas e di intraprendere ulteriori azioni che destabilizzino il Medio Oriente, ivi incluso il sostegno agli Hezbollah libanesi e ad altri attori non statali. La continua fornitura di armi e materiale bellico da parte dell’Iran agli Houthi, in violazione della risoluzione 2216 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, e ad altri attori non statali nella regione, sta pericolosamente aumentando le tensioni. Chiediamo a tutti i Paesi di impedire la fornitura di componenti o altri strumenti a beneficio dei programmi UAV e missilistici dell’Iran.
Chiediamo che l’Iran e i gruppi ad esso affiliati cessino i loro attacchi. Riterremo il governo iraniano responsabile delle sue azioni crudeli e destabilizzanti e siamo pronti ad imporre ulteriori sanzioni o adottare altre misure, ora e in risposta a ulteriori iniziative destabilizzanti.
Ribadiamo con determinazione che l’Iran non dovrà mai sviluppare o acquisire un’arma nucleare. Esortiamo l’Iran a cessare e invertire le escalation nucleari e a interrompere le continue attività di arricchimento dell’uranio segnalate dall’AIEA nel quadro previsto dalla risoluzione 2231 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che non hanno alcuna giustificazione civile credibile e comportano significativi rischi di proliferazione. Teheran deve invertire questa tendenza e impegnarsi in un dialogo serio, tornando a cooperare pienamente con l’AIEA per consentirle di fornire garanzie che il programma nucleare iraniano sia esclusivamente volto a scopi pacifici. Sosteniamo il ruolo di monitoraggio e ispezione dell’AIEA per quanto riguarda gli obblighi e gli impegni dell’Iran in materia nucleare ed esprimiamo forte preoccupazione per l’attuale mancanza di cooperazione dell’Iran con l’Agenzia.
Siamo estremamente preoccupati dalle notizie secondo cui l’Iran starebbe valutando di trasferire missili balistici e relativa tecnologia alla Russia. Chiediamo all’Iran di astenersi dal farlo, poiché ciò rappresenterebbe una sostanziale escalation materiale del suo sostegno alla guerra della Russia in Ucraina. Qualora l’Iran procedesse con la fornitura di missili balistici o di tecnologie correlate alla Russia, saremo pronti a rispondere in modo rapido e coordinato, anche mediante nuove e significative misure contro l’Iran.
Ribadiamo la nostra profonda preoccupazione per le violazioni e gli abusi dei diritti umani in Iran, in particolare contro le donne, le ragazze e i gruppi minoritari, alla luce del primo rapporto pubblicato l’8 marzo dalla Missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti istituita dal Consiglio per i diritti umani, secondo cui alcune violazioni contro i manifestanti di “Donne, vita, libertà” equivalgono a crimini contro l’umanità.
Condanniamo con fermezza il fatto che l’Iran prenda di mira e arresti arbitrariamente persone con doppia cittadinanza e stranieri e chiediamo alla leadership iraniana di porre fine a tutte le detenzioni ingiuste e arbitrarie. Condanniamo le molestie, le intimidazioni e i complotti dell’Iran per uccidere i dissidenti e gli oppositori del regime all’estero, compresi i giornalisti e le figure religiose, nonché il fatto che l’Iran abbia preso di mira persone e istituzioni ebraiche.
- Il conflitto a Gaza
Condanniamo con la massima fermezza i brutali attacchi terroristici condotti da Hamas e da altri gruppi terroristici contro Israele, iniziati il 7 ottobre 2023. Nell’esercitare il proprio diritto alla difesa, Israele deve rispettare pienamente il diritto internazionale, compreso il diritto umanitario internazionale. Hamas deve rilasciare tutti gli ostaggi immediatamente e senza condizioni. Continuiamo a esercitare pressione affinché si indaghi a fondo sulle orribili notizie di violenze sessuali commesse da Hamas e da altri gruppi terroristici e affinché i responsabili siano chiamati a risponderne.
Deploriamo tutte le perdite di vite civili e osserviamo con grande preoccupazione il numero inaccettabile di civili, tra cui migliaia di donne, bambini e persone in situazioni vulnerabili, che sono stati uccisi a Gaza. Chiediamo un’azione urgente per affrontare la devastante e crescente crisi umanitaria a Gaza, in particolare la condizione dei civili in tutto il territorio. Ribadiamo la nostra opposizione a un’operazione militare su larga scala a Rafah, che avrebbe ripercussioni catastrofiche sulla popolazione civile. Ribadiamo la nostra richiesta di un piano credibile e attuabile per salvaguardare la popolazione civile e rispondere alle sue esigenze umanitarie. Siamo profondamente preoccupati per lo sfollamento interno a Gaza e per il rischio di sfollamento forzato da Gaza. Israele deve agire in conformità con i suoi obblighi di diritto internazionale e trattare le persone in modo umano e dignitoso, così come indagare in modo approfondito e trasparente sulle accuse verosimili di illeciti e garantire l’assunzione di responsabilità per qualsiasi abuso o violazione.
Sottolineiamo l’urgente necessità di azioni specifiche, concrete e misurabili per aumentare significativamente il flusso di aiuti a Gaza, alla luce dell’imminente rischio di carestia che incombe su gran parte della popolazione di Gaza. Sollecitiamo la rapida attuazione delle misure annunciate dal governo di Israele, tra cui l’impegno ad espandere il flusso di aiuti attraverso i valichi terrestri esistenti, l’apertura di nuovi valichi terrestri e la facilitazione degli aiuti al nord di Gaza, laddove si registrano i maggiori bisogni umanitari, anche attraverso l’apertura di ulteriori vie di accesso a Gaza. Accogliamo con favore gli sforzi attuati per aprire un corridoio marittimo per aumentare ulteriormente il flusso di assistenza umanitaria cruciale a Gaza, in coordinamento con le Nazioni Unite. Ribadiamo che tali corridoi devono integrare e non sostituire flussi di assistenza via terra più ampi e sostenuti.
Garantire un accesso umanitario completo, rapido, sicuro e senza ostacoli in tutte le sue forme rimane una priorità assoluta. Chiediamo a Israele di adoperarsi maggiormente per garantire la protezione degli operatori umanitari internazionali e locali, dei giornalisti e dei civili palestinesi, di migliorare le strategie di estromissione dal conflitto delle iniziative umanitarie, comprese le attività di comunicazione, e di verificare la responsabilità per le violenze a danno di operatori umanitari e di civili. Chiediamo a tutte le parti di consentire il libero approvvigionamento degli aiuti, compresi cibo, acqua, cure mediche, elettricità, carburante, ripari, nonché di facilitare il ripristino dei servizi di base e di garantire l’accesso agli operatori umanitari. Tutte le parti devono proteggere i civili, soprattutto quelli più vulnerabili, con particolare riguardo alle donne, bambini e persone con disabilità, in conformità con il diritto umanitario internazionale.
Dall’inizio della crisi, il G7 è stato tra i maggiori fornitori di assistenza alla popolazione colpita a Gaza. Ribadiamo la nostra intenzione di continuare ad esserlo e invitiamo tutti i nostri partner a rafforzare le proprie iniziative. Accogliamo con favore l’iniziativa “Food for Gaza” lanciata dall’Italia insieme alla FAO, al PAM e alla FICR (Federazione Internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa), volta a soddisfare al meglio l’urgente necessità di sicurezza alimentare e di salute primaria della popolazione.
Riconosciamo il ruolo cruciale svolto dalle agenzie ONU e da altri attori umanitari nella fornitura di assistenza. L’UNRWA ricopre un ruolo cruciale nella risposta umanitaria a Gaza. Accogliamo con favore la pronta decisione del Segretario Generale delle Nazioni Unite di avviare un’indagine immediata sull’UNRWA al fine di assicurare piena trasparenza in merito alle gravi accuse contro il suo staff e di nominare un gruppo di revisione indipendente anche in vista dell’attuazione delle riforme necessarie. Abbiamo convenuto che è fondamentale che le reti di distribuzione dell’UNRWA e di altre organizzazioni e agenzie delle Nazioni Unite siano pienamente in grado di fornire aiuti a coloro che ne hanno più bisogno, adempiendo efficacemente al loro mandato.
Chiediamo l’immediato rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco sostenibile che consenta di fornire in tutta sicurezza l’assistenza umanitaria necessaria in tutta Gaza. In tale contesto, sosteniamo fermamente gli sforzi di mediazione in corso intrapresi dagli Stati Uniti e dai partner regionali, rispettati da tutte le parti, che conducono a una cessazione sostenibile delle ostilità, al fine di facilitare l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi, un’aumentata assistenza e l’urgente attuazione delle risoluzioni 2712, 2720 e 2728 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il rifiuto di Hamas di rilasciare gli ostaggi non fa che prolungare il conflitto e le sofferenze patite dai civili.
Accogliamo con favore il nuovo gabinetto dell’Autorità Palestinese e siamo pronti a sostenere l’Autorità Palestinese nell’intraprendere le riforme indispensabili per consentirle di assumersi le proprie responsabilità all’indomani del conflitto, sia a Gaza che in Cisgiordania.
Stiamo inoltre lavorando, anche tramite l’imposizione di sanzioni e altre misure, per impedire ad Hamas di raccogliere fondi per compiere ulteriori atrocità. Allo stesso modo, continueremo a lavorare per contrastare la diffusione di contenuti terroristici online.
Tutte le parti devono astenersi dall’intraprendere azioni unilaterali che minano la prospettiva di una soluzione dei due Stati. Esprimiamo la nostra preoccupazione per l’aumento dei livelli di violenza dei coloni. I coloni estremisti responsabili di violenze contro le comunità palestinesi devono essere chiamati a rispondere delle loro azioni.
Una soluzione praticabile al conflitto non può che essere il risultato di un’azione regionale coordinata. Reiteriamo il nostro impegno per una pace duratura e sostenibile basata sulla soluzione dei due Stati e sulla creazione di uno Stato palestinese indipendente con garanzie di sicurezza per Israele e i palestinesi. Chiediamo di mantenere inalterato lo status quo storico dei luoghi santi di Gerusalemme. Concordiamo sul fatto che una soluzione territoriale finale di uno Stato palestinese dovrebbe essere definita attraverso negoziati basati sui confini del 1967. Rileviamo che il riconoscimento di uno Stato palestinese, al momento opportuno, rappresenterebbe una componente cruciale in tale processo politico.
Stiamo lavorando duramente – insieme ai partner della regione – per evitare un ulteriore aggravamento del conflitto. Siamo particolarmente preoccupati per la situazione lungo la Linea Blu. Riconosciamo il ruolo essenziale di stabilizzazione svolto dalle Forze Armate Libanesi (LAF) e dalla Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite (UNIFIL) nel mitigare tale rischio. Esortiamo tutte le parti coinvolte a dar prova di moderazione e a lavorare per la de-escalation.
Ci opponiamo a tutte le discriminazioni e agli atti di violenza basati sulla religione o sul credo e chiediamo una protezione efficace a beneficio di tutti i membri dei gruppi religiosi minoritari. Respingiamo con forza ogni forma di antisemitismo e di odio antimusulmano.
- Libertà di navigazione nel Mar Rosso
Condanniamo gli attacchi perpetrati dagli Houthi contro le navi commerciali in transito nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden e le navi della Marina Militare che le proteggono. Manifestiamo la nostra preoccupazione per la morte di tre marinai innocenti a bordo della True Confidence e per l’affondamento della Rubymar, che ha generato un pericolo per la navigazione e una grave minaccia ambientale. Chiediamo l’immediato rilascio da parte degli Houthi della Galaxy Leader e del suo equipaggio, sequestrati il 19 novembre 2023. In linea con la risoluzione 2722 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ribadiamo il nostro sostegno ai Paesi che esercitano il diritto di difendere le proprie navi dagli attacchi, in conformità con il diritto internazionale. Chiediamo inoltre un continuo coinvolgimento internazionale in stretta collaborazione con le Nazioni Unite e gli Stati costieri, nonché con le organizzazioni regionali e sub-regionali per prevenire un’ulteriore escalation con possibili conseguenze multidimensionali.
Accogliamo con favore gli sforzi continui dell’operazione marittima dell’UE “Aspides” e dell’operazione guidata dagli Stati Uniti “Prosperity Guardian”, insieme al Regno Unito e ad altri 10 Paesi, per proteggere queste rotte di navigazione cruciali.
Esprimiamo la nostra preoccupazione per gli ostacoli al transito di forniture energetiche, materie prime e altri beni attraverso il Mar Rosso. I Paesi più colpiti dagli attacchi degli Houthi sono quelli della regione. La sicurezza marittima e i diritti e le libertà di navigazione sono fondamentali per garantire la libera circolazione di beni essenziali verso destinazioni e popolazioni in tutto il mondo. Ciò include la fornitura di assistenza umanitaria salvavita a più della metà della popolazione dello Yemen e a Sudan ed Etiopia.
- Yemen
Esprimiamo grande preoccupazione per la situazione in Yemen, in particolare per le condizioni umanitarie della popolazione civile yemenita. Le parti yemenite devono consentire un accesso sicuro, rapido e senza ostacoli a tutti coloro che ne hanno bisogno, abrogare gli obblighi che limitano la libertà di movimento delle donne e impediscono l’approvvigionamento degli aiuti umanitari, e rimuovere gli ostacoli alla fornitura di assistenza, soprattutto ai più vulnerabili. Tutte le parti devono rispettare gli obblighi previsti dal diritto umanitario internazionale.
Ribadiamo il nostro grande sostegno alle Nazioni Unite e all’inviato speciale dell’ONU Hans Grundberg per i suoi sforzi volti a risolvere il conflitto in Yemen.
Accogliamo con favore l’intesa raggiunta nel dicembre 2023 tra il Consiglio presidenziale e gli Houthi, che prevedeva l’impegno su una serie di misure per l’attuazione di un cessate il fuoco a livello nazionale e per il miglioramento delle condizioni di vita nel Paese. Esortiamo tutte le parti coinvolte, in particolare gli Houthi, a impegnarsi in buona fede nei preparativi di un processo politico inclusivo, in consultazione con la società civile e sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Chiediamo di rendere conto delle violazioni dei diritti umani, comprese le gravi violazioni dei diritti dei bambini e gli abusi e le violazioni del diritto umanitario internazionale.
- Siria
Riaffermiamo il nostro impegno nell’ambito di un processo politico guidato dalla Siria e di sua proprietà, in linea con la risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e sosteniamo pienamente il mandato dell’inviato speciale delle Nazioni Unite, Geir O. Pedersen. Invitiamo il regime siriano a impegnarsi concretamente nel processo politico facilitato dalle Nazioni Unite per raggiungere una soluzione pacifica alla crisi e la riconciliazione nazionale. La normalizzazione, la ricostruzione e la revoca delle sanzioni saranno prese in considerazione solo nel quadro di un processo politico credibile, inclusivo e duraturo, coerente con la risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La stabilità e la pace in Siria non possono essere raggiunte senza la sconfitta definitiva di Daesh. In quanto membri della Coalizione globale contro Daesh, siamo impegnati a porre fine alla presenza di Daesh in Siria.
Reiteriamo il nostro impegno a chiedere giustizia per le vittime e la responsabilità per tutti gli attori responsabili delle violazioni del diritto internazionale in Siria, compreso il diritto umanitario internazionale e il diritto internazionale dei diritti umani. Ribadiamo la nostra condanna dell’uso che il regime siriano ha fatto delle armi chimiche in Siria. Continuiamo a sollecitare il regime siriano a rispettare gli obblighi previsti dalla risoluzione 2118 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dalla Convenzione sulle armi chimiche e ad abolire completamente e in modo misurabile il suo programma di armi chimiche.
Continuiamo a chiedere l’immediato rilascio di tutti i civili detenuti arbitrariamente e di far luce sulla sorte delle persone fatte scomparire con la forza. Sosteniamo il lavoro di organizzazioni come la Commissione d’inchiesta e il Meccanismo internazionale indipendente e imparziale, che documentano i crimini perpetrati in Siria. Siamo pronti a sostenere la neonata Istituzione indipendente delle Nazioni Unite per le persone scomparse in Siria.
Continueremo a sostenere il popolo siriano attraverso l’assistenza umanitaria per soddisfare le proprie esigenze, compresa l’assistenza alla ripresa precoce e le misure in favore della resilienza, e chiediamo che il regime faciliti il libero accesso umanitario a tutti i siriani, anche attraverso l’assistenza umanitaria transfrontaliera delle Nazioni Unite, per la quale non ci sono alternative. Siamo grati ai Paesi della regione che continuano ad ospitare i rifugiati siriani e chiediamo al regime siriano di sviluppare le condizioni per un ritorno volontario, sicuro e dignitoso dei rifugiati.
L’imminente ottava conferenza di Bruxelles sul futuro della Siria e della regione rappresenta una importante occasione per mantenere alto il livello di impegno e di mobilitazione della comunità internazionale in tale ambito.