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Dichiarazione Congiunta nel primo anniversario della morte di Alexei Navalny

Nel primo anniversario della morte di Alexei Navalny, avvenuta dopo anni di persecuzione da parte del Cremlino, esprimiamo nuovamente le nostre condoglianze alla sua famiglia. Ribadiamo che la responsabilità ultima della sua morte ricade sulle autorità russe. Ad un anno di distanza, il drammatico stato dei diritti umani in Russia continua a peggiorare. Il Cremlino schiaccia il dissenso pacifico, mantiene un clima di paura e mina lo stato di diritto, tutto per servire i propri interessi.  Nel riflettere sull’eredità duratura di Navalny, continuiamo a sostenere la società civile e i difensori dei diritti umani che lavorano instancabilmente per costruire un futuro migliore per la Russia, anche correndo un immenso rischio personale.

In Russia ci sono oltre 800 prigionieri politici, molti dei quali incarcerati per aver denunciato l’invasione illegale dell’Ucraina da parte del Cremlino e la brutalità inflitta al popolo ucraino. I rapporti del Relatore Speciale delle Nazioni Unite evidenziano come molti prigionieri politici siano sottoposti a torture, privati di cure mediche adeguate e vengono posti in detenzione psichiatrica forzata. La nostra posizione è chiara: le autorità russe devono rispettare i propri obblighi internazionali e rilasciare tutti i prigionieri politici.

Australia, Canada, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Romania, Svezia e Regno Unito.

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