Con i suoi circa 230 milioni di abitanti la Nigeria è oggi il primo Paese del continente africano per popolazione e tra i primi al mondo. Per prodotto interno lordo (PIL) è ai primi posti in Africa ed è tra le 30 maggiori economie su scala mondiale. Bastano già questi pochi elementi per comprendere l’importanza che la Nigeria ha in Africa occidentale e nell’intero continente.
Crogiolo di popoli (sono infatti circa 500 le lingue autoctone parlate dalle diverse comunità che vi abitano), il Paese è un esempio della multietnicità degli Stati africani sorti all’indomani dell’indipendenza dalle potenze coloniali e delle difficoltà che hanno dovuto attraversare nella loro storia contemporanea – dalle vicissitudini politiche alla gestione delle risorse esistenti sul territorio – per affermare la propria sovranità.
La Nigeria rappresenta indubbiamente uno dei Paesi più complessi dell’Africa. Già sul finire degli anni Sessanta, la neonata repubblica nigeriana dovette fronteggiare diverse sfide. Partendo da quelle sfide, la Repubblica federale della Nigeria si è dimostrata capace di dare l’avvio alla normalizzazione del quadro politico interno. Un esempio di questa stabilità è stato senz’altro l’avvicendarsi alla guida del Paese di esponenti di partiti diversi.
Più di un decimo della popolazione nazionale nigeriana si concentra oggi a Lagos, centro economico per eccellenza del Paese, che contiene in sé tutte le contraddizioni che attraversano questo gigante dell’Africa. Sviluppatasi sulla più grande laguna dell’Africa occidentale conglobando diversi insediamenti affacciati sul golfo di Guinea, questa megalopoli è l’immagine della Nigeria per definizione, con tutte le sue criticità e opportunità. Secondo le stime, la sua popolazione dovrebbe raddoppiare entro i prossimi trent’anni. Enormi sforzi sono stati compiuti per rilanciare la città garantendo un ambiente più pulito e più verde, il miglioramento delle infrastrutture stradali e idriche, un sistema di trasporti pubblici e quello per la gestione dei rifiuti più efficienti, l’aumento delle condizioni di sicurezza e una maggiore consultazione con i cittadini per una più ampia condivisione delle scelte da parte dell’amministrazione locale.
Le sfide da risolvere restano imponenti: su tutte, il numero ancora troppo alto di insediamenti informali in cui è costretta a vivere la popolazione più povera, l’irregolarità delle forniture elettriche, alti tassi di disoccupazione, la mancanza di infrastrutture che accompagnino lo sviluppo commerciale.
Abuja, la capitale federale costruita a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso nel centro geografico del Paese a simboleggiare l’unità nazionale tra le diverse regioni che costituiscono la Nigeria, è invece l’epicentro della vita politica e si presenta come un luogo in continua evoluzione. La città è un agglomerato moderno, caratterizzato da ampi spazi aperti e che non a caso racchiude in sé architetture frutto di una commistione tra cultura africana, araba e cristiana.
La Nigeria non è però soltanto Lagos o Abuja, come tra l’altro appare evidente considerando che il Paese si estende su una superficie grande più di tre volte l’Italia. Contrariamente a quanto accade nel resto del continente africano, l’antica tradizione urbana limita in Nigeria l’importanza delle forme di insediamento rurale, che pure assumono, nelle diverse aree di popolamento, caratteri peculiari e spesso nettamente differenziati. Poco più della metà della popolazione vive in aree rurali, concentrata nella regione yoruba (nel sud-ovest del Paese) e nelle aree settentrionali abitate da comunità hausa e kanuri.
Da nord a sud si assiste al passaggio dal giallo e secco panorama saheliano agli ampi spazi della savana attraversati dal fiume Niger e dal suo affluente Benue, compresi tra i monti del Camerun e del Benin, fino alle foreste a clima equatoriale che caratterizza le regioni più meridionali. Quasi tutto il territorio fa parte del bacino del Niger, il fiume più lungo dell’Africa occidentale che sfocia nel Golfo di Guinea con un ramificato delta, e ospita così una straordinaria biodiversità che però è oggi minacciata dall’intervento umano che ne ha gravemente modificato gli equilibri naturali. Nel Paese non sono presenti laghi naturali rilevanti, ma soltanto alcuni bacini artificiali, nati con lo sbarramento dei corsi d’acqua a scopo energetico.
La Nigeria è davvero il gigante d’Africa e ha tutte le potenzialità per affermarsi come campione del continente grazie alla vastità del suo territorio, al peso demografico e alle molteplici risorse agricole e minerarie, a cominciare dal petrolio. Nell’ultimo decennio il Paese è riuscito inoltre a migliorare le proprie prospettive e ha messo in campo iniziative per attrarre investimenti esteri (significativi quelli che vanno alle startup). Al tempo stesso gli squilibri economici e sociali preesistenti, così come le conseguenze sul territorio della deforestazione e dei cambiamenti climatici in corso, rappresentano il terreno di coltura più fertile per il perdurare di fenomeni di insicurezza e la radicalizzazione di istanze politiche e religiose (vedi anche le azioni di Boko Haram nel nord) che hanno rallentato il pieno sviluppo di alcune aree del Paese sulla strada di una crescita inclusiva e sostenibile.
Sul fronte dei numeri e delle prospettive, secondo l’Africa Economic Outlook – il rapporto realizzato dalla Banca africana di sviluppo – la crescita del PIL reale farà registrare una media del 3,3% nel 2023-24, con un’inflazione elevata al 19,6% nel 2023 prima di scendere al 13,6% nel corso del 2024. La rimozione dei sussidi sui carburanti e l’aumento delle entrate secondo il rapporto potrebbero ridurre ulteriormente il deficit fiscale, portandolo al di sotto del 5% del PIL.
Ambasciatore De Leo: la Nigeria è un pezzo imprescindibile del continente
Crescita demografica e sviluppo urbano sono due elementi spesso citati per I’Africa, ma ancor più evidenti in Nigeria. Abbiamo chiesto all’Ambasciatore Stefano De Leo, alla guida della Missione diplomatica italiana ad Abuja, quanto “peseranno” questi numeri e quali prospettive possono aprire?
“La popolazione della Nigeria, attualmente di 230 milioni, raggiungerà, secondo le proiezioni e il trend demografico del Paese, quota 400-500 milioni entro il 2050. I nigeriani rappresenteranno circa un sesto della popolazione stimata di 3 miliardi dell’intero Continente Africano. Sono numeri impressionanti ai quali si aggiunge l’elemento dell’età media molto bassa della popolazione, inferiore ai 25 anni. Gli sviluppi in atto aprono prospettive ad ampio spettro, soprattutto per quanto concerne l’evoluzione della società nigeriana, e il trend demografico del Paese con la crescita di nuovi settori economici quali le start up e l’intelligenza artificiale e con potenziali ripercussioni sulle dinamiche migratorie”.
Ambasciatore, alla luce di queste tendenze macro, quali sono in prospettiva i settori di traino dell’economia nigeriana e quali possono essere gli spazi che le imprese italiane possono o dovrebbero tenere d’occhio?
“Per assorbire il tasso di crescita della popolazione, un terzo dei centri abitativi dovrà ancora essere costruito da qui al 2050. Quanto precede apre enormi potenzialità in termini di interventi su infrastrutture, costruzioni, collegamenti stradali e ferroviari con un fabbisogno energetico che dovrà ancora essere assicurato partendo dalle enormi risorse naturali del Paese, in particolare gas, ma anche con un occhio sempre più attento alle fonti di energia rinnovabile. Un ulteriore settore di traino è rappresentato dall’agrobusiness, chiave di volta per la produzione e l’approvvigionamento di beni alimentari della popolazione in crescita, compresa la filiera della trasformazione e del packaging”.
Da un punto di vista prettamente commerciale, la Nigeria può rappresentare uno sbocco per alcune categorie di prodotti del Made in Italy?
“La Nigeria si candida ad essere uno sbocco strategico non solo per il proprio territorio ma per tutto il contesto regionale. Nonostante le attuali difficoltà finanziarie ed economiche, originate dalle ambiziose riforme introdotte dal Presidente Tinubu, tese a rilanciare – in prospettiva – la competitività del Paese, la Nigeria è consapevole delle proprie potenzialità, forte anche della propria stabilità in un contesto di criticità securitaria regionale. L’incremento esponenziale della popolazione andrà di pari passo con il crescente fabbisogno dei consumi con ampie potenzialità per il made in Italy, al quale i nigeriani guardano da sempre con interesse. Già oggi oltre la metà dell’interscambio regionale è assicurato dalla Nigeria con una domanda verosimilmente in crescita nei prossimi anni e decenni”.
Con mezzo miliardo di abitanti da qui ai prossimi 30 anni, ovvero un sesto dell’intera popolazione continentale, la Nigeria sarà un Paese con cui necessariamente ci si dovrà relazionare. È così?
“Sarà sempre più difficile relazionarsi con I’Africa senza tenere conto della Nigeria. Il Paese, con un potenziale che deve ancora essere espresso in pieno, già ora rappresenta il riferimento principale per i Paesi del versante occidentale del Continente in termini economici e di stabilità, e punta a svolgere un ruolo di leadership economica e politica anche su questioni che interessano le dinamiche di integrazione regionale e crescita dell’influenza dell’Africa nei fora internazionali”.
Ci può fare un quadro della presenza italiana attuale In Nigeria? C’è una storica presenza di Eni, c’è anche altro di significativo?
“L’Italia vanta una storica presenza nel Paese, in primis con ENI, SAIPEM e TECNIMONT presenti nel settore strategico dell’Oil&Gas. Il Gruppo Grimaldi gestisce a Lagos il più grande hub privato per i settori del trasporto marittimo e della logistica portuale e Leonardo SPA vanta una collaborazione pluridecennale nel settore della difesa. La NASCO Group, società locale di proprietà italiana, opera con successo nel settore agro alimentare dagli anni 60 del secolo scorso e sono presenti numerose aziende storiche nel settore delle costruzioni operanti nel Paese. Società italiane operano di concerto con i competenti ministeri nigeriani nella realizzazione dei masterplan della rete ferroviaria e della rete di distribuzione dell’energia elettrica, settori strategici per lo sviluppo dei Paese”.
Quali sono le relazioni tra Nigeria e Italia e in che modo l’ltalia delle Istituzioni è presente?
“Le relazioni tra Italia e Nigeria sono fortemente ancorate nello sviluppo energetico e marittimo con un potenziale che offre ulteriori possibilità di sviluppo. È stato aperto l’anno scorso un Ufficio ICE a Lagos e la principale associazione di imprenditori nigeriani (MAN) ha partecipato al recente dialogo Italia-Africa organizzato da MAECI e da Confindustria nel maggio scorso a Roma. La presenza di SACE, in considerazione delle potenzialità del Paese, rappresenta una chiave strategica per il rafforzamento del nostro sistema imprenditoriale in Nigeria. Nell’aprile di quest’anno la Regione Veneto e lo Stato di Edo (uno dei 36 Stati che compongono la Repubblica Federale della Nigeria) hanno sottoscritto un Memorandum d’Intesa di collaborazione. In tale ambito un potenziale ruolo di ponte tra i due Paesi potrà essere inoltre svolto dalla sempre più integrata comunità nigeriana in Italia, nonché dalla creazione di Camere di Commercio miste”.
Quali suggerimenti darebbe a una impresa che volesse operare in Nigeria e quali gli strumenti a disposizione?
“Le potenzialità della Nigeria sono proporzionali alla particolare complessità del Paese e bisogna sapersi muovere con attenzione in un contesto pieno di opportunità, ma non privo di criticità da tenere ben presenti e che toccano temi securitari, di governance e normativi. ICE e SACE svolgono già e svolgeranno sempre più il ruolo di punti di riferimento per l’inserimento delle nostre aziende nel contesto commerciale e produttivo nigeriano anche nella prospettiva delle dinamiche del Piano Mattei”.