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Dettaglio intervento

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)


Ministro Chikoti,


Signore e Signori,


sono lieto di accogliere l’autorevole delegazione angolana e di partecipare a questo incontro con una qualificata e diversificata rappresentanza di operatori economici italiani presenti in Angola o interessati a investire nel Paese.


L’Africa è un continente in continua trasformazione. Nessuno mette in discussione il fatto che esistano ancora alcune regioni africane in cui la sicurezza è precaria, la stabilità minacciata e la popolazione ha difficoltà a soddisfare bisogni primari. Ma se riducessimo la nostra rappresentazione dell’Africa a questo parziale quadro, se continuassimo a guardare al continente africano attraverso le lenti – e talvolta gli stereotipi – del passato, allora non saremmo in grado di cogliere né la misura del radicale cambiamento già verificatosi, né le enormi opportunità offerte da Paesi in continua espansione.


Il governo italiano è pienamente consapevole del dinamismo del continente africano, che ha oggi una dimensione centrale nella nostra politica estera. Sono numerosissime le iniziative che abbiamo in atto o in programma in Africa. Tra due giorni avrò modo di fare il punto su di esse nel corso della mia audizione dinanzi alle Commissioni Esteri di Camera e Senato. La nostra diplomazia, così come il nostro sistema produttivo, ha maturato un nuovo approccio all’Africa per cogliere le potenzialità di cooperazione politica ed economica. Oltre a ciò che possiamo e dobbiamo fare per aiutare l’Africa a svilupparsi, dobbiamo chiederci quanto e cosa le realtà africane più produttive possano fare per contribuire a rilanciare la nostra crescita e a consolidare la nostra sicurezza.


Tale cambio di registro nei rapporti dell’Italia con l’Africa è, tra l’altro, testimoniato dalle mie recenti visite in Etiopia e Mozambico, nonché dalle “country presentation” dell’Etiopia e del Ghana organizzate nell’ultimo anno a Roma. Il prossimo autunno abbiamo in programma altre presentazioni: del Mozambico e dell’Uganda. Queste sono solo alcune delle iniziative volte a creare un nuovo terreno di incontro tra l’Italia e l’Africa, sviluppando intense e paritarie collaborazioni economiche e commerciali.


L’Italia si propone anche come soggetto capace di favorire la saldatura tra le aspirazioni dell’Africa e le aspettative dell’Europa. L’Africa può certamente ritrovare nell’Europa un interlocutore privilegiato con il quale affrontare e risolvere insieme le imponenti sfide del nostro tempo. A sua volta, il continente africano può rinvenire nell’Europa sinergie che finora ha prevalentemente ricercato in altri partners internazionali. Con questo spirito auspichiamo il successo dei negoziati sul cosiddetto EU-Angola Joint Way Forward, un partenariato euro-angolano di ampio respiro.


L’Angola è uno dei Paesi più rappresentativi del dinamismo africano: una delle “pantere africane”, come è stata definita, per gli straordinari tassi di crescita e il notevole aumento dell’interscambio commerciale. E’ sufficiente citare un dato. Negli ultimi dieci anni, l’Angola è stato il primo Paese al mondo per crescita del prodotto interno lordo: il PIL angolano – in media – è cresciuto del 10,6% all’anno. Più dei Paesi BRICS e più di altri Paesi emergenti. L’Angola può essere indicata tra i Paesi che hanno innescato e stanno trainando il rapido sviluppo del continente africano. Un efficace esempio di quanto possano essere considerevoli i dividendi della pace.


Apprezziamo che il dinamismo economico e la stabilità interna dell’Angola si riflettano nella sua proiezione internazionale e nelle sue azioni in favore della sicurezza e della stabilizzazione regionale, anche nel quadro della Southern Africa Development Community di cui Luanda detiene attualmente la Presidenza. La sicurezza e la prosperità del continente europeo non possono prescindere dalla cooperazione con l’Africa e in particolare con quei Paesi, come l’Angola, in prima linea nel sostegno ai processi di sviluppo democratico, nella lotta alla pirateria e alla criminalità organizzata, nella soluzione pacifica delle crisi.


Le ragioni della crescita angolana non vanno ricercate solo nella grande ricchezza di materie prime presenti nel Paese, ma anche in una governance dell’economia saggia e lungimirante, che ha permesso l’afflusso di capitale, tecnologie e know-how, tutti fattori decisivi per l’avvio di un virtuoso circolo di sviluppo. La creazione di nuovi posti di lavoro, insieme all’aumento della produttività, spinge verso l’alto gli standard di vita angolani, generando domanda interna e un clima economico ancor più positivo. Confidiamo nell’azione equilibrata della dirigenza angolana perché dei tassi di crescita beneficino sempre di più anche quelle fasce sociali che di essa non si sono potute ancora avvantaggiare.


L’Angola è per l’Italia uno dei mercati di riferimento del continente africano, non solo per le grandi aziende che operano nel settore energetico. Ma anche l’Italia è diventata un mercato di sbocco per l’Angola. Lo confermano i dati del 2011, anno in cui l’interscambio è cresciuto del 252% rispetto al 2010. Tale risultato è stato in gran parte determinato dalla crescita esponenziale delle nostre importazioni (+465%), anche alla luce della nostra esigenza di accrescere i rifornimenti di greggio angolano a seguito della crisi libica e della situazione politica in Iran. L’Angola ha dimostrato di essere un fornitore affidabile e di ciò le siamo grati.


Sono tante, e alcune di esse qui rappresentate, le imprese italiane che hanno investito nell’economia angolana, anche in tempi molto meno incoraggianti di quelli attuali. Il sistema produttivo italiano è peraltro pronto a sviluppare ulteriormente i legami con l’Angola, sostenendo con la propria expertise e le proprie tecnologie gli intensi sforzi di modernizzazione e diversificazione dell’economia intrapresi da Luanda.


Vorrei ricordare l’accordo concluso tra Assafrica, componente di Confindustria, e l’Associazione degli Industriali Angolani per sviluppare rapporti tra imprese e istituti di credito italiani e angolani. Vi sono tante altre possibilità di collaborazione, soprattutto nel campo ingegneristico, agroalimentare e delle costruzioni, che consentirebbero di sfruttare le complementarietà tra le nostre economie. Riponiamo anche aspettative nella partecipazione di società italiane ai significativi piani angolani di sviluppo infrastrutturale.


Gli imprenditori italiani si distinguono nel mondo per la capacità di accompagnare gli investimenti con attività di formazione, in particolare in favore dei giovani. Lo dimostra l’accordo per la costituzione di una joint-venture pubblico-privata per realizzare infrastrutture formative in Angola, e i cui utili saranno reinvestiti in loco. L’accordo è stato stipulato con la pubblica amministrazione angolana da una società italiana leader nella formazione professionale, tecnica e universitaria, qui oggi rappresentata [Prodit Engineering SpA]. Un altro progetto di formazione è in fase di negoziato e, una volta concluso, se ne gioverebbero migliaia di studenti e tecnici del Paese. Anche ENI e Saipem organizzano numerosi cicli formativi in favore di tecnici angolani.


Nel 1976 l’Italia fu il primo Paese occidentale a riconoscere la Repubblica di Angola. Ispirandosi a quella lungimirante visione, e nel solco di tanti proficui progetti realizzati in Angola dalla Cooperazione italiana, da ONG, volontari e coraggiosi imprenditori del nostro Paese, il Governo italiano intende favorire l’ulteriore sviluppo delle eccellenti relazioni bilaterali. Lo dimostra l’incontro odierno, così come l’accordo per l’esenzione del visto sui passaporti diplomatici e di servizio e il Protocollo esecutivo dell’accordo di Collaborazione Culturale, Scientifica e Tecnologica, che firmerò con il Ministro Chikoti al termine dei nostri colloqui.


Confidiamo che la nostra particolare attenzione all’Angola sia ricambiata dalla dirigenza angolana con l’impegno a continuare nell’azione di apertura dell’economia, di lotta alla corruzione e di tutela dei contratti e degli investimenti. Auspichiamo inoltre che siano presto superate le difficoltà segnalateci da vari operatori economici a seguito dell’entrata in vigore delle nuove procedure angolane per il rilascio di visti di ingresso. Mi auguro in conclusione che questo incontro – sulla base degli eccellenti rapporti bilaterali – possa contribuire a superare quegli ostacoli che ancora si frappongono al pieno sviluppo delle nostre relazioni economico-commerciali, favorendo nuove opportunità di investimento e la costituzione di partnership paritarie, stabili e di mutuo vantaggio.