Questo sito utilizza cookies tecnici (necessari) e analitici.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookies.

Dettaglio intervento


Responsabilità.


E’ il marchio d’impresa dei funzionari – vorrei usare una parola un po’ d’altri tempi, ma adatta- dei servitori dello Stato.


E quella del diplomatico e’ una responsabilità molto speciale.


Siamo responsabili verso tutti i cittadini italiani perché il nostro lavoro all’estero e’ di rappresentarli tutti, tutelarli tutti: in tutti gli ambiti della loro attività, tutti i loro interessi, tutti i loro diritti.



Siamo il Ministero che promuove l’Italia nel mondo: difendiamo l’interesse nazionale; contribuiamo, per la via internazionale, alla sua crescita economica; promuoviamo la sua cultura; tuteliamo i suoi cittadini.


Insomma siamo l’Italia nel mondo.



Abbiamo un cliente un po’ speciale. Per noi la comunicazione non è far sapere ai cittadini cosa fa il Ministero per loro.


O almeno non solo.


Dobbiamo comunicare al mondo ciò che fa e che è l’Italia



Si, anche così, anche in arabo.


Per questo per noi la comunicazione non viene mai dopo la decisione, ma ne fa parte e contribuisce a determinarla.



Se decidi di mostrare sostegno ad un premio nobel che si batte per la libertà nel suo paese lo decidi già avendo in mente come lo comunichi, perché per noi la comunicazione è strumento di politica estera.


La chiamiamo “public diplomacy” e ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi. Più che a mostrarli.



Questo voglio dire quando parlo della Farnesina come di un comunicatore un po’ speciale.


Quando il Ministro o il mio Servizio Stampa posta un tweet come questo sulla Siria non sta comunicando/pubblicizzando una linea di politica estera. La sta determinando. Come forse in nessun altra struttura pubblica e di Governo la comunicazione è parte essenziale dell’attività della Farnesina.


Comunicare la politica estera significa fare politica estera.


Portiamo l’Italia nel mondo e quindi non possiamo permetterci di farlo con strumenti e metodi vecchi.



Il bilancio del Ministero e di tutte le nostre sedi all’estero è lo 0,21% delle spese statali.


Non il 2 per cento, lo 0,2 per cento.


In Francia è l’1,78%, Germania l’1,1%. Anche Spagna e Olanda in proporzione dedicano più soldi alla politica estera.


E quindi, come si dice dalle mie parti, ci arrangiamo, mettendo a profitto professionalità, competenze e conoscenze dirette che ci vengono proprio da un lavoro che ci porta a vivere e conoscere realtà, paesi,



culture e forme di comunicazione, spesso avanzatissime, ma comunque diverse.



Il sistema di comunicazione della Farnesina, povero di mezzi, è ricco di idee e conoscenze e capitalizza questo patrimonio.


Modernità di strumenti e di linguaggi è prevalente.



Non perché oggi sia di moda, ma perché il cambiamento è caratteristica genetica della diplomazia. Nei secoli, ogni rivoluzione tecnologica ha cambiato il modo con il quale la diplomazia opera e comunica. E oggi abbiamo la straordinaria possibilità di parlare ai nostri cittadini in maniera vicina, diretta e veloce. Citerò il mio Ministro (aiuta sempre) “in nessun modo un’ istituzione pubblica può competere o persino sopravvivere se non è in grado di conoscere e padroneggiare le regole del gioco”.



Vi è un’altra sfida che non vogliamo perdere in un momento in cui la distanza tra cittadino e amministratori si fa sempre piu’ grande, a torto o a ragione.


E’ quella di spiegare che La Farnesina, che nell’immaginario collettivo e’ un luogo chiuso, in cui si trattano segreti, strani negoziati su cose incomprensibili, e’ invece soprattutto centro di servizi per i cittadini e le imprese.


Ed il presupposto e’ semplice: non esiste nessun aspetto della nostra vita che non abbia una dimensione internazionale.


La mia esperienza professionale mi ha portato a vivere e lavorare per undici anni negli USA, tra Washington e NY (all’Onu), sempre come portavoce e addetto alla comunicazione. Sarà forse per questo che in questi mesi da Capo del Servizio Stampa della Farnesina sto cercando di costruire, con la mia squadra, un sistema di comunicazione basato sui quattro principi che un italiano, Italo Calvino, aveva individuato proprio per il pubblico americano ormai quasi trent’anni fa. Valgono oggi come allora.



Leggerezza.


Il burocratese non è un errore. E mancanza di rispetto: verso noi stessi, e verso chi ci ascolta. Dire cose che la gente capisce. Essere trasparenti con le informazioni su tutti i settori del nostro lavoro, che devono essere, a loro volta, in ogni momento, accessibili e aggiornate.



Rapidità


Chi non comunica in tempo reale non esiste. Al “tempo reale” vanno adeguati ritmi e linguaggio della comunicazione. E vanno adeguati soprattutto gli strumenti. Le nuove forme di comunicazione sono un’opportunità unica che ha consentito alla diplomazia di fornire e ricevere informazioni e suggerimenti dei cittadini con un rapidità sinora sconosciuta.



I 26.000 followers del Ministro Terzi su Twitter sono lì a dimostrarlo. La chiamiamo “Twiplomacy”.



Esattezza.


Non c’è e non ci può essere nessuna contraddizione fra la complessità dei temi di politica estera e la loro sintesi comunicativa.


L’esattezza è inoltre fondamentale quando sono in gioco vite umane.



Oppure quando la comunicazione diviene parte integrante della gestione delle crisi. E’ il principio al quale si ispirano i servizi offerti, su tutte le piattaforme multimediali e ora anche sui social media, dalla nostra Unità di Crisi: “Viaggiare Sicuri” e “Dove Siamo nel Mondo”.



Visibilità.


Siamo aperti al mondo. Con il nostro nuovo portale, gestito da una vera e propria redazione, e da un’unità multimediale che realizza campagne di comunicazione, video, spot che postiamo regolarmente sui social network. Ha fatto anche il video con e interviste ai quattro ministri. Al mio ministro l’ho fatta io con l’iPhone venerdì a NY.



Un portale che racconta le storie che meritano di essere raccontate, storie della nostra gente – cooperanti, funzionari, esperti – che porta il meglio dell’Italia nelle aree di crisi più lontane: storie che pubblichiamo sui nostri canali flickr e youtube. Quattro milioni di accessi all’anno. 50 Ambasciate, Consolati e Istituti di Cultura hanno aperto un account in almeno un social network.



Molteplicità.


Di strumenti. Anche quelli tradizionali mantengono in pieno la loro efficacia comunicativa. In 300 giorni di attività di Governo: 170 incontri con la stampa, 300 comunicati, 50 interviste dai quotidiani nazionali al Wall Street Journal, dalla CNN alla TV indonesiana, da AlJazeera ai media israeliani. Tutto ciò anche con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza dei cittadini su un’azione di politica internazionale che tocca i quattro angoli del mondo



e incide direttamente sulle speranze, le prospettive di vita e di lavoro di ciascuno di noi.


Calvino avrebbe voluto aggiungere un altro capitolo al suo libro, la “consistenza”. La sostanza che io e il mio team cerchiamo di mettere ogni giorno nella comunicazione della Farnesina è la stessa del nostro mestiere, dei valori in cui crediamo, e di quello che li riassume tutti: servire il nostro Paese ed essere utili e vicini alla gente. Se ci stiamo riuscendo o no, dovete dirmelo voi.


Grazie a voi per avermi ascoltato e grazie ai miei colleghi del Servizio Stampa e in tutte le nostre ambasciate per tutto quello che fanno ogni giorno per comunicare l’Italia nel mondo.




Giuseppe Manzo
Portavoce del Ministro

Ti potrebbe interessare anche..