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Discorso dell’On. Ministro all’ANCE

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)

 

Desidero salutare e ringraziare:

-il Presidente dell’ANCE, Geom. Gabriele Buia;

-il Presidente del Comitato Permanente Lavori all’Estero e Vice Presidente dell’ANCE, Ing. Giandomenico Ghella;

-tutti gli altri Vertici dell’ANCE, rappresentanti delle Istituzioni, imprenditori e costruttori oggi qui con noi.

 

Sono felicissimo di partecipare ad un evento perfettamente in sintonia con il modello di diplomazia economica che ho voluto promuovere sin dal primo giorno del mio mandato alla Farnesina.

Vi racconto un aneddoto dove ho rischiato l’incidente diplomatico per fare diplomazia economica! Non faccio nomi e non cito Paesi. Ero a colloquio con “un Presidente” (Presidente tunisino) e il mio staff diplomatico mi ha segnalato che dovevo firmare una lettera urgentissima: era per un mio collega Ministro degli Esteri di “un altro Paese” per sostenere un’impresa dell’ANCE in una gara. Ho sospeso l’incontro con “il Presidente” con una piccola scusa e sono riuscito a firmare la lettera appena uscito dalla stanza.

Ho fatto sudare un po’ il Cerimoniale! Ma sostenere l’ANCE è l’essenza della diplomazia economica. Sostenere l’ANCE è politica estera. 

Quando una delle vostre imprese costruisce un ponte in un Paese straniero, quel ponte non è soltanto un’infrastruttura, ma serve anche a collegare ed avvicinare meglio l’Italia al Paese committente.

Il valore di una grande commessa vinta con il sostegno della Farnesina va ben oltre la somma iscritta nel bilancio aziendale, perché contribuisce a dare vitalità ai rapporti bilaterali. Pensate all’impatto positivo sulle relazioni diplomatiche delle ultime commesse aggiudicate a imprese italiane in Qatar e in Russia.

Come confermano i dati citati dal Presidente Buia e dal Vice Presidente Ghella, siete attori globali, imprenditori di successo in patria e nei mercati internazionali. Siete una filiera integrata di campioni nazionali capaci di intraprendere i progetti più complessi al mondo, spesso affiancati da un importante universo di piccole e medie imprese che contribuiscono e partecipano al successo.

Non mi sorprende che ci siano ben oltre 120 miliardi di lavori in corso. E’ un indicatore di dinamismo e di leadership uniche al mondo, in settori strategici ed altamente competitivi.

Tantissime delle imprese che sosteniamo all’estero sono imprese di costruzioni. Lo dimostra una ricerca indipendente che abbiamo commissionato recentemente a Prometeia: la diplomazia economica ha generato 16,4 miliardi di euro, pari all’1,1% del PIL, e più di 230.000 posti di lavoro.

Oltre 750 progetti presi in esame dallo studio, sostenuti dalla Farnesina, erano nel settore delle infrastrutture e delle costruzioni.

Ma si può e si deve fare di più. Abbiamo “costruito” insieme un ampio ventaglio di strumenti, si tratta ora di continuare ad imprimere un cambio di passo e lavorare simultaneamente, con più energie, su diversi fronti. 

Innanzitutto sul piano dell’accompagnamento istituzionale, dove conta il credito politico e l’influenza che l’Italia può vantare in un determinato Paese.

Come sapete, le missioni all’estero possono trovare la loro genesi nella programmazione dell’ANCE, nella programmazione della Cabina di Regia per l’internazionalizzazione presieduta da Farnesina e MISE, o nella programmazione di missioni politiche di grande rilevanza economica.

Cambia la loro origine, ma non cambia l’impegno. Sono dell’avviso che in ogni occasione possibile ci deve essere una qualificata presenza dell’ANCE.

Fra tante, menziono un’area del mondo strategica per noi: i Balcani Occidentali. Potremmo dire che la diplomazia economica inizia alle porte di casa! So che alcuni di voi hanno partecipato alle passate missioni in Montenegro e Serbia; altri stanno programmando quelle in Bosnia  (4-5 luglio con il Ministro Del Rio) e in  Macedonia (in fase di programmazione per novembre)

Metto una certa enfasi sui Balcani perché questo è un anno di grande impegno politico dell’Italia nell’area. Stiamo già lavorando per l’organizzazione del Vertice di Trieste dei Balcani Occidentali per il prossimo 12 luglio. La vostra attenzione verso i Balcani è fondamentale. Senza dimenticare che ci sono ancora tante opportunità da cogliere.

Il secondo punto che vorrei evidenziare è che dietro ogni grande successo c’è un grande lavoro di “market intelligence” svolto dalla Farnesina. Spesso le Ambasciate forniscono “informazioni di prima mano” – prima che vengano inserite nelle banche dati – sulle anticipazioni di gara e sui progetti di prossima licitazione. E’ in quel momento che si può realizzare un intervento di sistema vincente.

Con questo spirito, ho avuto l’idea di arricchire il programma della Conferenza annuale degli Ambasciatori d’Italia, a fine luglio, con degli incontri non “B2B” ma “A2B” ovvero “Ambasciatori to Business”. Spero che molti di voi parteciperanno.    

Credo che siate tutti consapevoli del lavoro quotidiano dei nostri Ambasciatori all’estero: spazia dalla sensibilizzazione delle Autorità locali sulle gare di appalto, al sostegno dello sviluppo del business con le stazioni appaltanti, alla ricerca di soluzioni extra-giudiziali alle controversie.

Il flusso informativo quotidiano tra il Ministero e l’ANCE è vitale.

Vi ricordo anche che la Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese organizza periodicamente Tavoli tematici per aeroporti, porti e ferrovie da cui sono già nate alcune iniziative di business di successo. Approfittate sempre di queste occasioni!

Il terzo aspetto che vorrei sottolineare è che l’accompagnamento istituzionale e la “market intelligence” sono ingredienti fondamentali, ma non bastano. Oggi è cruciale associare all’offerta tecnico-economica dei pacchetti finanziari.

Sono contento che oggi è previsto un intervento del Presidente Rebecchini di SIMEST. Gli voglio dire che ha la mia piena disponibilità ad approfondire schemi di copertura istituzionale e finanziaria sempre più incisivi e vincenti.

Quanto al tema più generale delle risorse: raccolgo sicuramente la richiesta dei Vertici dell’ANCE di un incremento dello stanziamento ICE per le missioni all’estero e l’attività incoming. Prendo l’impegno di sensibilizzare il Ministro dello Sviluppo Economico e il Presidente dell’ICE.

Allo stesso tempo, dobbiamo valorizzare le risorse umane. Le Ambasciate e i Consolati sono la vostra “casa all’estero”. Quindi, rinnovo l’invito a tutti di usarci: non solo nelle fasi eventualmente critiche di un progetto, ma anche in quelle di sviluppo del business.

E’ per questo che la Farnesina incarica da 10 anni ormai un diplomatico a fungere da collegamento tra l’ANCE e la Farnesina. E ci sono interessanti progetti congiunti “in cantiere” per la formazione dei diplomatici nel sostegno al settore delle costruzioni all’estero.

Vorrei concludere con due storie: una del passato, l’altra del presente. Le storie di due grandi dighe, due grandi opere di politica estera.

La prima, nel passato, è la Diga di Tarbela in Pakistan. Un progetto che iniziò nel maggio del 1968 e terminò nell’aprile del 1976, con capofila l’Italia (Impregilo).

Fu un progetto immenso: 5.000 tecnici in maggioranza italiani e 15.000 operai locali costruirono un diga di 3km di larghezza e 150 metri d’altezza. Con lo scioglimento delle nevi del Tibet e dell’Himalaya, sommato alle piogge dei monsoni, si formò un lago di 260 chilometri quadrati, più vasto di 50km del Lago Maggiore!

In quel periodo si creò una piccola cittadina italiana con al centro “Via Roma”, una chiesa, una moschea, una scuola, un campo da calcio e anche un cinema italiano. C’è una generazione di pakistani che parla l’italiano grazie ai film di Totò e Fellini.

La storia della Diga di Tarbela va ricordata perché fu come un “albero della speranza”: piantato e cresciuto sul terreno della collaborazione tra i popoli, ricchi e poveri, di culture e religioni diverse, spesso ostili. Si calmarono le tensioni di guerra fra il Pakistan e l’India all’insegna dello sviluppo. Vinse lo spirito di cooperazione su quello della divisione.

La seconda, nel presente, è la Diga di Mosul in Iraq. I nostri ingeneri, tecnici e militari, sono in prima linea in una zona ancora infetta dal terrorismo. Siamo capofila di un progetto estremamente importante (Trevi).

C’era il rischio che la Diga crollasse. C’era il rischio di una catastrofe, tanto umanitaria, quanto economica, in un Paese che ha bisogno di ritrovare la via della speranza dopo il terrore di Daesh.

Ora in Iraq, come allora in Pakistan, una Diga è il simbolo della pace. Il mondo è cambiato, ma la nostra missione è la stessa: costruire speranza, pace e prosperità. E’ questa l’essenza del rapporto privilegiato fra la Farnesina e l’ANCE.