Questo sito utilizza cookie tecnici, analytics e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.

Preferenze cookies

Discorso dell’On. Ministro alla Camera di Commercio di Udine nell’ambito dell’iniziativa “La Farnesina incontra le Imprese”

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)

  

Presidente Giovanni Da Pozzo (Presidente della Camera di Commercio di Udine, Vice Presidente Unioncamere Italia)

Vice Presidente Clara Maddalena (Vicepresidente Camera di Commercio)

Presidente Matteo Tonon (Presidente Confindustria Udine)

Presidente Graziano Tilatti (Presidente Confartigianato-Imprese FVG)

Direttore Guido Corso (Direttore RAI FVG)

Care amiche ed amici imprenditori,

Vi ringrazio di cuore per la calorosa accoglienza.  Come sapete, la mia visita fa parte di un programma che mi sta portando in tutta l’Italia, dal Nord al Sud, che abbiamo chiamato “La Farnesina incontra le Imprese”.

In questa bellissima Regione del nostro Paese c’è uno spirito di  imprenditorialità che non solo fa crescere l’Italia, ma che ci rappresenta in tanti angoli del mondo.

 

Se andiamo un po’ indietro nella storia il Friuli ci ha dato Jacopo Linussio (Paularo 1691 – Tolmezzo 1747). La sua industria di Tolmezzo, nel ‘700, è stata descritta come la più grande manifattura di tele d’Europa, tanto in ampiezza e magnificenza delle fabbriche, quanto alla qualità del prodotto. Si stima che nell’azienda di Linussio lavorassero oltre 30.000 mila persone!

Nel presente, successi friulani di uguale scala sono Fincantieri, Rizzani De Eccher, Danieli e Cimolai, per citare alcuni esempi.

Ma la straordinaria forza di questo territorio sta soprattutto nel vasto  universo di Piccole, Medie e Micro Imprese che hanno un’eccezionale capacità di innovare, una fortissima etica del lavoro, senso di famiglia e spirito di comunità.

Esiste già un grande lavoro di squadra fra la Farnesina e tante imprese friulane. Ad esempio: l’attività svolta insieme alla nostra Ambasciata a Pechino per realizzare il Salone del mobile in Cina e la prima edizione dell’Italian Design Day in 100 città del mondo, con la partecipazione di molte imprese locali. E nella terra del San Daniele, menziono anche il costante impegno per la tutela delle nostre indicazioni geografiche, il contrasto al fenomeno dell’Italian sounding o alle politiche dei “semafori alimentari”.

 

Sono qui oggi con un duplice obiettivo: voglio  ascoltare e capire i bisogni degli imprenditori; e desidero aiutarvi ad utilizzare il pieno potenziale della rete della Farnesina nel mondo.

Faccio però una premessa per me importante: ho a cuore il ruolo dell’Italia nel mondo e per questo credo nell’apertura dei mercati. Perché per un Paese esportatore come in nostro il protezionismo non è mai la risposta giusta.  L’Italia conta sul commercio internazionale per la crescita.  

Credo anche in più Europa, non meno Europa. Perché in un mercato globale sempre più ampio, senza l’Europa saremmo più deboli. L’Europa ci aiuta a difendere i nostri prodotti nel mondo.

 

Ma credo anche che l’Europa debba sfruttare meglio le potenzialità del Mercato Unico, dell’Unione Economica e Monetaria, e delle politiche di commercio internazionale.

Sarebbe folle lasciare l’Euro! Perché non dobbiamo mai dimenticare che l’Euro ha garantito il valore delle case, dei risparmi e delle pensioni dei nostri cittadini. Se uscissimo dall’euro ci sarebbe il serio rischio di un dimezzamento del loro valore e della ricchezza degli italiani.

L’euro, non solo ci ha difeso dalla crisi finanziaria, ma ci offre tassi di interesse bassissimi che ci consentono di pagare i mutui e di finanziare la crescita. In passato con la “Liretta” i tassi di interesse toccarono il 20%.

 

Credo nel libero mercato, ma anche nella solidarietà. E’ per questo che in Europa dico da tempo che dobbiamo proteggere gli interessi dei più deboli e di tutti coloro che per diversi motivi sono stati esclusi dai benefici della globalizzazione.

E fra questi esclusi c’è anche tanto ceto medio e tanti giovani che dobbiamo aiutare con politiche più coraggiose per l’occupazione e la riduzione della pressione fiscale per favorire le assunzioni.

 

L’ho detto anche agli imprenditori del G7 il c.d. “Business 7”: purtroppo, troppi investitori globali sono rimasti ossessionati dal calcolo dei “rischi” dell’Eurozona e si sono dimenticati delle “opportunità” che offre il più grande mercato comune.

Sempre in positivo: negli ultimi tre mesi il commercio globale è tornato a crescere ad un ritmo che non si era visto da quasi sette anni. A prescindere dalla retorica, gli interessi in gioco sono alti. E anche voi imprenditori dovete compiere uno sforzo aggiuntivo per difendere il libero commercio.

 

Non voglio dire che i rischi si sono azzerati, ma oggi la loro natura è più politica e molto meno economica: i c.d. “fondamentali” dell’economia europea e italiana sono in miglioramento.

 

In Italia abbiamo bisogno di questo tipo di fiducia. La fiducia, lo sapete meglio di me, è un ingrediente cruciale per la crescita: darebbe un colpo decisivo a tutte quelle resistenze nel nostro sistema bancario che frenano la crescita; libererebbe il credito verso le imprese che investono e le famiglie che consumano. (PAUSA)

Dobbiamo anche avere più fiducia quando guardiamo ai mercati esteri. La domanda di servizi da parte delle imprese per internazionalizzarsi è crescente. E la politica estera deve essere uno strumento a loro sostegno per accompagnare la crescita economica.

 

La diplomazia economica è una priorità strategica del mio mandato alla Farnesina. La Farnesina fa molto di più per le imprese di quello che si rappresenta nell’immaginario collettivo. Ma visto che non tutti gli imprenditori hanno la piena consapevolezza di quello che la diplomazia può fare per loro, ho deciso di essere io a recarmi da loro.

Il mio percorso è incominciato il 31 gennaio a Confindustria, dove abbiamo presentato uno studio indipendente di Prometeia sull’impatto della diplomazia economica: oltre l’1% del PIL e 234mila posti di lavoro, circa l’1% degli occupati.

Lo studio ha confermato che la Farnesina e la sua rete di oltre 200 Ambasciate e Consolati in 126 Paesi assistono soprattutto le piccole e medie imprese: sono il 61% le PMI che hanno firmato un contratto o vinto una gara grazie al nostro sostegno.

Sono stato in missione a Milano e Londra per sostenere la campagna di Milano per attrare banche, compagnie assicurative, fondi di investimento, imprese, Agenzie ed Organismi europei, che stanno lasciando Londra a causa della Brexit. 

E poi a Torino, la nostra storica capitale industriale, che si sta trasformando anche in un grande centro scientifico e di formazione.

 

Oggi, è un enorme piacere essere qui in Friuli Venezia Giulia. Perché contiamo tantissimo su questo straordinario territorio per cogliere insieme nuove opportunità di crescita.

 

Alcuni guardano agli scenari geopolitici e all’imprevedibilità che li caratterizza come una minaccia. Invece bisogna coglierne anche le opportunità.

 

Le opportunità per le imprese sono enormi: nel 2016 i mercati esteri hanno generato per l’Italia 417 miliardi di euro di esportazioni ed un surplus della bilancia commerciale di 52 miliardi.

Il Governo è pienamente consapevole della necessità di sostenere con forza l’internazionalizzazione delle nostre aziende. Per tale motivo, è stato adottato un Piano straordinario per la promozione del Made in Italy con una allocazione di 380 milioni di euro per il triennio 2015-2017.

Ma in che modo la Farnesina e la rete diplomatico-consolare possono assistervi sui mercati esteri?

 

Vi rispondo che le nostre porte sono “spalancate” per tutti i vostri principali rapporti con l’estero: per l’attrazione degli investimenti; per la realizzazione degli investimenti; per la penetrazione ed espansione dell’export; per la conquista di nuovi mercati; per la partecipazione a gare; e poi anche in caso di contenziosi, ostacoli normativi e amministrativi.

 

La diplomazia economica gestisce e mette a disposizione delle aziende un patrimonio fatto di informazioni, contatti e relazioni. Market intelligence e sostegno istituzionale sono i capisaldi della nostra azione. Perché le nostre Ambasciate e Consolati sono interlocutori privilegiati delle istituzioni locali e degli ambienti politici, economici e della società civile dove operano. E perché nelle nostre Ambasciate e Consolati si formula una visione complessiva degli interessi italiani.  

Questa visione complessiva degli interessi italiani nel mondo ci ha spinto ad elaborare una strategia di promozione integrata del “Marchio Italia”: che fonde la dimensione commerciale con la promozione della lingua e della cultura, della scienza e dell’innovazione, e dell’unicità dei nostri territori.

E’ un marchio fatto di bellezza, creatività e capacità tecnologica, che abbiamo tradotto nel programma integrato “Vivere all’italiana”, promosso da ogni componente della nostra rete.

Non smetterò mai di ripetere che oltre ad essere il secondo Paese manifatturiero d’Europa siamo anche una superpotenza dello stile di vita, della cultura, e della bellezza. Il Friuli Venezia Giulia ne è un esempio magnifico. E dobbiamo far valere questo nostro primato anche per rilanciare l’economia.

 

Non dimentichiamoci che le imprese sono eccellenze della nostra industria creativa e quindi una parte molto importante dell’immagine dell’Italia all’estero.

 

Ma il messaggio più importante che vi vorrei lasciare oggi è che le Ambasciate e i Consolati sono la vostra “casa” all’estero.

Grazie mille.