(Fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)
Saluto molto affettuosamente il Vice Primo Ministro Arkady Dvorkovic e la sua autorevole delegazione, il Sottosegretario Ivan Scalfarotto e tutti gli ospiti oggi con noi.
La Russia è un mercato vitale per l’Italia. E’ con questa consapevolezza che mi sono recato in missione a Mosca, all’inizio del mio mandato da Ministro degli Esteri, anche per intensificare i nostri rapporti economici.
L’Italia, lo sapete bene, ha sempre mantenuto un dialogo aperto ed inteso con i nostri amici russi.
L’Ambasciatore Costantino Nigra, il primo Ambasciatore del Regno d’Italia a San Pietroburgo (1876), diceva che Italia e Russia “non potevano farsi né troppo bene, né troppo male” a causa della lontananza geografica e della diversa proiezione degli interessi geo-politici.
Negli ultimi pochi decenni, Italia e Russia si sono riavvicinate con intensità – e per il loro bene reciproco – innanzitutto grazie all’impegno dei nostri rispettivi Governi, ma anche in virtù dei solidi rapporti economico-commerciali promossi dalle nostre imprese.
Sono rapporti che partono da lontano. Alla base di queste relazioni c’è un clima di grande fiducia reciproca.
L’Italia, è bene ricordarlo, ha investito nel mercato russo quando c’era la Guerra Fredda. Quando i nostri partner della NATO facevano di tutto per dissuaderci dai primi investimenti dello stabilimento FIAT di Togliatti e quelli dei gasdotti che tutt’oggi ci portano il gas acquistato dall’ENI.
Sono stati grandi investimenti non solo in termini economici, ma anche in termini di amicizia fra i nostri popoli, che contribuirono ad avvicinare i due blocchi in un mondo diviso.
Gli investimenti energetici italiani in Russia sono stati una scelta lungimirante: hanno reso l’Italia e la Russia interdipendenti. E ricordo che la Russia in tutti questi decenni si è sempre rivelata un fornitore affidabile, persino nei momenti più critici.
Per un sistema economico come quello italiano, altamente dipendente dalle importazioni di energia, è cruciale mantenere relazioni stabili e sicure con i nostri principali fornitori.
Grande merito va anche a tutti quegli operatori economici che decisero di impegnarsi a fondo in Russia nei difficili anni Ottanta e Novanta: quando la situazione era profondamente diversa da quella attuale; quando si stava passando da un’economia pianificata ad un’economia di mercato; e quando anche in l’Italia si vivevano momenti tormentati e non mancavano quanti temevano di assumere rischi eccessivi nel mercato russo.
In quegli anni abbiamo incominciato a riavvicinarci grazie alla caduta del muro di Berlino; e certamente anche grazie all’intensificazione delle relazioni culturali e la costante crescita del turismo, che fecero fiorire i contatti fra i nostri cittadini.
Ma fu comunque un momento difficilissimo per i nostri imprenditori. L’ultima volta che ero a Mosca ho imparato il detto: “Mosca non crede alle lacrime”. Ecco, anche i nostri imprenditori non hanno creduto nelle lacrime. Perché si sono impegnati con sacrificio. Perché hanno perseguito una visione strategica di lungo periodo, investendo nei momenti di crisi. E perché non hanno mai perso fiducia nelle grandi potenzialità del mercato russo.
La responsabilità che abbiamo oggi è quella di raccogliere questa eredità e tradurla in nuove opportunità.
Sul piano politico, l’Italia continuerà ad intensificare il dialogo con la Russia e, essendo realisti, lo faremo in base all’approccio “dual track”: coniugando fermezza su valori e principi con l’esigenza di lavorare insieme su tutte le grandi sfide della nostra generazione: dalla lotta al terrorismo alla crisi migratoria; dal Medioriente al Mediterraneo.
Sulle sanzioni, l’Italia sostiene la linea europea che ha legato la durata del regime sanzionatorio all’attuazione delle Intese di Minsk.
Per noi, le sanzioni si fondano sui principi di gradualità, proporzionalità e reversibilità.
Non siamo mai stati favorevoli ad automatismi, perché non vogliamo rimanere schiavi delle sanzioni. Le sanzioni sono un mezzo e non un fine . . . infinito.
Per essere ancora più preciso: non dobbiamo ignorare la condotta della Russia in Ucraina, ma non possiamo permettere che le nostre relazioni con la Russia siano ostaggio di quei fatti.
La costanza con cui lavoriamo per mantenere viva l’interlocuzione politica è evidente. Basta guardare al primo semestre di quest’anno: alla mia visita a Mosca (marzo), hanno fatto seguito quelle del Ministro dell’Interno Minniti (aprile), del Presidente della Repubblica Mattarella (aprile), del Presidente del Consiglio Gentiloni (maggio), e del Ministro dello Sviluppo Economico Calenda (giugno).
Sul piano economico, credo che i tempi siano maturi per incominciare – da oggi – a lavorare con maggiore intensità per l’organizzazione della prossima sessione plenaria del Consiglio di Cooperazione Economica, nell’autunno a Mosca. In questo esercizio ci anima la concretezza: perché il Consiglio di Cooperazione è soprattutto uno strumento a beneficio delle nostre imprese.
Sono sempre più convinto, anche dopo la mia visita a Mosca, che l’obiettivo debba essere: “differenziare per arricchire”. E’ nell’interesse russo modernizzare l’economia e renderla meno dipendente dagli idrocarburi. Così come è nel nostro interesse presentarci con un’offerta più varia, articolata, e sempre di standard elevati di qualità.
Sono molto contento che il commercio avanza e che la tendenza negativa iniziata nel 2014 si è interrotta nel primo trimestre del 2017: il volume complessivo dell’interscambio è stato di oltre 17 miliardi di euro (2016) e il primo trimestre dell’anno ha segnato un aumento del 26,8% dell’export italiano.
Ma “differenziare per arricchire” significa anche riconoscere che nel mercato russo le opportunità non stanno solo nell’export.
Infatti, rimane ancora molto territorio inesplorato di opportunità di investimento.
Per noi è fondamentale promuovere il “Made in Italy”, molto apprezzato dai consumatori russi, ma vogliamo anche promuovere il “Made with Italy”, condividendo know-how, tecnologia ed innovazione, attraverso nuovi progetti comuni.
L’ambizione è di superare il rapporto meramente commerciale e di fare un salto di qualità nella collaborazione industriale, partecipando da protagonisti nei processi di modernizzazione e diversificazione dell’economia russa.
Ci sono grandissime opportunità da cogliere insieme nei settori dei macchinari, dell’agroindustria e nello stesso settore dell’energia, per diversificarlo.
Nel gas vanno inventate nuove rotte. Da parte italiana c’è l’interesse di investire congiuntamente nello sviluppo di un corridoio meridionale per l’ Europa, con l’obbiettivo di promuovere un hub europeo meridionale del gas.
C’è poi un crescente interesse nella cooperazione agricola. Stiamo parlando di quel tipo di produzione che in Italia è all’avanguardia: di elevatissimo contenuto tecnologico, attenta ai gusti di un consumatore finale raffinato.
Naturalmente gli investimenti sono fatti dalle imprese in base alle logiche di mercato. Non possono essere eterodiretti o determinati dallo Stato.
Ma possiamo e dobbiamo sostenere insieme – con la diplomazia economica – quelle imprese che fanno questa scelta. Da parte nostra, avranno il massimo sostegno della Farnesina e della nostra Ambasciata.
Come ho ribadito in più occasioni durante e dopo la mia missione a Mosca, per gli investimenti è anche importante che le banche e la SACE facciano uno sforzo in più. E’ necessario uno “sforzo di sistema” decisivo, del “Sistema Italia” e del “Sistema Russia” insieme.
Un recente esempio di successo che vorrei citare è il Road Show che l’Ambasciata, in collaborazione con ICE e Confindustria, ha organizzato a Catania, Napoli e Brindisi, a fine maggio.
Un altro impegno davvero significativo sono i quasi 500.000 visti rilasciati all’anno dai nostri Uffici consolari in Russia (Mosca e San Pietroburgo) in prevalenza per turismo e per affari. La Russia è il primo Paese al mondo per numero di visti concessi dall’Italia.
I turisti russi visitano l’Italia dal Nord al Sud. Poche settimane fa ero in Puglia per un evento economico dove ho valorizzato il nuovo Piano Strategico per il Turismo. La Puglia conosce molto bene gli amici russi, perché tantissimi turisti russi vengono a Bari per rendere omaggio alle reliquie di San Nicola.
San Nicola è conosciuto al mondo per la sua generosità, il vero collante dell’amicizia. La generosità è ciò che ha alimentato l’amicizia fra l’Italia e la Russia. E continua ad alimentarla, ogni giorno, ad ogni livello.