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Terzi «Tregua in Siria o arriverà Al Qaeda» (Nazione – Carlino – Giorno)

«L’unica via d’uscita credibile dalla crisi siriana è un governo di intesa nazionale». E questo è nell’interesse anche della Russia, perché «se il conflitto proseguirà, il regime di Assad ne uscirà comunque sconfitto e sulle macerie ci saranno soltanto Al Qaeda e il radicalismo». Cioè l’opposto di quel che Mosca vuole. Nella sua stanza al primo piano della Farnesina, il ministro degli Esteri Giulio Terzi guarda con apprensione i dispacci di agenzia e i rapporti sulla situazione sul campo. E il suo approccio è basato sul realismo.


Aleppo sta capitolando. Non era possibile evitare una vittoria del regime di Assad?




«Credo che se anche, come è probabile, il regime siriano uscirà vincitore sul piano militare ad Aleppo, ne uscirà perdente sul piano politico. E non a caso la disgregazione del regime si è accelerata. Certo, è difficile dire fino a quando Assad riuscirà a mantenersi in sella».



Negli ultimi giorni abbiamo visto un sempre più esplicito e preoccupante sostegno iraniano.



«Sappiamo da sempre che esiste un asse tra Iran e Siria. Recentemente è diventato molto più esplicito. Ma questa è la dimostrazione che la Siria si sente isolata, si sente debole, si sente politicamente nell’angolo».


E la comunità internazionale, che fa oltre che condannare?



«È focalizzata sulla nomina di un successore di Kofi Annan. Ci aspettiamo che il suo mandato sia più solido: il nuovo inviato speciale dovrà essere in grado di parlare con le componenti dell’opposizione e con il regime, convincendolo che l’unica via d’uscita credibile, anche per gli alawiti, è arrivare a un governo di intesa nazionale, che garantisca il futuro della Siria e non la faccia cadere nel baratro della disgregazione».



L’esercito libero siriano soffre una mancanza drammatica di risorse. Varcheremo mai il Rubicone e daremo aiuti militari diretti agli oppositori di Assad?



«La no fly zone può essere una carta necessaria per evitare questo massacro spaventoso. In concreto la considero però un’ipotesi remota. Gli inglesi confermano l’intenzione di molti alleati di fornire aiuti non letali alla resistenza, ma siamo ancora ben lontani dalla fornitura di mezzi militari e ancor più dall’invio di truppe, che nessuno pensa in alcun modo di poter dispiegare senza un quadro giuridico che sappiamo non essere nell’ordine delle cose».


E per la popolazione siriana? I profughi son quasi due milioni.



«È questa la vera urgenza: accrescere esponenzialmente gli aiuti umanitari dentro e fuori la Siria. Bisogna fare di più. Ne ho parlato ieri con il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius in vista della riunione del Consiglio di sicurezza di fine mese e ci muoveremo a Bruxelles anche con i francesi per sollecitare la Ue in tal senso».


Ritiene che sia nell’interesse della Russia continuare a sostenere aprioristicamente il regime di Assad?


«La Russia dà una lettura critica di tutto quello che è il fenomeno delle primavere arabe, perché ritiene che sia un terreno di emersione di forze estremiste dell’Islam politico. E visto quanto successo nel Caucaso, la preoccupazione è anche comprensibile. Ma alla Russia io vorrei dire che, al punto in cui sono arrivate le cose, c’è veramente il rischio che il dopo Assad sia peggiore di quello che potrebbe essere se il conflitto si arrestasse adesso. Se il regime finirà per crollare per effetto di una guerra civile, sulle macerie ci saranno soltanto Al Qaeda e i suoi alleati».


Un’ultima domanda. Ancora non trova una soluzione la vicenda marò. La linea del dialogo paga o no?



«Non è questione di dialogo o non dialogo. Noi ci siamo trovati con due valorosissimi militari, che facevano il loro dovere, presi con un inganno. A quel punto la priorità per noi era assicurare la loro sicurezza e dignità, usando tutte le procedure previste dal sistema giudiziario di quel Paese. Sul piano internazionale abbiamo condotto un’intensa attività diplomatica in tutte le più importanti sedi, come l’ Onu, il G8, la Ue, e con i nostri principali partner, per l’affermazione dell’esclusiva giurisdizione italiana. Ed è bene che venerdì scorso il Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica abbia affrontato approfonditamente la questione, ribadendo la collegialità dell’azione di Governo e la determinazione a perseguire tutte le vie a nostra disposizione».


 


 

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