Il primo Forum Nazionale della Cooperazione che si svolge domani e martedì a Milano è un’importante occasione di riflessione e di rilancio per la Cooperazione italiana. Le nuove sfide globali impongono risposte efficaci, e le istituzioni hanno il dovere di stimolare e coinvolgere l’opinione pubblica sulla centralità strategica della politica di cooperazione allo sviluppo. La difficile situazione economico-finanziaria internazionale, e le tensioni politiche e sociali in diverse aree del mondo, fanno avvertire l’urgenza di rafforzare la consapevolezza che fare cooperazione rappresenta oggi un imperativo morale, ed anche un imprescindibile investimento nel futuro. Vale per tutti, e vale in particolare per l’Italia, tradizionalmente impegnata nel promuovere sul piano internazionale stabilità ed equità, dalle quali dipende il nostro stesso benessere.
La cooperazione è un asset strategico per la tutela e la promozione degli interessi dell’Italia, in particolare per la sicurezza nazionale, per la gestione dei flussi migratori, per il contrasto ai cambiamenti climatici, per la sicurezza energetica. Ed anche per promuovere nuove opportunità di collaborazione fra settore pubblico e settore privato, per assicurare al nostro Paese un profilo adeguato nelle principali sedi internazionali, e per partecipare a pieno titolo alla governance internazionale in risposta alle grandi sfide globali. Oggi più che mai la cooperazione allo sviluppo costituisce un elemento portante e qualificante della politica estera del nostro Paese. Oggi più che mai è essa stessa politica estera. Viviamo in un mondo «policentrico» e multidimensionale, dove lo stesso scenario della cooperazione sta mutando. Molti Paesi del Sud del mondo sono protagonisti di processi di forte crescita economica e promozione sociale, ed è aumentato il numero degli attori che, con i Paesi in via di sviluppo, instaurano rapporti di partnership su un piede di parità. È il caso delle maggiori economie emergenti, delle grandi imprese, delle fondazioni, degli enti locali con marcata proiezione internazionale, della società civile. Lo schema del Paese più ricco che si fa «donatore» di aiuti ad uno più povero in cambio di vantaggi immediati appartiene al passato. L’interdipendenza, e più ancora la necessità di promuovere uno sviluppo sostenibile, inducono, piuttosto, a realizzare moderne forme di partenariato, con benefici reciproci e vantaggi comuni per la crescita delle rispettive economie. Il quadro di riferimento per la politica di cooperazione allo sviluppo, pur nella salvaguardia delle prerogative nazionali, non può essere che l’Europa. L’Ue è il primo donatore a livello mondiale. Oltre il 50% dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo erogato ai Paesi in via di sviluppo proviene dall’Europa. Il Trattato di Lisbona pone la politica di cooperazione allo sviluppo al centro dell’azione esterna dell’UE, nell’ambito di una coerenza complessiva prevista a salvaguardia di valori, interessi fondamentali, sicurezza, indipendenza e integrità dell’Unione. La politica di cooperazione allo sviluppo dell’UE e quella degli Stati membri si completano e si rafforzano reciprocamente, e devono essere sempre più coordinate. L’Italia è molto impegnata nel definire e realizzare le politiche europee di sviluppo, anche allo scopo di accrescere il più possibile l’efficacia degli sforzi compiuti sul piano nazionale in un momento di contrazione delle risorse. Ci stiamo adoperando affinché le risorse comunitarie vengano sempre più destinate al sostegno dei Paesi in transizione nella sponda Sud del Mediterraneo dopo le primavere arabe. L’Europa ha riconosciuto la qualità e l’esperienza della Cooperazione Italiana. Stiamo avviando una concreta collaborazione con la Commissione Europea, che ci consentirà di gestire direttamente fondi comunitari per realizzare interventi di cooperazione. Si tratta, per istituzioni, imprese e organizzazioni non governative, di una straordinaria opportunità di radicarsi nel sistema di assistenza allo sviluppo dell’Ue. Allo stesso modo, l’Italia deve fare “sistema” assicurando quell’unitarietà di concezione della politica di cooperazione allo sviluppo che è indispensabile per l’efficacia della nostra azione nel mondo, e per poter partecipare attivamente ai processi di cambiamento. Oggi quanto mai è necessario rafforzare il coordinamento tra gli “attori” del sistema nazionale di cooperazione per garantire la coerenza e l’incisività della nostra azione. Confido che dal Forum di Milano emerga un rinvigorito impegno in questa direzione. È l’unica percorribile in una congiuntura, caratterizzata dal necessario rigore nei conti pubblici, che tuttavia non ci impedisce di definire una politica di aiuti allo sviluppo ambiziosa, efficace, e soprattutto capace di coinvolgere i giovani che credono nei valori della collaborazione internazionale: del loro entusiasmo e delle loro idee abbiamo tutti bisogno, per rinnovare e consolidare la vocazione dell’Italia alla cooperazione.