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Bonino:«Sarà tutta un`altra Italia» (Milano Finanza)

Destinazione Italia, il piano in 50 mosse messo a punto dal governo per incentivare gli investitori internazionali a investire nel nostro Paese, per il ministro degli Esteri Emma Bonino deve portare a una riduzione della disoccupazione. «Un esempio della disponibilità ad attrarre investitori esteri sarà l`apertura di un canale privilegiato nella concessione di visti a chi vuole avviare un`impresa innovativa in Italia». Intanto l`Europa deve rafforzare la struttura federale, smettendola di essere fonte di obblighi burocratici per i suoi cittadini.


Destinazione Italia ha già attirato parecchie critiche: quali sono gli obiettivi e le possibilità di successo?


«Il primo obiettivo è attrarre investimenti esteri in Italia che si traducano in crescita e riduzione della disoccupazione. Non vogliamo solo attrarre capitali finanziari ma anche risorse umane qualificate. È un progetto ambizioso che non si può più rinviare se vogliamo definirci un Paese normale che rende la vita più facile agli investitori stranieri e italiani. E indispensabile creare un ambiente più accogliente per le imprese con la certezza e prevedibilità del diritto, del fisco, delle autorizzazioni e della giustizia. Un esempio del cambiamento sarà l`apertura di un canale privilegiato nella concessione di visti a chi vuole avviare un` impresa innovativa in Italia. A ciò si affiancheranno progetti che coinvolgano gli italiani nel mondo più dinamici che rappresentano un patrimonio intellettuale cui possiamo attingere e, infine una sinergia sempre più stretta tra economia e diplomazia culturale».


In che modo la nostra diplomazia opera a sostegno delle imprese?


«La Farnesina gestisce una rete di 400 uffici all`estero. Può quindi dare un grande contributo nel favorire la presenza e la proiezione all`estero delle eccellenze italiane. Stiamo modernizzando la rete diplomatico-consolare, potenziandola con personale specialistico, per raggiungere i mercati più appetibili e più complementari con l`economia italiana».


Più concretamente?


«Il ministero degli Esteri fornisce con i suoi uffici oltreconfine indicazioni sulla situazione politica ed economica, sulle problematiche sociali, su tutto ciò che può favorire un investimento produttivo. La Farnesina poi mette a disposizione degli operatori vari strumenti e attività indirizzate a sostegno, presso i governi stranieri e le organizzazioni internazionali, degli interessi delle imprese italiane nella penetrazione dei mercati, nell`acquisizione di contratti e commesse, nella realizzazione di investimenti e nella gestione di problemi. C`è poi l`attività di comunicazione sulle opportunità e criticità nei mercati esteri: un`enorme massa di informazioni che viene messa a disposizione alle nostre imprese».


Recentemente, malgrado i tagli della spending review, avete aperto alcune sedi in zone cruciali per la presenza delle nostre imprese, come Chongqing in Cina. Quali le aree geografiche su cui puntate?


«Certamente i mercati a più alta crescita, in Asia, Sud America, Africa Sub-sahariana e Golfo Persico, senza però mai perdere di vista la necessità di coltivare i legami con l`Ue e gli Stati Uniti. Restiamo anche molto attenti a quanto avviene in Medio Oriente, oggi in preda a sussulti politici ma in cui abbiamo forti interessi economici».


Che cosa dice alle sue controparti per convincerle che l`Italia è un paese in cui bisogna investire?


«Alle mie controparti non mi stanco di dire che l`Italia vanta eccellenze in tutti í settori produttivi, spesso non abbastanza valorizzate. Il terreno da recuperare è tanto e proprio per questo abbiamo lanciato Destinazione Italia che tra poche settimane si tradurrà in precise previsioni normative e, si spera, in un salto di qualità in termini di trasparenza e semplificazione delle autorizzazioni. Appena messo piede alla Farnesina mi sono data come priorità una decisa azione di diplomazia economica per internazionalizzare non solo le imprese ma l`Italia tutta con le sue università, la rete culturale, le realtà sociali».


Che pensa del dibattito sull`austerity in Europa?


«Alcuni segnali indicano che la situazione nel settore finanziario è migliorata rispetto alla fase più acuta della crisi del debito sovrano; ma le politiche di austerity attuate simultaneamente in tutti i Paesi dell`Eurozona non hanno avuto effetti positivi per l`economia reale. Le più dirette conseguenze sono state infatti l`indebolimento della domanda interna e alti livelli di disoccupazione, specie tra i giovani, in quasi tutti gli Stati membri. Ne deriva l`urgenza di affrontare in modo più convinto il tema del rilancio della crescita in Europa, con attenzione particolare all`occupazione giovanile. Più in generale, tuttavia, occorre ridefinire il modello economico europeo, per evitare che sia percepito solo come austerità e vincoli. Il rigore non può essere considerato come di un obiettivo assoluto e imprescindibile, ma come uno degli elementi necessari alla crescita sostenibile dell`economia e il benessere dei cittadini europei. A mio avviso, l`unica risposta concreta alle difficoltà dell`Europa è la prospettiva federale, la sola che può riavvicinare i cittadini europei all`Europa, allontanando il rischio di una sovrarappresentazione dei partiti populisti e ridando al contempo nuovo impulso alla discussione sul futuro dell`Unione. In proposito le prossime elezioni europee sono un`opportunità storica da non mancare».


E qual è il ruolo che l`Italia può giocare in Europa?


«L`Italia è uno dei grandi Paesi fondatori dell`Ue, seconda economia industriale dell`Unione, la terza in termini di pii. Siamo stati protagonisti di tutte le principali tappe dell`integrazione europea che ha portato alla creazione di un`area che conta oggi più di 500 milioni di abitanti. L`Italia crede molto nell`integrazione europea quale unica opzione in grado di assicurare sviluppo e pace. Non ci nascondiamo ovviamente le sfide che ci attendono sul cammino di una Ue migliore, più vicina ai bisogni e alle preoccupazioni dei cittadini, più integrata per affrontare le grandi sfide del nostro tempo (crescita sostenibile, sviluppo, ambiente, migrazioni, ricerca e innovazione) e meno intrusiva in questioni di dettaglio che possono essere meglio affrontate a livello locale».


A breve una tappa importante sarà il rinnovo del Parlamento europeo.


«Dovrà essere l`occasione per un grande dibattito sulle scelte relative al futuro dell`Europa. Intendiamo inoltre impegnarci nel semestre italiano di presidenza del Consiglio dell`Ue nel secondo semestre 2014 per riflettere anche sugli assetti istituzionali dell`Unione in modo che l`Europa torni a essere percepita come fonte di opportunità e crescita e non solo di vincoli. Alcune delle iniziative già assunte dal governo italiano in ambito europeo negli scorsi mesi, penso al lancio del programma europeo in favore dell`occupazione dei giovani, sono indirizzate proprio in tal senso».