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Bonino: «Per me è stato…» (La Stampa)

Ero giovane, avevo 15 anni quando quegli spari hanno scosso il mondo sicché l`idea che mi sono fatta si è radicata dopo, e comunque John e Jacqueline sono nella mia memoria come un`immagine inscindibile. Lui era un eroe complicato. Un`icona del progresso dei diritti civili, la sua eredità prospera nelle conquiste di libertà, di affrancamento dalle catene della discriminazione, del bisogno e del pregiudizio. È stato anche il simbolo di un’America ottimista e fiduciosa nel futuro e, non dimentichiamolo, fermò il mondo sulla soglia dell`olocausto nucleare. Un uomo non privo di contraddizioni, esponente a volte di un potere pervasivo. Quel 22 novembre del 1963 si spense una luce ma la «torcia» accesa di John Kennedy è passata di generazione in generazione e continua ad illuminare il nostro cammino!

Jacqueline ha interpretato magistralmente il ruolo della First Lady, della Regina di Camelot, come chiamavano allora l`entourage di JFK. Ha rappresentato la prima vera icona dell`eleganza, del glamour, incarnando in se stessa un’America ottimista, sicura di sé e proiettata nel futuro. Ma non era una mera presenza, dietro la facciata sorridente c`era una forte personalità, una donna capace di vivere accanto a un uomo di grande carisma e non pochi difetti, e di mantenere grande dignità nel dolore. Jackie era una donna molto moderna che non è rimasta prigioniera del suo passato, ha saputo voltare pagina e costruirsi una nuova vita rivendicando sempre le sue scelte e rimanendo per molte donne un esempio da seguire.