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Mogherini : “Wir spüren die Last der Erwartungen” (Wiener Zeitung)

Mogherini: “Avvertiamo il peso delle aspettative”


(traduzione non ufficiale)


Il Suo Partito, il Partito Democratico (PD), ha vinto alle elezioni europee raccogliendo un consenso di oltre il 40 percento. Come intende trarne capitale politico?


Per noi si tratta di un`opportunità unica ma al contempo anche di una gigantesca responsabilità. A livello europeo il PD è la forza politica ad aver raccolto in cifre assolute il maggior numero di voti. E l`Italia è l`unico Paese in Europa in cui la forza politica più forte componente una coalizione di Governo ha ottenuto un tale risultato – ad eccezione forse di Malta, ma i nostri due Paesi sono del tutto differenti. Avvertiamo tuttavia il peso della responsabilità. Insieme al mandato la popolazione italiana ci ha affidato l`incarico di portare anche in Europa quei cambiamenti che stiamo tentando di attuare in Italia. intendiamo però modificare anche il metodo di Governo in Europa. Ciò non significa che in Materia di leadership l`Italia intenda sostituire la Francia o stringere un rapporto speciale con la Germania. Ciò che noi però vogliamo è di ritornare dal metodo intergovernativo dell`Unione attualmente praticato al metodo comunitario. Noi non diciamo, ok, ora che il Governo di Roma è uscito rafforzato dal voto ci mettiamo in marcia verso Bruxelles e portiamo a casa qualcosa per l`Italia. Ciò che noi vogliamo è di pervenire a cambiamenti a livello europeo insieme ai nostri amici europei. Gli elettori italiani hanno mostrato alle urne di desiderare un cambiamento. Ora si tratta di modificare la politica economica in Europa. Ovvero, per dirla con il vocabolario europeo attualmente in voga, dobbiamo fare i nostri compiti. Abbiamo intrapreso molti sforzi per ristabilire un equilibrio e pervenire ad una disciplina di bilancio. Questo è ok. Va bene. E` positivo. I miei colleghi di Governo ed io siamo comunque dell`avviso che si tratta di qualcosa che non abbiamo fatto per accontentare Bruxelles bensì perché ne ha bisogno l`Italia. Ora è giunto però il momento della crescita e degli investimenti.Dobbiamo trovare tutti insieme modi affinché si tornì ad investire in Europa al fine dì creare nuovi posti di lavoro.


Come può l`Italia raggiungere ciò? Il debito pubblico ammonta ad oltre 2 mila miliardi di Euro pari al 130,3 percento del prodotto interno lordo. Un incubo. Con questo debito come può il Paese pensare ad investimenti?


Stiamo lavorando a coraggiose ed incisive riforme. A riforme strutturali. E` necessario però del tempo a tal fine. Il Ministro delle Finanze, Pier Carlo Padoan, ed il Ministro dell`Economia, Federica Guidi, stanno lavorando per individuare mezzi e strade per ottenere una maggiore flessibilità dei parametri di Maastricht. Non intendiamo modificare i parametri, ma c`è bisogno di maggiore flessibilità e minore rigidità. Sappiamo comunque anche che l`Italia deve agire con molta cautela. Sappiamo che le riforme strutturali necessitano di tempo prima che manifestino i primi risultati.


Gli italiani ripongono evidentemente tutte le loro speranze nel Premier, Matteo Renzi, come se egli fosse il Messia in persona. Nessuno è tuttavia in grado di esaudire tali alte aspettative.


Avvertiamo il peso di queste alte aspettative. Forse sono anche troppo alte. Ma queste eccessive speranze non le hanno solo i cittadini italiani; anche i nostri colleghi europei guardano a noi e dicono: “Bene, ottimo, ora voi potete cambiare le cose anche a livello europeo”. Non si tratta però di sperare o credere che una singola persona – Matteo Renzì – cambi il resto del mondo. Non si tratta solo di lui. Abbiamo il più giovane Gabinetto della storia italiana. E questo è il primo Gabinetto ad essere composto per il 50 percento da donne e donne siedono anche al vertice di importanti dicasteri chiave. Se riusciremo a pensare – come si dice in inglese out qf the box ovvero di non fare qualcosa perché si deve ma perché è sensato e di non farla allo stesso modo in cui si è sempre fatto, allora avremo mosso un passo in avanti. Con ciò non intendo che si debbano infrangere tutte le regole. Si dovrebbero però mettere in discussione le convenzioni. Ancora una volta: nel nostro Governo non c`è nessuno che possa compiere miracoli. Noi formiamo invece una squadra con una comune visione.


Dopo le elezioni per il rinnovo dell’ Europarlamento vi è stato sufficiente motivo di rabbia per i cittadini europei – e forse anche per una esponente politica europea. Prima si è detto che il Gruppo Parlamentare che sarebbe risultato più forte alle elezioni avrebbe espresso il Presidente della Commissione mentre dopo il voto una parte dei Capi di Stato e di Governo UE non hanno più voluto ricordarsi di questa promessa.


La cosa peggiore che possiamo fare adesso è di passare mesi a discutere su chi faccia cosa nelle istituzioni europee. Desideriamo un uomo od una donna per quella funzione? Uno dell`est od uno della Germania per quella posizione? Tutto ciò che otterremo in tal modo sarà di far crescere all`80percento il consenso al movimento anti-europeo. Necessitiamo di discussioni sulla politica e non sulle persone e, come si dice da noi in Italia, sulle caselle, ovvero sulle poltrone. Non si discuta dunque di chi debba fare cosa nella nuova Commissione Europea, bensì di quale politica abbiamo bisogno. E se Lei mi chiede le priorità della Presidenza del Consiglio Europeo, che l`Italia assumerà dal prossimo 1 luglio, risponderò: vogliamo una transizione morbida ma veloce ed efficiente nelle nuove istituzioni europee da nominare.


Ciò non risponde però alla domanda chi, secondo Lei, dovrebbe diventare Presidente della Commissione.


Le famiglie politiche hanno deciso i rispettivi candidati di punta alle elezioni europee. Jean-Claude Juneker non era il mio candidato bensì il candidato del Partito Popolare Europeo.



Dopo le elezioni Lei ora lo appoggia?


Pensiamo che sarebbe corretto se il Partito Popolare Europeo lo proponesse nel Parlamento Europeo quale prima scelta per il posto di Presidente della Commissione. Dobbiamo rafforzare il Parlamento. Auspico un dibattito su che cosa questa Commissione e questo Parlamento debbano fare e non discussioni paralizzanti su singoli candidati.