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Intervista al Ministro Mogherini (Clarin.com)

Traduzione di cortesia


Con una certa dose di ironia ma anche con scarsa visione sul funzionamento dei processi collettivi, Henry Kissinger pronunciò in un’occasione una frase divenuta famosa:”Quando ho bisogno di parlare con l’Europa, potreste dirmi che numero chiamo?” Ora , la risposta lo porterebbe al telefono di Federica Mogherini, nuova incaricata delle Relazioni Estere dell’Unione Europea ed ancora Ministra degli Affari Esteri dell’Italia. Con i suoi 41 anni appena compiuti, rappresenta inoltre una nuova generazione che dovrà gestire i problemi di un’Europa sino ad oggi con molte difficoltà nel campo politico ed economico. A febbraio, quando ha assunto la direzione della diplomazia italiana, era una delle personalità più giovani ad aver mai ricoperto questo incarico.


Possiede l’esperienza e le capacità per il difficile momento internazionale che si sta vivendo nell’ambiente europeo?


Sebbene alcuni abbiano manifestato dubbi in proposito, la realtà è che lei, come dirigente politica e parlamentare del Partito Democratico (40% dei voti nelle ultime elezioni europee) già da tempo partecipa ai dibattiti sulla politica estera e difesa per l’Europa attuale e futura. È una rappresentante genuina della “generazione Erasmus”, un programma educativo di interscambio di cui hanno beneficiato quasi tre milioni di giovani studenti europei dal 1987 ad oggi.


Un mese fa, ho avuto l’opportunità di conversare con lei non solo sul ruolo dell’Italia nello scenario dei conflitti europei e delle aree geografiche vicine (Russia e Medio Oriente), ma anche dell’urgenza di rivendicare un ruolo più decisivo per l’Europa nel nuovo ordine mondiale.


Già mancava poco all’annuncio pubblico della sua designazione. È evidente, le segnalai, che si vive un periodo di assenza di leadership nel mondo e siamo nel mezzo di una “danza” talvolta estremamente pericolosa. Che farà l’Europa in questa circostanza?


La risposta dovrà giungere dalle sue nuove autorità.


Non è stato facile l’accordo per definire le personalità chiamate a condurre l’attuale processo europeo ma si è affermato il criterio degli equilibri ed abbiamo ora l’ex primo Ministro del Lussemburgo, Jean-Claude Junker, di orientamento socialcristiano, come Presidente della Commissione Europea, l’organo esecutivo permanente dell’U.E. Dall’altra parte, si è riconosciuto il peso e le implicazioni dell’allargamento dell’U.E. verso Est, con l’elezione dell’attuale Primo Ministro polacco, il conservatore Donald Tusk, come futuro presidente del Consiglio d’Europa, l’organismo che periodicamente riunisce i governanti del continente. E, a sua volta, l’elezione della Ministra Mogherini rappresenta le correnti socialiste nella guida della diplomazia europea comune.


Il compito che li attende non è facile. Junker l’ha detto con parole forti davanti al Parlamento Europeo: “L’Europa ha perso parte della sua credibilità.


Il divario tra l’Unione Europea ed i suoi cittadini aumenta costantemente. Bisogna essere sordi e ciechi per non accorgersene. Spesso, l’Unione Europea non spiega esaurientemente e non di rado è costretta a dover chiarire meglio il concetto di Europa”. Da parte sua, l’uscente Presidente del Consiglio, il belga Herman Van Rompuy, ha evidenziato con molto realismo le grandi sfide che l’Unione Europea deve affrontare.


In primo luogo, come si può dare nuovo impulso e si può rimettere in cammino un’Unione Europea che ha perso quasi un decennio, considerato che dal 2008 non ha trovato la strada della crescita.


In secondo luogo, come affrontare la sfida prospettata da una Russia espansionista, capace di utilizzare metodi duri in Ucraina perché quest’ultima desidera far parte dell’Unione Europea. La terza questione è come riuscire a trattenere il Regno Unito nella Comunità.


In realtà, queste tre sfide sono parzialmente collegate.


Se si applicano sanzioni a Putin per la presenza in Ucraina, si rende difficile la ripresa economica. E se invece di crescenti sanzioni commerciali si favorisce una risposta militare dissuasiva, l’Europa aumenterà la spesa militare ed inoltre, probabilmente, resterà sola nel momento in cui la “Pax Americana” batte la ritirata. Tuttavia, senza ripresa economica e risposta alla sfida russa, saremmo dinanzi ad un’Europa indebolita e per il Regno Unito non sarebbe difficile uscire da un’Unione Europea debilitata.


È innegabile che talvolta il tema della leadership comune europea non appare chiaro.


La Cancelliera Merkel emerge come figura di spicco ma, in definitiva, non rappresenta tutta la sensibilità politica dell’Europa. Inoltre, se gli Stati Uniti d’America si avvicinano ad un tasso di crescita del 4%, significa che la politica degli incentivi produce risultati più di quella dei tagli, che ha causato tante difficoltà alle popolazioni di Grecia, Portogallo e Spagna.


Per tali motivi, credo che l’arrivo di una voce della nuova generazione – per di più, esperta di islamismo e politica, come pure di difesa – può apportare nuove energie all’Unione Europea del ventunesimo secolo. E se parlassi con lei al telefono, le direi: cara Federica, ci auguriamo che lei riesca a nuotare con forza nelle acque turbolente. Le assicuro che per noi questo non è un tema trascurabile perché – e lei lo sa bene – in America Latina il modo in cui si è costruito lo spazio comune europeo è stato sempre considerato un esempio da seguire. Il successo che voi avrete – e lei, in particolare, – sarà anche un progresso che illuminerà il cammino di altre latitudini verso la costruzione di un’identità regionale.


Cosa vediamo, in ultima analisi, nell’Europa?


Nonostante tutte le difficoltà incontrate lungo il cammino ed i passi indietro, è un esempio nell’affrontare i temi attuali in maniera congiunta, cercando di capire che, sebbene ogni Paese abbia i propri interessi, predomina un interesse superiore nel nome del quale si possono risolvere i contrasti e le difficoltà tra vicini, per affrontare la storia con valori comuni e obiettivi condivisi.


Per questo, ci auguriamo che abbia successo: perché ne trarremo vantaggio anche noi.