Oggi la Siria è la “madre” di tutte le crisi in Medio Oriente e richiede un’attenzione prioritaria d a parte della comunità internazionale.
Le sue drammatiche conseguenze umanitarie ed il suo impatto sul fenomeno dei rifugiati sono sotto gli occhi di tutti.
Il”Gruppo” ristretto sulla Siria che si è riunito per due volte a Vienna, e di cui 6 parte anche l’Italia. ha avviato un processo politico importante nella ricerca di una soluzione diplomatica alla crisi.
Per la prima voltasi sono seduti allo stesso tavolo Iran e Arabia Saudita.
E per la prima volta si è aperto u no spiraglio verso una transizione politica nel Paese che porti all’uscita di scena di Assad, senza creare un pericoloso vuoto di potere.
È la linea che l’Italia sostiene da tempo.
Sia chiaro: la strada e ancora lunga, stretta e in salita. Esiste però una direzione di marcia condivisa.
E per consolidare questo spiraglio è adesso fondamentale mantenere il momentum di Vienna.
Ne ho discusso approfonditamente ieri con l’Inviato Speciale delle Nazioni Unite perla Siria, Staffan De Mistura, in visita in Italia.
Abbiamo convenuto sulla necessità di giungere al più presto all’avvio di un negoziato tra opposizioni e regime siriano e – contemporaneamente – alla decisione di un cessate il fuoco.
Per conseguire questo obiettivo sarà cruciale il contributo di Stati Uniti, Russia e delle potenze regionali, a cominciare da Arabia Saudita, Iran e Turchia.
Ci aspettiamo molto, in particolare, dagli incontri che si svolgeranno nei prossimi giorni a Riad, nell’ottica di definire quali rappresentanti dell’apposizione potrebbero prendere parte ai negoziati con il regime siriano.
Porre le premesse per avviare a soluzione la crisi siriana è uno snodo molto importante della più ampia partita che stiamo combattendo contro Daesh, vorrei ricordare che l’Italia resta uno dei Paesi più impegnati, politicamente e militarmente, nella Coalizione anti Daesh.
Ne è testimonianza anche la scelta di tenere a Roma, a fine gennaio 2016, la prossima riunione ministeriale dello “Small Group”, il gruppo ristretto che definisce le strategie della Coalizione.
In quell’occasione si discuterà di come rafforzare le operazioni contro i jihadisti, tenendo peraltro a mente la lezione che abbiamo imparato in questi anni in Medio Oriente: e cioè che gli interventi militari, anche quando necessari, non sono mai risolutivi se non inseriti in una strategia politica di lungo corso.