Viviamo una congiuntura storica complessa. Crisi e conflitti ci investono con forza e in rapida successione. Basti pensare alla Siria, allo Yemen, alla Libia, all’Iraq o all’Afghanistan. Ma anche in Europa attraversiamo una fase turbolenta. Lo stesso tema della pace e della guerra è tornato alla ribalta nel nostro continente con l’annessione della Crimea da parte della Russia in violazione del diritto internazionale e con il conflitto irrisolto in Ucraina orientale. Le fondamenta dell’architettura di pace europea che per decenni abbiamo quasi dato per scontate vengono ora messe in discussione. È chiaro che, specie in tempi difficili come questi, abbiamo bisogno di strutture comuni per rinsaldare la sicurezza e la stabilità e di sedi di dialogo per ricostruire la fiducia perduta.
In Europa abbiamo una piattaforma unica nel suo genere: l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce). Essa promuove, come nessun’altra istituzione in Europa, un ordine pacifico radicato su valori condivisi, libertà fondamentali e diritti umani. Nonostante la varietà di società coinvolte, culture, lingue e punti di vista, l’Osce, in quanto organizzazione di consensus-building, costituisce un foro di dialogo tra Est e Ovest, tra Nord e Sud del continente. Oggi abbiamo più che mai bisogno dell’Osce, un’Osce che si è risvegliata dopo anni di torpore e che si è data un robusto programma per il futuro. È anche chiaro che dobbiamo dotare l’Osce di strumenti adeguati per affrontare i suoi nuovi compiti e le sue nuove sfide. Come membri della prossima Troika dell’Osce, abbiamo definito cinque campi d’azione:
1. Nuove forme di dialogo
L’Osce ha dimostrato di essere una piattaforma di dialogo affidabile, anche in grado di colmare profonde divisioni. Consigli ministeriali di alto livello, riunioni informali dei ministri degli Esteri (come a Potsdam lo scorso settembre) e discussioni mirate (per esempio al margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di quest’anno) forniscono una solida base per scambi approfonditi a livello politico. In futuro, i parlamentari, i giovani e i rappresentanti della società civile, del mondo della scienza e imprenditoriale, dovrebbero essere più coinvolti in questi dibattiti, per rafforzare il potenziale dell’Osce come foro di mediazione e di interazione. Siamo convinti che se vogliamo tenere aperti i canali di comunicazione politica in Europa, anche in tempi turbolenti, l’organizzazione deve svolgere nuovamente un ruolo centrale nel cuore della diplomazia multilaterale europea.
2. Soluzione dei conflitti
Molte crisi e conflitti stanno generando onde d’urto che investono la struttura europea di sicurezza. L’Osce, la più grande organizzazione per la sicurezza regionale del mondo, ha il principale compito di prevenire conflitti violenti e di trovare soluzioni sostenibili ai conflitti attualmente in corso entro la sua area. La crisi ucraina ha dimostrato che l’Osce deve prepararsi ad affrontare nuove sfide che emergono da situazioni complesse di conflitti pluridimensionali. Dovremo dunque sviluppare i nostri strumenti di soluzione dei conflitti, per poter agire in ognuna delle loro fasi: prevenzione, mediazione, attività di monitoraggio e ricostruzione post crisi.
3. Rilanciare il controllo degli armamenti convenzionali
Le misure di rafforzamento della fiducia (confidence-building) e il controllo degli armamenti svolgono un ruolo cruciale nel creare condizioni di trasparenza, minimizzare i rischi e ristabilire la sicurezza in Europa. Ed è per questo che sosteniamo la necessità di aggiornare il «Documento di Vienna», e di rilanciare il controllo sugli armamenti convenzionali. L’Osce è un foro collaudato di dialogo strutturato con tutti i partner che condividono la responsabilità della sicurezza nel nostro continente.
4. Affrontare insieme le sfide globali
Oggi, i nostri Stati e le nostre società devono confrontarsi con una mole senza precedenti di impegni globali, che nessun Paese può gestire da solo. L’Osce può svolgere un ruolo importante nel cercare risposte comuni a sfide quali il terrorismo, l’estremismo, gli attacchi cibernetici e l’impatto dei flussi di migranti e di sfollati – tra le altre anche attraverso la partnership Mediterranea.
Una cooperazione più stretta in campo economico e ambientale può anch’essa contribuire a costruire la fiducia. La Conferenza di Berlino sulla connettività, tenutasi a maggio scorso, ha dato un forte impulso iniziale in questo senso. È chiaro, infatti, che solo insieme possiamo affrontare le sfide comuni. La democrazia e i diritti umani sono la pietra angolare della nostra cooperazione in questo settore.
5. Un’Osce efficace
L’Osce può essere forte solo se i suoi membri lo vogliono. Ci appelliamo ai Paesi Osce affinché si assumano le proprie responsabilità e diano all’organizzazione il sostegno politico e finanziario necessario per il suo funzionamento — sia al Segretariato a Vienna, sia alle missioni sul campo e alle istituzioni indipendenti dell’Osce. Ci rivolgiamo a tutti i Paesi Osce esortandoli a dare il proprio contributo per realizzare questi obiettivi. Come membri della prossima Troika, siamo fiduciosi che più si investirà nell’Osce, più l’Osce potrà fare per noi. Abbiamo bisogno di un’Osce forte, soprattutto in tempi così turbolenti.
Paolo Gentiloni, Ministro degli Affari esteri italiano
Sebastian Kurz, Ministro degli Affari esteri austriaco
Frank-Walter Steinmeier, Ministro degli Affari esteri tedesco