A Palazzo Borromeo, sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, si è svolto lo scorso 20 settembre un incontro dal titolo “Il dibattito su Pasolini a cent’anni dalla nascita”. Un evento organizzato in collaborazione con il Centro di ricerca CAST (Catholicism and Audiovisual Studies) di Università UniNettuno, a cui hanno partecipato, fra gli altri, l’Ambasciatore Francesco Di Nitto, il Presidente del CAST Mons. Dario Edoardo Viganò, e che ha visto come relatori Marco Antonio Bazzocchi e Giacomo Manzoli, dell’Università di Bologna e Tomaso Subini, dell’Università degli Studi di Milano.
Nel suo intervento, Mons. Viganò ha presentato le attività del Centro studi di UniNettuno, nato nel 2020 con l’obiettivo di approfondire lo studio del rapporto tra cattolicesimo, cinema e audiovisivi in una prospettiva internazionale, con l’obiettivo più generale di promuovere la cultura cinematografica e la conoscenza dei suoi protagonisti. Da questo percorso è nata l’idea – ha proseguito Mons. Viganò – di organizzare questo appuntamento su Pier Paolo Pasolini nell’anno in cui si celebra il centenario della sua nascita, invitando tre autorevoli interpreti degli studi pasoliniani “per fare il punto sul dibattito intorno all’opera di questa figura poliedrica che occupa un ruolo centrale nella storia della cultura italiana del Novecento e la cui statura intellettuale va ovviamente anche molto oltre il cinema. Penso, per andare su temi che mi stanno cari, al tentativo di Pasolini di fare esplodere lo scandalo del sacro in una società borghese rigidamente canonizzata”.
Marco Bazzocchi ha parlato del tema della sessualità e del potere nell’opera letteraria pasoliniana e si è posto la domanda: “Può un uomo di formazione marxista (o di idee di sinistra) avere un’attenzione per il mondo della religione?”. A suo avviso, quello del “sacro” è uno dei concetti fondamentali dell’opera di Pasolini, poiché viene inteso come tutto ciò che ha una valenza etica, che ha che fare con l’umano e che non è ancora stato manipolato dal potere. Tomaso Subini si è invece soffermato su una specifica fase della produzione di Pasolini che, dall’estate del ’62 – periodo in cui scrisse la sceneggiatura di un film programmaticamente anticattolico (per cui finì sotto processo per vilipendio alla religione dello Stato) – diventò in pochi mesi punto di riferimento del cattolicesimo internazionale grazie alla vittoria del Premio Ocic (Organizzazione cattolica internazionale del cinema) al Festival di Venezia. Infine, Giacomo Manzoli ha affrontato il tema della ricerca da parte di Pasolini di un dialogo con il mondo cattolico a partire dalla sua religiosità, in un periodo in cui la società, segnatamente dagli anni ’60, era attraversata da molti cambiamenti e tensioni.