Il sistema Italia ce la puo’ fare, ma serve “un cambio di passo e una continuita’ nelle azioni di politica estera commerciale sui mercati internazionali e, soprattutto, in Cina”. Del Made in Italy, infatti, “c’e’ una forte domanda in giro per il mondo che supera anche le capacita’ del Belpaese di soddisfare la richiesta”. Ne e’ convinto il viceministro agli Affari esteri, Lapo Pistelli, intervenuto a Roma alla presentazione del nuovo numero della bimestrale East, dedicato ai rapporti tra Cina e India e a quelli tra Asia e Ue.
Non solo ‘4F’, Italia forte per rinnovabili
“Abbiamo una potenza manifatturiera che in Europa ci mette spalla a spalla con la Germania, con filiere lunghe che hanno raggiunto i quattro angoli del globo, e siamo forti non soltanto grazie alle nostre famose 4 ‘F’ (ovvero, food, ferrari, fashion e family) ma anche in altri settori, meno noti, come le rinnovabili”, ricorda Pistelli. Il brand Italia va fortissimo, afferma, e “possiamo farcela”. L’Italia, prosegue, “e’ una media potenza, con circa 60 milioni di abitanti, che puo’ ricoprire un ruolo importante in Europa e nel Mediterraneo, che rappresenta opportunita’ ma anche molte rogne, e in Asia”.
Scognamiglio: Non esistono “spazi di integrazione e di solidarieta’ simili a quello comunitario”
Di 31 contese commerciali aperte dall’Ue, ha ricordato dal canto suo Giuseppe Scognamiglio, presidente della casa editrice Europeye, 18 sono con la Cina. Ultima in ordine cronologico, quella legata ai dazi doganali sui vini. Per affrontarle, replica Pistelli, “l’Europa e’ la chiave e rappresenta il peso minimo per potere negoziare e fare in modo che l’interlocutore ci guardi in faccia. Bisogna usare l’Ue come vascello per dimensioni politiche, ma poi su questo vascello, ognuno ci deve stare con le proprie capacita’”. Se non ci fosse l’Unione a 28, prosegue, le cose andrebbero molto peggio. E solo per fare un esempio, ricorda, “la Grecia oggi chiede aiuto, contratta. Se non ci fosse stata l’Ue, Atene avrebbe risolto i suoi problemi a colpi di cannonate”. Il mondo fuori dal territorio dell’Europa a 28 cambia notevolmente. Non esistono, dice, “spazi di integrazione e di solidarieta’ simili a quello comunitario”. “In Asia, i rapporti sono molto tesi, tra Cina e Giappone, tra Giappone e Corea del Nord, tra Cina e Taiwan. Se ci dovesse essere una implosione della Corea del Nord – conclude – nessun meccanismo di solidarieta’ entrerebbe in funzione perche’ non ne esiste alcuno in grado di intervenire come nel Vecchio Continente”.