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Siria: emergenza umanitaria, Italia in soccorso – Bambini, generazione a rischio’. Convegno Unicef alla Farnesina

“L’Italia e’ un grande Paese” e al G20 di San Pietroburgo “abbiamo annunciato lo stanziamento di 50 milioni di dollari” come contributo per risolvere l’emergenza umanitaria legata alla crisi siriana: “Se ci sara’ lo spazio in Parlamento per rendere ancora piu’ consistente” questo contributo, “il governo sara’ ovviamente favorevole”. Cosi’ il premier Enrico Letta, intervenendo alla Camera dei Deputati che discute di mozioni sulla situazione in Siria. Nei giorni scorsi il Ministro Emma Bonino aveva auspicato, un ulteriore contributo italiano,nell’ambito della discussione in Parlamento, al prossimo decreto sulle missioni all’estero.


Oltre settemila i bambini morti


Centomila le vittime tra i civili, tra cui almeno 7.000 bambini, secondo le piu’ recenti stime Onu, sono le conseguenze del conflitto armato in Siria ormai da oltre due anni. Oltre quattro milioni, quasi due milioni dei quali sono bambini, le persone costrette ad abbandonare le proprie case all’interno dei confini siriani. Ad essi si aggiungono oltre 1,9 milioni di profughi, tra cui un milione di bambini, fuggiti nei Paesi confinanti (Turchia, Giordania, Libano, Iraq ed Egitto). In totale, tra abitanti intrappolati nelle zone di combattimento, sfollati interni e profughi all’estero, la popolazione siriana colpita dal conflitto, e’ di 8,7 milioni di unita’, circa meta’ dei quali sono bambini e ragazzi sotto i 18 anni.


Raccolta fondi


L’UNICEF ha promosso una raccolta di fondi nell’ambito di una campagna ‘’I bambini della Siria: una generazione a rischio’’, che sarà conclusa, alla Farnesina giovedi 12 settembre, con un bilancio ed approfondimenti sulle problematiche legate al dramma che stanno vivendo, in particolare, i bambini siriani. Alla riflessione partecipano, insieme al Ministro Emma Bonino, il presidente UNICEF in Italia, Giacomo Guerrera ed i rappresentanti UNICEF nei singoli teatri della crisi umanitaria siriana: Annamaria Laurini per il Libano e Marzio Babile per l’Iraq. Partecipa anche l’ANSA con un intervento del suo direttore Luigi Contu.


La perdita della scolarizzazione


Il futuro a rischio della nuova generazione rappresentata ora dai bambini e’ connesso anche alla perdita di scolarizzazione. I numeri sono impressionanti, afferma Maria Calivis, direttore UNICEF per il Medio oriente e Nord Africa. Le province di Idlib e di Aleppo sono le più colpite dalla crisi, con oltre 1.200 scuole danneggiate o distrutte: i tassi di frequenza sono scesi al 23% ad Aleppo e al 30% a Idlib.


In Libano il governo stima che ci saranno quasi 550.000 i bambini siriani in età scolare nel Paese, entro la fine di quest’anno, che si sommano ai 300.000 bambini libanesi iscritti nel sistema scolastico pubblico. Nei mesi scorsi, soltanto il 15% dei bambini rifugiati siriani era inserito in sistemi educativi, formali e non. In Giordania circa i due terzi dei profughi siriani in età scolare non frequentano una scuola. Dei 30.000 bambini in età scolare che vivono nell’immenso campo profughi di Za’atari, 12.000 sono registrati per la scuola. In Iraq tra i bambini rifugiati ospiti di campi di accoglienza, 9 su 10 sono esclusi dal sistema scolastico. Le ultime tre settimane hanno visto più di 50.000 nuovi rifugiati arrivare nella regione del Kurdistan iracheno, circa metà dei quali sono bambini che avranno bisogno di sostegno per continuare a studiare. L’UNICEF, insieme all’UNRWA (altra agenzia ONU attiva in Medio Oriente) e al Ministero dell’Istruzione siriano, lancerà nel corso di questo mese un programma educativo a domicilio, che permetterà a oltre 400.000 bambini che vivono nelle zone più calde del conflitto di continuare a seguire il programma nazionale di studio.