“Con questa riforma la cooperazione non sarà più solo “parte integrante” della politica estera, ma ne diventerà parte qualificante”. Così il vice ministro degli Esteri Lapo Pistelli ha commentato l’approvazione odierna, dopo quasi trent’anni e tre tentativi in sei legislature, della legge di riforma della cooperazione. “Con il nuovo testo” ha aggiunto Pistelli – “si punta a una maggiore partecipazione degli stakeholder non istituzionali (società civile, profit e no profit), nel sistema della cooperazione italiana e a un dialogo strutturato, mutuato dall’esperienza europea, fatto di un più stretto coordinamento tra gli attori, una maggiore efficacia e minori sprechi e sovrapposizioni. Un ringraziamento – ha detto Pistelli – va a tutti i gruppi parlamentari e alla rete dell’ONG che hanno dato un contributo fondamentale al successo di questa iniziativa”.
L’obiettivo raggiunto consentirà di avere un numero più elevato di progetti a bando, attraverso la valorizzazione del settore privato, favorendo la partnership con il pubblico, nel rispetto della legge, dei diritti umani e delle norme della responsabilità sociale di impresa.
Al Ministero degli Esteri, che cambierà nome in “Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale” (da MAE a MAECI), spetterà la funzione di regia politica, insieme al Parlamento. Sarà introdotta la figura di viceministro della cooperazione, quale riferimento politico nel Governo, e istituito il Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS) con il compito di assicurare la definizione strategica, la programmazione ed il coordinamento di tutte le attività di cooperazione. La gestione e il controllo delle iniziative di cooperazione saranno competenza di una nuova struttura ad hoc, l’Agenzia italiana per la cooperazione, che godrà di autonomia organizzativa, regolamentare, amministrativa, patrimoniale, contabile e di bilancio.
La riforma prevede anche la creazione di un “braccio finanziario” della cooperazione, affidato alla Cassa depositi e prestiti, con il compito di convogliare in Italia aiuti europei, migliorare l’accesso, il controllo e il coordinamento alle iniziative finanziarie delle banche e dei fondi internazionali multilaterali. Si tratta di uno strumento fino a ieri completamente assente in Italia, di cui i principali Paesi partner sono da tempo dotati.