Traduzione di cortesia. Per la versione originale in lingua inglese clicca qui.
New York, 23 settembre 2024
Dichiarazione di Antonio Tajani, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale dell’Italia in qualità di Presidente della riunione dei Ministri degli Esteri del G7 alla Settimana di Alto Livello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite
- Introduzione
Nella riunione di oggi a New York, sulla scia del Vertice del Futuro, i Ministri degli Esteri del G7 di Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito, Stati Uniti e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea hanno ribadito il loro impegno a sostenere lo Stato di diritto, i principi umanitari e il diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite, e a proteggere i diritti umani e la dignità di tutti gli individui.
Hanno ribadito la loro determinazione a promuovere un’azione collettiva al fine di preservare la pace e la stabilità per affrontare le sfide globali, come la crisi climatica, e di progredire verso il perseguimento dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs).
In tal modo, i membri del G7 hanno rinnovato il loro impegno a promuovere società libere e principi democratici, in cui tutti gli individui possano esercitare liberamente i propri diritti e libertà.
- Vertice del futuro
Nello spirito della rinnovata determinazione a rafforzare il sistema multilaterale sulla base dei principi della Carta delle Nazioni Unite, come risulta dal Patto per il Futuro adottato dai leader mondiali al Vertice del Futuro, i membri del G7 si sono impegnati a continuare a lavorare con i Paesi e con tutte le parti interessate all’interno del sistema delle Nazioni Unite tramite il dialogo, la comprensione reciproca e il rispetto nella ricerca di soluzioni comuni, con l’obiettivo di sostenere e riformare il sistema multilaterale affinché lo stesso rifletta meglio il mondo odierno e sia in grado di rispondere alle complesse sfide globali del futuro. Hanno riaffermato il loro impegno a lavorare con tutti gli Stati membri dell’ONU per rafforzare il ruolo del Segretario Generale delle Nazioni Unite e dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Allo stesso modo, i membri del G7 si sono impegnati a riformare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
- Sostegno costante all’Ucraina
I membri del G7 hanno ribadito il proprio risoluto sostegno all’Ucraina impegnata a difendere la propria libertà, sovranità, indipendenza e integrità territoriale contro la brutale e ingiustificabile guerra di aggressione da parte della Russia. I membri del G7 hanno fermamente condannato la palese violazione da parte della Russia del diritto internazionale, compresa la Carta delle Nazioni Unite, e dei principi fondamentali alla base dell’ordine internazionale. Hanno fermamente condannato le gravi violazioni del diritto umanitario internazionale perpetrate dalle forze russe in Ucraina, che hanno avuto un impatto devastante sulla popolazione civile. La violenza contro i civili, compresi donne, bambini e prigionieri di guerra, è inaccettabile.
I membri del G7 hanno espresso la loro indignazione per i ripetuti attacchi della Russia contro le infrastrutture critiche e hanno condannato con la massima fermezza qualsiasi attacco a edifici civili e persino a ospedali. Garantire la protezione e la resilienza della rete energetica ucraina e della sua capacità di produzione di energia elettrica rimane una priorità fondamentale con l’avvicinarsi dell’inverno. Hanno accolto con favore la conferenza internazionale sulla sicurezza energetica tenutasi il 22 agosto, così come il costante coordinamento del gruppo G7 sull’energia. Hanno ribadito il loro impegno ad aiutare l’Ucraina a soddisfare le sue impellenti esigenze finanziarie di breve termine e a sostenere le sue necessità di ripresa e ricostruzione di lungo termine.
La Russia è chiamata a porre fine alla sua guerra di aggressione e a pagare per i danni causati all’Ucraina. I membri del G7 hanno ribadito il loro impegno a considerare e a ricorrere a tutte le possibili vie legali al fine di indurre la Russia a rispettare tali obblighi.
L’avvio dei prestiti eccezionali di assistenza macrofinanziaria per l’Ucraina (“Extraordinary Revenue Acceleration Loans for Ukraine” – ERA), come richiesto dai leader del G7, metterà a disposizione dell’Ucraina circa 50 miliardi di dollari in finanziamenti aggiuntivi che saranno erogati e rimborsati tramite i futuri flussi di entrate straordinarie derivanti dall’immobilizzazione dei beni sovrani russi detenuti nell’Unione europea e in altre giurisdizioni pertinenti.
I Ministri degli Esteri del G7 e l’Alto Rappresentante stanno lavorando, insieme ai Ministri delle Finanze, per rendere operativo l’impegno dei Leader del G7 entro la fine dell’anno. Essi rimarranno solidali nell’impegno a fornire tale sostegno all’Ucraina. I membri del G7 hanno confermato che, in conformità con tutte le leggi applicabili e con i rispettivi ordinamenti giuridici, i beni sovrani della Russia nelle loro giurisdizioni rimarranno immobilizzati fino a quando la Russia non porrà fine alla sua aggressione e non pagherà per i danni causati all’Ucraina.
Si sono inoltre impegnati a rafforzare la Piattaforma di coordinamento dei donatori in favore dell’Ucraina per aiutare a coordinare l’erogazione dei fondi e garantire che gli stessi siano in linea con le più urgenti esigenze dell’Ucraina ed erogati ad un ritmo sostenibile. Ciò svolgerà un ruolo fondamentale nell’avanzamento delle riforme dell’Ucraina in linea con il suo percorso europeo e nel contribuire al successo della Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina che si terrà in Italia nel 2025.
Qualsiasi uso di armi nucleari da parte della Russia nell’ambito della sua guerra di aggressione contro l’Ucraina sarebbe inammissibile. Hanno pertanto condannato con la massima fermezza la retorica nucleare irresponsabile e minacciosa della Russia e la sua posizione di intimidazione strategica. Hanno inoltre espresso la loro più profonda preoccupazione per il riferito uso di armi chimiche e di agenti antisommossa impiegati come metodo di guerra da parte della Russia in Ucraina.
I membri del G7 hanno ribadito il loro impegno a far sì che i responsabili delle atrocità in Ucraina siano chiamati a risponderne, in conformità con il diritto internazionale. Hanno inoltre condannato i sequestri di aziende straniere e hanno invitato la Russia a revocare tali misure e a cercare soluzioni accettabili con le aziende coinvolte.
Hanno condannato il sequestro e il persistente controllo e militarizzazione della centrale nucleare di Zaporizhzhia da parte della Russia, che pone gravi rischi per la sicurezza nucleare, con potenziali ripercussioni sull’intera comunità internazionale. Hanno ribadito il loro sostegno alle iniziative dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica volti a mitigare tali rischi.
Hanno sottolineato, ancora una volta, il loro sostegno al diritto di autodifesa dell’Ucraina e hanno ribadito il loro impegno per la sicurezza a lungo termine della stessa, ricordando il lancio dell’Ukraine Compact a Washington l’11 luglio 2024. Hanno ribadito l’intenzione di intensificare la produzione industriale e le capacità di fornitura per assistere l’Ucraina nella propria autodifesa. Hanno sottolineato il loro sostegno all’Ucraina nel suo impegno a modernizzare le forze armate e rafforzare la propria industria della difesa. Hanno espresso la volontà di rafforzare le capacità di difesa aerea dell’Ucraina per salvare vite umane e proteggere le infrastrutture critiche.
Hanno mantenuto l’impegno di accrescere i costi della guerra di aggressione russa, lavorando al pacchetto completo di sanzioni e misure economiche già in vigore. Sebbene le misure esistenti abbiano avuto un impatto significativo sulla macchina da guerra della Russia e sulla sua capacità di finanziare l’invasione, le sue forze armate continuano a rappresentare una minaccia non solo per l’Ucraina, ma anche per la sicurezza internazionale.
I membri del G7 hanno espresso l’intenzione di continuare ad intraprendere misure appropriate, coerenti con i loro sistemi giuridici, contro chiunque, in Cina e nei Paesi terzi, sostenga materialmente la macchina da guerra della Russia, comprese le istituzioni finanziarie e altre entità che facilitano l’acquisizione da parte della Russia di armamenti utili alla sua base industriale di difesa.
Hanno espresso l’intenzione di continuare ad esercitare una pressione significativa sulle entrate russe provenienti dall’energia e da altre materie prime. Ciò comprenderà il miglioramento dell’efficacia della politica del tetto del prezzo del petrolio, tramite l’adozione di ulteriori misure per rafforzare l’osservanza e l’applicazione delle norme, anche nei confronti della flotta ombra russa, e lavorando al contempo ai fini del mantenimento della stabilità del mercato.
In particolare, hanno sottolineato l’urgenza di sostenere la sicurezza energetica dell’Ucraina, anche coordinando l’assistenza internazionale attraverso il Gruppo di coordinamento per l’energia G7+Ucraina. Hanno sottolineato l’importanza di continuare a lavorare con le autorità ucraine e le istituzioni finanziarie internazionali attraverso la Piattaforma di coordinamento dei donatori in favore dell’Ucraina, mobilitando gli investimenti privati e promuovendo la partecipazione della società civile.
Hanno sottolineato la realtà di milioni di ucraini sfollati all’interno del Paese e l’importanza di una ripresa inclusiva basata sui diritti, che risponda alle esigenze di genere, compresa la reintegrazione dei veterani e dei civili disabili, e che affronti i bisogni delle donne, dei bambini e di altri gruppi della popolazione che sono stati colpiti più di altri dalla guerra di aggressione della Russia. Hanno ribadito la loro ferma condanna alla deportazione illegale di bambini ucraini da parte della Russia e hanno accolto con favore gli sforzi coordinati per garantire il loro rientro in sicurezza. Hanno invitato la Russia a rilasciare tutte le persone ingiustamente detenute e a restituire in sicurezza tutti i civili trasferiti o deportati illegalmente, a partire dai bambini. Hanno accolto con favore la Conferenza ministeriale sulla dimensione umana della formula di pace in 10 punti dell’Ucraina che sarà ospitata dal Canada il 30-31 ottobre.
Hanno ribadito la necessità di sostenere il settore agricolo ucraino, quale elemento fondamentale per l’approvvigionamento alimentare globale, in particolare per le nazioni più vulnerabili, e hanno chiesto di non ostacolare le esportazioni di grano, prodotti alimentari, fertilizzanti e fattori produttivi dall’Ucraina.
Hanno riconosciuto l’importanza di coinvolgere il settore privato nella ripresa economica sostenibile dell’Ucraina. Hanno accolto con favore e sottolineato l’importanza che l’Ucraina stessa continui ad attuare sforzi di riforma interna, soprattutto nei settori della lotta alla corruzione, della riforma del sistema giudiziario, della decentralizzazione e della promozione dello Stato di diritto. Questi sforzi sono in linea con il percorso euro-atlantico intrapreso dall’Ucraina. I membri del G7 concordano sulla necessità di continuare a sostenere gli sforzi del governo e del popolo ucraino in tali iniziative.
Hanno condannato con fermezza l’indizione da parte della Russia di “elezioni” illegittime nella Repubblica autonoma ucraina occupata di Crimea e nella città di Sebastopoli. Le azioni della Russia dimostrano ancora una volta il suo palese disprezzo per l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina e per la Carta delle Nazioni Unite. Hanno invitato tutti i membri della comunità internazionale ad astenersi dal riconoscere le azioni illegittime della Russia.
Hanno accolto con favore il Vertice sulla pace in Ucraina tenutosi in Svizzera il 15-16 giugno e la sua attenzione alle priorità chiave necessarie per raggiungere un quadro di pace basato sul diritto internazionale, inclusa la Carta delle Nazioni Unite e i suoi principi, e sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Essi si sono impegnati a dare seguito alla Conferenza attraverso un impegno costruttivo con tutti i partner internazionali per raggiungere una pace globale, giusta e duratura.
I membri del G7 hanno riconosciuto che la Russia continua a espandere le sue campagne di manipolazione dell’informazione e ingerenza estera (Foreign Information Manipulation and Interference – FIMI). Hanno condannato l’uso della FIMI da parte della Russia per sostenere la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina. Hanno ribadito la loro determinazione a rafforzare il Meccanismo di risposta rapida del G7 sviluppando un quadro di risposta collettiva per contrastare le minacce straniere alle democrazie.
- Situazione in Medio Oriente
I membri del G7 hanno ribadito la loro condanna agli atroci attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023. 101 ostaggi sono ancora nelle mani di Hamas. I membri del G7 hanno preso atto con profonda preoccupazione della tendenza all’escalation di violenza in Medio Oriente e delle sue ripercussioni sulla stabilità regionale e sulle vite dei civili sconvolte da questo conflitto, dalla Striscia di Gaza alla Linea Blu israelo-libanese. Azioni e reazioni rischiano di ingigantire questa pericolosa spirale di violenza e di trascinare l’intero Medio Oriente in un più ampio conflitto regionale dalle conseguenze inimmaginabili. Hanno chiesto di fermare l’attuale ciclo distruttivo, sottolineando che nessun Paese ha da guadagnare da un’ulteriore escalation in Medio Oriente.
Hanno espresso profonda preoccupazione per la situazione lungo la Linea Blu. Hanno riconosciuto il ruolo essenziale di stabilizzazione svolto dalle Forze armate libanesi e dalla Forza di Interposizione delle Nazioni Unite in Libano nel mitigare tale rischio. Hanno chiesto la piena attuazione della Risoluzione 1701 (2006) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e hanno sollecitato tutti gli attori interessati ad attuare misure immediate per la de-escalation.
I membri del G7 hanno riaffermato il loro forte sostegno agli sforzi di mediazione in corso intrapresi da Stati Uniti, Egitto e Qatar per raggiungere una risoluzione tra le parti belligeranti a Gaza. Hanno ribadito il loro pieno impegno per l’attuazione della Risoluzione 2735 (2024) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell’accordo globale delineato dal Presidente Biden a maggio, che porterebbe a un cessate il fuoco immediato a Gaza, al rilascio di tutti gli ostaggi, a un aumento significativo e sostenuto del flusso di assistenza umanitaria in tutta Gaza e a una fine definitiva della crisi, per garantire un percorso verso una soluzione a due Stati con un Israele sicuro accanto a uno Stato palestinese sovrano. Hanno esortato le parti in conflitto ad accettare inequivocabilmente la proposta di cessate il fuoco, sottolineando la necessità che i Paesi in grado di influenzare direttamente le parti collaborino al rafforzamento degli impegni di mediazione. Hanno chiesto la piena attuazione dei termini della proposta di cessate il fuoco senza ritardi e senza condizioni.
Hanno invitato tutte le parti al pieno rispetto del diritto internazionale, incluso il diritto umanitario internazionale. Hanno espresso la loro profonda preoccupazione per il pesante impatto che questo conflitto ha avuto sui civili, condannando tutte le perdite di vite civili e rimarcando con grande preoccupazione che, dopo quasi un anno di ostilità e instabilità regionale, sono soprattutto i civili, compresi donne e bambini, a pagare il prezzo più alto. La protezione dei civili deve essere una priorità assoluta per tutte le parti, in qualsiasi circostanza.
I membri del G7 hanno espresso preoccupazione per il livello di insicurezza alimentare senza precedenti che colpisce la maggior parte della popolazione della Striscia di Gaza. Garantire un accesso umanitario totale, rapido, sicuro e senza ostacoli in tutte le sue forme e attraverso tutti i varchi di passaggio resta una priorità assoluta. Hanno esortato tutte le parti a consentire l’approvvigionamento degli aiuti e a garantire la protezione degli operatori umanitari attuando correttamente le misure di deconflitto. Hanno riconosciuto il ruolo primario svolto dalle agenzie delle Nazioni Unite e da altri operatori umanitari nel fornire assistenza, soprattutto sanitaria, alle persone più vulnerabili, compresa la campagna di vaccinazione antipoliomielite. Hanno espresso il loro sostegno all’ Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente (UNRWA) affinché possa tener fede al suo mandato in modo efficace, sottolineando il ruolo vitale svolto dall’Agenzia delle Nazioni Unite.
I membri del G7 hanno riaffermato il loro fermo impegno, attraverso il rafforzamento delle iniziative di pace in Medio Oriente, per promuovere la visione di una soluzione a due Stati in cui due Stati democratici, Israele e Palestina, vivano fianco a fianco in pace all’interno di confini sicuri e riconosciuti, coerentemente con il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite, e a questo proposito sottolineano l’importanza di unificare la Striscia di Gaza con la Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese. Ricordiamo che il riconoscimento reciproco, che include il riconoscimento di uno Stato palestinese, al momento opportuno, sarebbe una componente cruciale di tale processo politico. Hanno espresso la loro preoccupazione per il rischio di indebolimento dell’Autorità Palestinese e hanno sottolineato l’importanza di mantenere la stabilità economica in Cisgiordania. Hanno accolto con favore il pacchetto di emergenza dell’UE di 400 milioni di euro per l’Autorità Palestinese. Tutte le parti devono astenersi da azioni unilaterali e da dichiarazioni divisive che possano minare la prospettiva di una soluzione a due Stati, tra cui l’espansione israeliana degli insediamenti e la “legalizzazione” degli avamposti di insediamento. Hanno condannato l’aumento della violenza estremista dei coloni contro i palestinesi, che mina la sicurezza e la stabilità in Cisgiordania e minaccia le prospettive di una pace duratura. Hanno espresso profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione della sicurezza in Cisgiordania.
Hanno ribadito il loro impegno a lavorare insieme – e con altri partner internazionali – per coordinare e istituzionalizzare il loro sostegno agli sforzi di pace della società civile, assicurando che diventino parte di una strategia più ampia per costruire le fondamenta di una pace negoziata e duratura tra Israele e Palestina. I membri del G7 hanno invitato l’Iran a contribuire alla de-escalation nella regione. Hanno fatto appello all’Iran affinché questo ponga fine alle sue azioni destabilizzanti in Medio Oriente. Hanno sottolineato di essere pronti ad adottare ulteriori sanzioni o a prendere altre misure in risposta a ulteriori iniziative destabilizzanti.
Hanno ribadito che l’Iran non dovrà mai sviluppare o acquisire armi nucleari e che il G7 continuerà a lavorare congiuntamente, così come con altri partner internazionali, per affrontare l’escalation nucleare dell’Iran. Una soluzione diplomatica resta il modo migliore per risolvere la questione. Poiché l’AIEA continua a non essere in grado di verificare che il programma nucleare iraniano sia concepito per scopi esclusivamente pacifici, hanno esortato la leadership iraniana a cessare e annullare le attività nucleari che non trovano alcuna giustificazione civile credibile e a cooperare con l’AIEA senza indugio per attuare l’accordo di salvaguardia giuridicamente vincolante e gli impegni assunti ai sensi della risoluzione 2231(2015) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Hanno condannato con la massima fermezza l’esportazione da parte dell’Iran e l’approvvigionamento da parte della Russia di missili balistici iraniani. Il fatto che l’Iran abbia continuato a trasferire armi alla Russia nonostante i ripetuti inviti internazionali a non procedere, rappresenta un’ulteriore escalation del sostegno militare iraniano alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. La Russia ha utilizzato armi iraniane, quali ad esempio droni, per uccidere civili ucraini e colpire le loro infrastrutture critiche.
Hanno ribadito che l’Iran deve cessare immediatamente ogni sostegno alla guerra illegale e ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e interrompere l’approvvigionamento di missili balistici, droni e tecnologia correlata, che costituiscono una minaccia diretta al popolo ucraino e, più in generale, alla sicurezza europea e internazionale.
Hanno ribadito il loro fermo impegno a chiedere conto all’Iran del suo inaccettabile sostegno alla guerra illegale della Russia in Ucraina, che mina ulteriormente la sicurezza globale. In coerenza con le loro precedenti dichiarazioni in materia, hanno sottolineato che stanno già rispondendo con nuove e importanti misure.
Hanno inoltre ribadito la loro profonda preoccupazione per le violazioni dei diritti umani in Iran, soprattutto nei confronti delle donne e delle minoranze. Hanno ribadito l’invito all’Iran a consentire l’accesso al Paese ai titolari del mandato delle procedure speciali del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite.
Gli sforzi di de-escalation nella regione devono anche includere la cessazione immediata e incondizionata di qualsiasi attacco da parte degli Houthi contro le navi internazionali e commerciali che transitano nel Golfo di Aden, nello stretto di Bab al-Mandeb e nel Mar Rosso. I membri del G7 hanno ribadito la loro ferma condanna di questi attacchi e il diritto dei Paesi di difendere le proprie navi. Hanno chiesto il rilascio immediato da parte degli Houthi della Galaxy Leader e del suo equipaggio. Hanno espresso forte preoccupazione per l’attacco del 21 agosto alla nave mercantile Sounion e per l’incessante rischio di una catastrofe ambientale durante le operazioni di salvataggio. Hanno accolto con favore gli sforzi dell’operazione marittima Aspides dell’UE e dell’operazione Prosperity Guardian guidata dagli Stati Uniti per proteggere le rotte marittime vitali. Hanno apprezzato gli sforzi dei Paesi impegnati a proteggere la libertà di navigazione e di commercio, nonché la sicurezza marittima, in linea con la risoluzione 2722 (2024) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e in conformità con il diritto internazionale.
- Favorire i partenariati con i Paesi africani
I membri del G7 hanno ribadito il loro impegno a sostenere i Paesi africani nel perseguimento di uno sviluppo sostenibile e nella creazione di posti di lavoro e opportunità di crescita. L’attenzione rimane focalizzata sulla promozione di partenariati equi, costruiti su principi condivisi, valori democratici, leadership locale e iniziative pratiche.
Hanno ribadito l’intenzione di allineare le iniziative all’Agenda 2063 dell’Unione Africana e alle esigenze specifiche dei Paesi africani, compresi i piani per migliorare la sicurezza alimentare locale e regionale, le infrastrutture, il commercio e la produttività agricola. Hanno espresso il loro sostegno all’attuazione dell’Area di libero scambio continentale africana, un fattore cruciale per la crescita dell’Africa nel prossimo decennio.
I membri del G7 hanno sottolineato la necessità di rafforzare una cooperazione reciprocamente vantaggiosa con i Paesi africani e le organizzazioni regionali. Oltre a mantenere il sostegno finanziario alle nazioni africane, hanno espresso la loro determinazione a migliorare il coordinamento e l’efficacia delle risorse del G7, mobilitando le risorse nazionali e incoraggiando maggiori investimenti privati.
Hanno accolto con favore l’adesione permanente dell’Unione africana al G20 e la creazione di una presidenza aggiuntiva per l’Africa subsahariana nel Consiglio esecutivo del FMI a novembre.
Hanno ribadito il loro impegno nei confronti del G20 Compact with Africa, iniziativa volta a potenziare gli investimenti privati, guidare le riforme strutturali, sostenere l’imprenditoria locale e promuovere la cooperazione, con particolare riguardo al settore energetico. Il Partenariato del G7 per le infrastrutture e gli investimenti globali (PGII) e iniziative come il Global Gateway dell’UE possono contribuire a promuovere infrastrutture sostenibili, resilienti ed economicamente valide in Africa, garantendo la trasparenza nella selezione dei progetti, negli appalti e nei finanziamenti. In questo quadro, hanno accolto con favore il Piano Mattei per l’Africa dell’Italia.
Hanno riconosciuto che lo sviluppo sostenibile, la pace e la sicurezza e la democrazia vanno di pari passo, ribadendo il loro impegno ad aiutare i governi africani a rafforzare la governance democratica e il rispetto dei diritti umani, affrontando al contempo le condizioni che favoriscono il terrorismo, l’estremismo violento e l’instabilità.
Hanno espresso profonda preoccupazione per le attività destabilizzanti del Gruppo Wagner, sostenuto dal Cremlino, e di altre entità sostenute dalla Russia. Hanno chiesto di rendere conto a tutti i responsabili delle violazioni dei diritti umani e degli abusi.
- Indo-Pacifico
I membri del G7 hanno ribadito il loro impegno per un Indo-Pacifico libero e aperto, basato sullo stato di diritto, inclusivo, prospero e sicuro, fondato sulla sovranità, l’integrità territoriale, la risoluzione pacifica delle controversie, le libertà fondamentali e i diritti umani. Hanno ribadito l’importanza di collaborare con i partner e le organizzazioni regionali, in particolare con l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN). Hanno riaffermato il loro profondo sostegno alla centralità e all’unità dell’ASEAN. Hanno riaffermato la loro intenzione di lavorare per sostenere le priorità dei Paesi insulari del Pacifico, come articolato nella Strategia 2050 per il Continente Blu del Pacifico.
Nel perseguimento di relazioni costruttive e stabili con la Cina, hanno riconosciuto l’importanza di un impegno diretto e sincero per esprimere le preoccupazioni e gestire le divergenze. Hanno ribadito la loro disponibilità a cooperare con la Cina per affrontare le sfide globali. Hanno espresso profonda preoccupazione per il sostegno della Cina alla Russia. Hanno invitato la Cina a intensificare gli sforzi per promuovere la pace e la sicurezza internazionale e a fare pressione sulla Russia affinché interrompa la sua aggressione militare e ritiri immediatamente, completamente e incondizionatamente le sue truppe dall’Ucraina. Hanno incoraggiato la Cina a sostenere una pace globale, giusta e duratura basata sull’integrità territoriale e sui principi e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite, anche attraverso il dialogo diretto con l’Ucraina. Hanno inoltre espresso profonda preoccupazione per il continuo sostegno della Cina alla base industriale della difesa russa, che consente alla Russia di proseguire la sua guerra illegale in Ucraina, con implicazioni importanti e di vasta portata per la sicurezza. Hanno invitato la Cina a cessare l’esportazione di materiali a duplice uso, compresi i componenti e le attrezzature belliche, che rappresentano fattori di produzione per il settore della difesa russo.
Hanno riconosciuto l’importanza della Cina nel commercio globale. Tuttavia, hanno espresso le loro preoccupazioni per il persistente orientamento industriale della Cina e per le politiche e le pratiche globali non di mercato che stanno portando a ricadute globali, distorsioni del mercato e ad un eccesso di capacità produttiva in una crescente gamma di settori, minando i nostri lavoratori, le nostre industrie e la nostra resilienza e sicurezza economica, oltre ad avere un impatto sulle valute. I membri del G7 non si stanno disunendo o chiudendosi in sé stessi. Stanno eliminando i rischi e diversificando le catene di approvvigionamento, laddove necessario e auspicabile, e promuovendo la resilienza alla coercizione economica. Hanno invitato la Cina ad astenersi dall’adottare misure di controllo delle esportazioni, in particolare sui minerali fondamentali, che potrebbero portare a significative interruzioni della catena di approvvigionamento. Insieme ai partner, i membri del G7 investiranno nello sviluppo delle rispettive capacità industriali, promuoveranno catene di approvvigionamento diversificate e resilienti e ridurranno le dipendenze e le vulnerabilità critiche.
I membri del G7 hanno espresso la loro seria preoccupazione per la situazione nel Mar Cinese Orientale e Meridionale e hanno ribadito la loro ferma opposizione a qualsiasi tentativo unilaterale di cambiare lo status quo con la forza o la coercizione. Hanno riaffermato che non esiste alcuna base giuridica per le vaste rivendicazioni marittime della Cina nel Mar Cinese Meridionale e hanno ribadito la loro opposizione alla militarizzazione e alle attività coercitive e intimidatorie della Cina nel Mar Cinese Meridionale. Hanno ribadito il carattere universale e unificato della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) e riaffermato l’importante ruolo dell’UNCLOS nel definire il quadro giuridico che regola tutte le attività negli oceani e nei mari. Hanno ribadito che la decisione resa dal Tribunale arbitrale il 12 luglio 2016 rappresenta un’importante pietra miliare, giuridicamente vincolante per le parti coinvolte nel procedimento, e una base utile per risolvere pacificamente le controversie tra le parti. Hanno ribadito la loro ferma opposizione all’uso pericoloso della guardia costiera e delle milizie marittime della Cina nel Mar Cinese Meridionale e alla sua ripetuta ostruzione della libertà di navigazione in alto mare dei Paesi. Hanno espresso profonda preoccupazione per le manovre pericolose e ostruzionistiche, tra cui l’utilizzo di cannoni ad acqua e speronamenti, della Guardia Costiera e delle milizie marittime cinesi contro le navi filippine.
I membri del G7 hanno ribadito che il mantenimento della pace e della stabilità nello Stretto di Taiwan è indispensabile per la sicurezza e la prosperità internazionale e hanno chiesto una risoluzione pacifica delle questioni tra le due sponde dello Stretto. La posizione di base dei membri del G7 su Taiwan non è cambiata, così come sulla posizione politica di una sola Cina. Hanno appoggiato la partecipazione di Taiwan alle organizzazioni internazionali come membro, laddove la statualità non rappresenti un prerequisito, e come osservatore o ospite, laddove invece lo sia.
Hanno espresso preoccupazione per la situazione dei diritti umani in Cina, anche nello Xinjiang e in Tibet. Hanno inoltre espresso preoccupazione per la repressione dell’autonomia e delle istituzioni indipendenti di Hong Kong e per la continua erosione dei diritti e delle libertà. Hanno esortato la Cina e le autorità di Hong Kong ad agire in conformità con i loro impegni internazionali e gli obblighi giuridici applicabili.
I membri del G7 hanno condannato con forza la continua espansione dei programmi nucleari e di missili balistici illegali della Corea del Nord, in violazione di molteplici risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e le sue continue attività destabilizzanti. Hanno ribadito il loro appello per la completa denuclearizzazione della penisola coreana e si sono appellati alla Corea del Nord affinché abbandoni tutte le sue armi nucleari, i programmi nucleari esistenti e qualsiasi altro programma di armi di distruzione di massa e missili balistici in modo totale, verificabile e irreversibile, in conformità con tutte le risoluzioni pertinenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Hanno invitato la Corea del Nord a ripristinare il dialogo per promuovere la pace e la stabilità nella penisola coreana. Hanno esortato tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a dare piena attuazione a tutte le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Hanno ribadito la loro profonda delusione per il veto posto dalla Russia lo scorso marzo al rinnovo del mandato del gruppo di esperti del Comitato istituito con la Risoluzione 1718 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Hanno condannato con la massima fermezza la crescente cooperazione militare tra la Corea del Nord e la Russia, compresa l’esportazione della Corea del Nord e l’approvvigionamento da parte della Russia di missili balistici e munizioni nordcoreane in violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in materia, nonché l’uso di tali missili e munizioni da parte della Russia contro l’Ucraina. Sono inoltre profondamente preoccupati per il potenziale trasferimento di tecnologia nucleare o legata ai missili balistici alla Corea del Nord, in violazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in materia. Hanno esortato la Russia e la Corea del Nord a cessare immediatamente tutte queste attività e a rispettare le relative risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Hanno esortato la Corea del Nord a rispettare i diritti umani, a facilitare l’accesso alle organizzazioni umanitarie internazionali e a risolvere immediatamente la questione dei rapimenti.
Hanno invitato la Cina a non condurre o tollerare attività volte a minare la sicurezza e l’incolumità delle nostre comunità e l’integrità delle nostre istituzioni democratiche e ad agire in stretta conformità con gli obblighi previsti dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari.
- Questioni regionali
Venezuela
I membri del G7 hanno ribadito la loro profonda preoccupazione per la situazione in Venezuela, dopo le elezioni del 28 luglio.
Hanno sottolineato che l’annunciata vittoria di Maduro pecca di credibilità e legittimità democratica, come indicato nei rapporti del gruppo di esperti delle Nazioni Unite e degli osservatori internazionali indipendenti, nonché dai dati pubblicati dall’opposizione. Hanno sottolineato che è essenziale che i risultati elettorali siano verificati in modo indipendente per garantire il rispetto della volontà del popolo venezuelano.
Hanno espresso la loro indignazione per il mandato di arresto e le continue minacce alla sicurezza di Edmundo Gonzalez Urrutia, che ha deciso di rifugiarsi in Spagna. I rapporti indipendenti citati suggeriscono che Edmundo Gonzalez Urrutia abbia ottenuto il maggior numero di voti.
Hanno esortato i rappresentanti venezuelani a cessare tutte le violazioni e gli abusi dei diritti umani, le detenzioni arbitrarie e le diffuse restrizioni alle libertà fondamentali, in particolare nei confronti dell’opposizione politica, dei difensori dei diritti umani e dei rappresentanti dei media indipendenti e della società civile. Hanno chiesto il rilascio di tutti i prigionieri politici e l’attuazione di un percorso verso la libertà e la democrazia per il popolo venezuelano.
Hanno esortato la comunità internazionale a confermare il Venezuela quale priorità dell’agenda diplomatica e hanno espresso il loro sostegno agli sforzi dei partner regionali per facilitare la transizione democratica e pacifica guidata dal Venezuela, che il popolo venezuelano ha palesemente scelto in sede di voto.
Haiti
I membri del G7 hanno espresso la loro determinazione a continuare a sostenere le istituzioni haitiane – tra cui il Consiglio Presidenziale di Transizione (CPT) e il Governo del Primo Ministro Conille – nel loro impegno a creare le condizioni necessarie di sicurezza e stabilità generale per la convocazione di elezioni libere ed eque entro febbraio 2026. L’espressione della volontà popolare getterebbe le basi per il pieno ripristino della democrazia e dello Stato di diritto ad Haiti.
Hanno inoltre espresso pieno sostegno alla missione Multinational Security Support (MSS), che sta fornendo un supporto fondamentale alla polizia nazionale haitiana nel contrastare le bande criminali dedite a traffici illeciti e responsabili di brutali violenze ai danni della popolazione.
I membri del G7 hanno sottolineato l’importanza di continuare a sostenere la missione MSS attraverso contributi finanziari al Fondo fiduciario delle Nazioni Unite e contributi in natura. Hanno espresso il loro forte apprezzamento per l’impegno del governo del Kenya – che ha già dispiegato 380 operatori sul campo – a sostenere la polizia nazionale haitiana nel ripristino della pace e della sicurezza.
Hanno invitato tutti i Paesi che si sono impegnati a schierare i loro contingenti per la missione MSS a farlo al più presto, al fine di consolidare la missione e il suo ruolo fondamentale nel Paese. Hanno invitato i partner di Haiti a proseguire l’assistenza umanitaria al popolo haitiano e ad accelerare i loro contributi finanziari e in natura alla missione MSS, al fine di contribuire a garantire che la missione possa contare su risorse sufficienti per il successo.
Hanno inoltre invitato il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a prendere in considerazione un’operazione di pace dell’ONU per mantenere la sicurezza della polizia nazionale di Haiti e della missione MSS per lo svolgimento di elezioni libere ed eque e hanno invitato il Segretario Generale a fornire il proprio sostegno.
I membri del G7 hanno accolto con favore il lavoro del Gruppo di lavoro del G7 su Haiti nel monitorare gli sviluppi istituzionali, politici, sociali e di sicurezza ad Haiti, al fine di sostenere la stabilizzazione del Paese e il ripristino di una piena governance democratica.
Libia
I membri del G7 hanno ribadito il loro incessante impegno a favore della stabilità, della sovranità, dell’indipendenza e dell’unità della Libia. Hanno espresso profonda preoccupazione per i recenti sviluppi nel Paese, in particolare quelli che coinvolgono la leadership della Banca Centrale Libica e dell’Alto Consiglio di Stato, che mostrano la fragilità e l’insostenibilità dell’attuale status quo. Hanno esortato le parti libiche interessate a raggiungere rapidamente i compromessi necessari per iniziare a ripristinare l’integrità istituzionale della Banca centrale libica e la sua posizione nei confronti della comunità finanziaria internazionale. Hanno invitato gli attori politici libici ad astenersi dall’intraprendere azioni unilaterali dannose capaci di generare ulteriore tensione e frammentazione politica e di rendere il Paese vulnerabile a rovinose ingerenze di Paesi esteri.
Hanno preso atto dei progressi compiuti nell’organizzazione delle elezioni locali e hanno chiesto una partecipazione libera, equa e inclusiva di tutti i libici. È ora imperativo rilanciare un processo politico a guida e titolarità libica, facilitato dalle Nazioni Unite, verso elezioni presidenziali e parlamentari libere ed eque.
Hanno espresso il loro sostegno e lodato gli sforzi compiuti dall’ufficiale UNSMIL incaricato, Stephanie Koury, a sostegno della stabilizzazione della Libia. Hanno invitato il Segretario Generale a nominare tempestivamente un nuovo Rappresentante speciale.
Sudan
I membri del G7 hanno ribadito la loro grave preoccupazione per i combattimenti, gli sfollamenti di massa e la carestia che stanno colpendo il Sudan.
Hanno condannato le gravi violazioni dei diritti umani e gli abusi contro la popolazione civile, compresa la diffusa violenza sessuale e di genere, nonché le violazioni del diritto umanitario internazionale da parte di entrambe le parti belligeranti. Hanno fatto appello affinché si ponga immediatamente fine all’escalation di violenza, responsabile di ulteriori sfollamenti, e hanno esortato le parti belligeranti a garantire la protezione dei civili. Hanno ribadito il loro impegno a chiamare a rispondere tutti i responsabili delle violazioni del diritto internazionale in Sudan.
Hanno condannato l’emergere della carestia in Sudan, attribuendola alla limitazione dell’accesso degli operatori umanitari. Hanno preso atto dei recenti progressi in relazione alla riapertura del valico di frontiera Ciad-Sudan ad Adré, sulla scia della Conferenza di Parigi e dei colloqui di Ginevra. Hanno richiesto un accesso umanitario totale, rapido, sicuro e senza ostacoli sia in Sudan che attraverso le linee di conflitto, affinché gli aiuti possano raggiungere tutti coloro che ne hanno bisogno.
Hanno esortato tutte le parti a cessare immediatamente le ostilità e a impegnarsi in seri negoziati volti a raggiungere un cessate il fuoco duraturo, l’accesso umanitario e la protezione dei civili senza precondizioni.
Hanno invitato tutte le terze parti ad astenersi dall’alimentare il conflitto, a rispettare l’embargo delle Nazioni Unite sulle armi in Darfur e a svolgere un ruolo responsabile nella risoluzione della crisi.
Hanno accolto con favore gli sforzi di mediazione degli attori e delle organizzazioni regionali e internazionali per facilitare una pace duratura per il Paese.
Un dialogo nazionale inclusivo, volto a ripristinare la democrazia, a ristabilire e a rafforzare le istituzioni civili e rappresentative dopo la fine del conflitto, rappresenta un prerequisito per una pace duratura. I membri del G7 hanno sottolineato la necessità che i rappresentanti della società civile sudanese, comprese le donne, siano pienamente coinvolti nella riflessione sul futuro politico del Paese.