Il ministro degli Esteri spiega la posizione italiana e le priorità nella crisi ai confini europei
“Il punto di caduta finale della crisi ucraina deve essere il rientro della Russia nel suo ruolo di partner internazionale globale e responsabile. E l`unico modo è tenere aperto il canale della diplomazia. La stessa Russia ha interesse ad essere attore globale. E’ fondamentale che questa rimanga la prospettiva, non c`è alternativa a gestire la complessità del mondo odierno attraverso sistemi di cooperazione e non di conflitto».
Federica Mogherini è «salita su un treno in corsa». Ma non nasconde di amare molto il suo nuovo lavoro: «La politica estera è sempre stata la mia passione», dice la titolare della Farnesina, che in sole tre settimane ha già fatto esperienza con l`intero repertorio delle relazioni internazionali: bilaterali, multilaterali, vertici d`emergenza, conferenze internazionali.
Il ministro degli Esteri ci ha dato appuntamento in un caffè nei pressi di casa sua, in Prati. Probabilmente lo ha fatto per conciliare il suo incarico con il ruolo di mamma: un`ora dopo l`intervista, alla quale si è presentata in jeans e maglione, l`abbiamo vista a passeggio, senza scorta, con le sue due bambine.
Signora ministro, ci fa il punto sulla posizione italiana nella crisi ucraina, alla luce degli ultimi sviluppi?
«L`Italia si è mossa su quattro canali prioritari. Il primo è stata di avere una voce unita della comunità internazionale, tanto più nell`Unione Europea dove facciamo fatica ad avere una linea politica comune. Anche sull`Ucraina siamo arrivati tardi a ragionare insieme sulla portata vera della crisi, a partire dall`Accordo di associazione. Se l`avessimo fatto nei mesi scorsi, cercando di renderlo compatibile con il patto doganale Ucraina Russia, forse alcune cose sarebbero andate diversamente. Ma ora è un fatto che dalla Ue e dalle altre istanze internazionali – Onu, G7, Osce, Consiglio d`Europa – a Mosca arriva un messaggio politico univoco: la violazione del diritto internazionale non può passare sotto silenzio e senza reazione. Ciò su cui però adesso occorre concentrarsi è aiutare davvero l`Ucraina, cercando di evitare che il Paese si divida lungo linee etnico linguistiche. Dovrà essere aiuto nel processo democratico, aiuto economico, aiuto nelle riforme della governance, a partire dalla legge anti-corruzione. E non ultimo, aiuto a gestire politiche di buon vicinato, in primis quelle con la Russia. L`idea dell`Ucraina come anello di congiunzione tra Russia e Ue può sembrare surreale in questa fase, ma resta una necessità. Kissinger ha parlato di modello Finlandia, ecco, quella potrebbe essere la strada. Infine, la via d`uscita. Noi abbiamo sempre insistito, con Germania e Francia, sulla necessità di mantenere aperto il dialogo».
Quali sono stati gli errori dell`Occidente nei confronti della Russia nei 25 anni seguiti alla fine della Guerra Fredda e dell`Urss?
«Ce ne sono stati da entrambe le parti. Credo però che la linea di direzione generale, la partnership, non sia stata sbagliata, da parte dell`Ue e da parte della Nato…».
Farei un`obiezione sulla Nato.
«Ora è importante stabilire in che modo la Nato verrà coinvolta in questa crisi. Occorre molta cautela su tempi e opportunità dei processi di partenariato atlantico. Ed è rassicurante che il nuovo governo ucraino abbia detto che non è in discussione un`adesione alla Nato, un segnale politico saggio».
Quali mosse lei si attende da Mosca? Secondo gli ambienti Nato, Putin non si fermerà in Crimea.
«Un`escalation militare in altre parti dell`Ucraina è assolutamente da scongiurare. Il punto è se ci si ferma a immaginare le possibili azioni di Mosca, ovvero se si cerca di mettere in campo strumenti politici per facilitare scenari positivi. Diamo tutte le carte in mano a Putin e aspettiamo di vedere che fa, per poi reagire? Oppure cerchiamo di impegnare la Russia a ritrovare la strada del dialogo e della cooperazione? Per questo è importante l`incontro di oggi tra Kerry e Lavrov, così come l`invio dei 100 osservatori dell`Osce, deciso di comune accordo con la Russia. E’ un segnale fortissimo, apre strade anche tra Mosca e Kiev, altro punto chiave del processo diplomatico.Un grande numero di osservatori sul terreno aiuta a evitare il gioco di reazionie controreazioni che farebbe precipitare le cose».
Ma differenze di tono tra i partner occidentali ed europei rimangono. Quanto pesano sulle cautele italiane, e non solo nostre, i legittimi interessi economici con Mosca?
«Ho detto più volte che non è sulla base degli interessi economici, legittimi e reciproci, che abbiamo orientato le scelte di politica estera. Siamo in una fase della storia del mondo, nella quale dobbiamo essere capaci di gestire insieme crisi, sfide, opportunità. Le nostre relazioni economiche con la Russia sono forti, ma è vero anche l`inverso. Dopodiché, lo ha detto anche il presidente Renzi, noi siamo tra i Paesi che più importano energia dalla Russia, ma siamo anche tra quelli che possono farne a meno, abbiamo alternative possibili immediate. Il punto vero è accettare che siamo tutti interconnessi. Se procedessimo sulla strada di tagliare i ponti, andremmo verso un mondo impossibile da governare e gestire».
La sospensione dei lavori preparatori del G8 di Sochi prelude alla fine di questo format?
«Una cosa è dire che in questo momento non ci sono le condizioni per riunire il G8, un`altra che è finito. Non è così. Se in questo momento è impraticabile vederci a 8, può essere che tra qualche mese sarà molto utile. Ripeto, il punto di arrivo di questa crisi è tornare al formato G8 in senso pieno, perché è l`unico forum dove ci parliamo e lavoriamo direttamente con la Russia. E’ essenziale tenere in vita il G8, come forum dove la Russia torni a comportarsi da grande».
Al vertice nucleare dell`Aia, lei vedrà il ministro degli Esteri indiano. Cosa gli dirà sul caso dei marò?
«Dopo il nostro colloquio telefonico, ribadirò che il nostro governo non riconosce la giurisdizione indiana, che procederemo e continueremo a farlo sulla strada dell`internazionalizzazione, anche con il coinvolgimento di Nazioni Unite e Ue».