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Gentiloni: “Dall’Expo alla Libia, Italia non più marginale” (Il Sole 24 Ore)

«Dall’Expo alla Libia, Italia non più marginale»

di Gerardo Pelosi

La voce dell’Italia resta forte ed apprezzata nella comunità internazionale. Non solo grazie all’Expo di Milano che ha acceso i riflettori sulle eccellenze del nostro Paese ma per il contributo concreto dato all’integrazione europea e al dialogo con la Russia così come alla soluzione delle principali crisi regionali, dalla Libia all’esodo di migranti dalle coste nordafricane. Può essere tradotto così il messaggio che il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni affida a quest’intervista al Sole 24 Ore.

Un messaggio in cui il ministro sottolinea il lavoro del Governo Renzi in Italia e all’estero per la promozione del Made in Italy con un piano da 220 milioni di euro.

Non passa giorno che lei non segnali i pericoli della crisi libica, l’esodo di migranti nel Canale di Sicilia e le minacce connesse all’espansione dell’Isis a ridosso delle frontiere europee. I tempi per una nuova risoluzione Onu sono compatibili con la gravità della crisi?

I tempi per una risoluzione Onu non sono così lunghi anche se l’operazione ha un certo livello di complessità. Tra una decina di giorni si capirà se la bozza preparata dall’Italia, presentata (come Pen holder) dal Regno Unito e sul quale esiste già intesa tra Francia, Gran Bretagna, Spagna e Lituania possa essere accolta anche dagli altri undici membri del Consiglio di sicurezza, a partire dai membri permanenti con diritto di veto. Dai contatti fin qui avuti da Federica Mogherini e da noi non vedo obiezioni di principio da parte degli Stati Uniti. E neppure da Russia e Cina. Ma la convergenza su un testo non è mai semplice.

Nella bozza di risoluzione si parla esplicitamente di colpire scafisti e barconi?

Si fa esplicito riferimento al capitolo 7 della Carta Onu che prevede la possibilità del ricorso all’uso della forza.

Ma resta il fatto che l’Italia resta da sola in Europa a fronteggiare l’esodo di migranti e l’ultimo Consiglio europeo non ha cambiato la situazione ma solo deciso risorse aggiuntive alla missione Triton.

Il Consiglio Ue del 23 aprile ha accolto le richieste italiane per contribuire con mezzi navali ed aerei di una decina di Paesi. L’impegno di salvare vite umane nel Mediterraneo non può essere solo italiano. Per rafforzare l’accoglienza servono passi ulteriori perché con le norme attuali le unità navali dei Paesi europei sbarcano i migranti salvati nei porti più vicini quindi Grecia, Malta e Italia. Dall’inizio dell’anno sono stati salvati 35mila migranti, il 10% in più dell’anno scorso. Occorre anche che si rafforzi il contributo per l’accoglienza perché anche l’accoglienza è un problema europeo e la risposta non può essere solo italiana. Il problema è destinato a durare anni: per ridurne l’impatto serve la stabilizzazione della Libia che oggi è la porta aperta al traffico dei migranti. Sul negoziato per la formazione di un nuovo Governo in Libia l’accordo è possibile ma occorre fare presto. ll tempo non è illimitato; nei prossimi 30,40 giorni occorre trovare un’intesa o c’è il rischio di un’escaltion di violenza e terrorismo.

Il risultato delle elezioni inglesi è un brutto segnale per l’Europa?

La questione europea non è stata al centro dello scontro elettorale britannico incentrato sulle questioni economiche, le dinamiche regionali e l’immigrazione. Cameron ha promesso un referendum sull’uscita dalla Ue entro il 2017. Mi auguro e confido che il Governo conservatore, referendum o non referendum, sostenga la permanenza del Regno Unito nella Ue. Uscire sarebbe un disastro per l’economia britannica oltre che un danno per l’Unione. Ormai si è consolidata la realtà in cui Paesi importanti come Regno Unito e Polonia partecipano all’integrazione economica pur non facendo parte dell’Eurozona.

Oggi lei sarà a Mosca per partecipare alla celebrazione del 70 anniversario della liberazione dal nazifascismo ma non parteciperà alla parata militare. Perché?

La Storia non si cancella e il contributo dall’allora Urss per liberare l’Europa dal nazifascismo non può essere dimenticato. Il Governo italiano non parteciperà alla parata militare perché non possiamo fare finta che non ci sia stata l’annessione della Crimea e che non sia ancora aperta la crisi ucraina. Una posizione che condividiamo con la Francia. La cancelliera tedesca Merkel sarà invece a Mosca domani.

È un fatto che molte aziende europee ed italiane sollecitano un allentamento delle sanzioni contro la Russia. Se ne parlerà forse lunedì alla Farnesina durante il convegno sulle reti per le imprese all’estero. Ma per quanto riguarda le riforme interne non c’è ancora molto da fare per adeguare la rete diplomatica alle esigenze dell’internazionalizzazione?

L’internazionalizzazione è una priorità per la nostra rete diplomatica. I nostri ambasciatori svolgono un ruolo di leadership per la promozione di impresa assieme alle altre articolazioni del sistema Italia all’estero. Con il governo Renzi ha preso il via una cabina di regia tra Farnesina e Sviluppo economico per la promozione del Made in Italy. I risultati delle nostre imprese in termini di export sono sotto gli occhi di tutti. L’Italia detiene un surplus manifatturiero importante e mantiene le sue quote di mercato meglio di altri Paesi europei. Le risorse sono sempre insufficienti rispetto ad obiettivi ambiziosi ma per il Piano per la promozione del Made in Italy e l’attrazione degli investimenti su cui lavoriamo con il viceministro Calenda sono destinati 220 milioni nel triennio 2015-2017.

Tra sei mesi cosa resterà dell’investimento fatto per l’Expo oltre alla vetrina internazionale?

Resterà il ricordo di una bella esperienza italiana per milioni di visitatori. Resterà il frutto di migliaia di incontri economici, con istituzioni e B to B che vede impegnati oltre cento Paesi stranieri alcuni dei quali, come la Cina, con tre padiglioni. Resterà un messaggio politico non scontato per le Esposizioni universali sulla quailtà del cibo e l’agricoltura sostenibile. Un messaggio che il 16 ottobre consegneremo a Banki-Moon.

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