Prima l’India, poi Abu Dhabi. Il vicepremier Antonio Tajani, ministro degli Esteri, è reduce dall’ennesima missione all’estero e alla vigilia delle prossime: Bosnia Erzegovina, poi Israele. Un’azione diplomatica incessante, per ricucire rapporti, creare partnership, rilanciare il ruolo dell’Italia nel mondo. Dall’economia alle rotte del gas, dalla costruzione della pace in Ucraina al fenomeno migranti.
Ministro, partiamo da Nuova Delhi e Emirati. Bilancio?
«Molto positivo. C’è grande voglia di Italia nel mondo e molta considerazione, verso il nostro Paese, il nostro governo e la nostra premier. Credibilità che vogliamo usare per fare gli interessi di 60 milioni di italiani. Se aumenta l’export diminuisce il debito pubblico».
Come?
«La firma di partenariati con due Paesi importanti come India ed Emirati Arabi è un cambio di passo importante. Gli ambiti sono molteplici: in campo energetico, dei cambiamenti climatici con la conferenza Cop28, degli investimenti e delle esportazioni delle nostre imprese. Ci sono nuove opportunità: innovazione, agroalimentare e sicurezza alimentare, sostenibilità ambientale, spazio. Più l’interesse emiratino per la posa di un cavo elettrico sottomarino tra Italia ed Egitto».
Quanto vale il mercato degli Emirati?
«Nel 2022 il volume d’affari è stato di 7,4 miliardi di euro, l’Italia è l’ottavo partner mondiale, il primo europeo, negli Emirati ci sono 600 aziende a partecipazione italiana: trasporti, energia, infrastrutture, servizi finanziari. Numeri che vogliamo incrementare».
C’è anche un rinnovato canale diplomatico?
«Soprattutto sul Mediterraneo rispetto ai flussi migratori».
Ecco, i migranti. Nel naufragio di Cutro ci sono stati errori nella catena dei soccorsi?
«Guardi, io ho fiducia nelle nostre forze dell’ordine, nella Guardia di Finanza e nella Guardia Costiera. Poi c’è un’inchiesta della magistratura che accerterà come sono andati i fatti, ma non bisogna criminalizzare i nostri uomini che sono andati in mare. È stato fatto tutto il possibile, siamo in prima linea per salvare vite umane».
Le opposizioni hanno chiesto le dimissioni di Piantedosi
«Lo dico da giornalista: non fa più notizia. Ogni giorno chiedono le dimissioni di un membro diverso del governo: è successo anche con me, da parte dei Cinquestelle. È solo propaganda».
Il governo è stato un po’ assente, dopo la tragedia?
«Assolutamente no. Piantedosi è andato subito a Crotone, il primo giorno».
Con qualche frase che ha scatenato le polemiche...
«Conta la sostanza, non le frasi. Piantedosi è un ottimo ministro, il governo c’è stato, siamo sempre impegnati nella questione migranti. Nel consiglio europeo dei ministri degli Esteri, negli incontri con Blinken, nelle interlocuzioni su Libia, Tunisia, Egitto. Ogni giorno lavoriamo su questo».
Dopo il pressing del premier Meloni, ma anche dai Paesi del Mediterraneo, cosa vi aspettate dalla Ue?
«Un coinvolgimento maggiore, perché l’Italia da sola non può farsi carico di tutti i problemi del Mediterraneo. Abbiamo parlato di un piano Mattei che poi è un piano Marshall per l’Africa, l’Europa deve investire di più sui progetti in quei Paesi, per evitare che le persone siano obbligate a partire. Interventi per la pace nella regione sub sahariana, sul cambiamento climatico, sulla lotta alle malattie e al terrorismo».
In Italia ogni anno viene fatto un decreto flussi, nel quale si stabilisce il numero degli immigrati regolari. Serve un provvedimento simile anche al livello europeo?
«Stabilire i flussi europei, da parte della Ue, sarebbe fondamentale. Anche con una serie di accordi con gli Stati e meccanismi premiali per chi è più virtuoso».
Si spieghi meglio
«Aumenteremo le quote degli immigrati regolari per quegli Stati che combattono meglio il fenomeno degli irregolari, facendo tornare indietro o non facendo partire i barconi degli scafisti».
Così si eviterebbero anche tragedie come quella di Cutro?
«Sicuramente meno irregolari ci sono e più vite si salvano. Ma è una questione che va affrontata alla radice: i criminali vanno combattuti con forza togliendo i motori alle barche degli scafisti ma anche lavorando per sostenere le economie dei Paesi maggiormente in difficoltà».
Sarebbe a dire? Che altro?
«Agire per la stabilizzazione dell’Africa. Perché le guerre creano nuovi esodi. Abbiamo chiesto agli Emirati una mano perla Tunisia e per la Libia, dove sono influenti. Sulla Tunisia ci sono anche gli aiuti del Fondo monetario internazionale. Ne ho parlato con Georgieva e Blinken, sono stato negli Usa: un prestito da un miliardo di dollari è importante. Sempre a Tunisi è stata in missione l’ambasciatrice Teresa Castaldo, direttore generale della cooperazione allo sviluppo: l’Italia impegnerà 100 milioni per la cooperazione. La Libia? Il confronto politico è ripreso, siamo in contatto con tutte le parti, in un ruolo di mediazione».
Vale anche per l’Ucraina. Come giudica il primissimo contatto tra Lavrov e Blinken?
«Tutto ciò che va verso il dialogo è positivo: bisogna scongiurare il rischio di un’escalation, con la minaccia russa dell’uso delle armi nucleari. E l’Italia è in prima fila nel sostegno all’Ucraina e nella ricerca della pace, fermo restando che una pace giusta non può significare la resa di Kiev».
Lavrov su Berlusconi?
«Che Berlusconi sia una persona credibile non ci sono dubbi, così come sul fatto che è da sempre dalla parte dell’Occidente. È rimasto molto deluso da Putin. voleva che continuasse lo spirito di Pratica di Mare, che si continuasse ad avere la Cina come competitor. Voleva portare la Russia verso l’Ovest, c’era riuscito bloccando anche l’invasione della Georgia con Sarkozy».
Moldavia, la situazione tra Serbia e Kossovo: teme altre ucraine in zona Nato?
«Mi auguro di no. E in Bosnia Erzegovina, dove vado venerdì con il Ministro degli esteri austriaco, speriamo di aprire un altro fronte di stabilizzazione. Nei Balcani l’Italia è tornata protagonista, non ci sono più solo Francia e Germania».
Che farete rispetto all’accordo con la Cina sulla Via della Seta?
«Stiamo valutando. Con Pechino abbiamo relazioni buone, ci sono tante forme di collaborazione. Dobbiamo avere buone relazioni con tutti, l’India però diventa sempre più un partner strategico dell’Italia in quell’area».
Le nomine delle partecipate?
«Berlusconi e Forza Italia sono favorevoli alla conferma di Descalzi all’Eni».
La vittoria italiana sull’Automotive con il rinvio allo stop ai motori a combustione?
«Lavoriamo per salvare 70mila posti di lavoro. Va bene la transizione ecologica, ma le imprese devono avere il tempo di adeguarsi».
Il rialzo dei tassi della Bce?
«Mi preoccupa perché così si rischia la stagnazione. Spero non si vada avanti, anche perché, al contrario di quella Usa, la nostra inflazione è dovuta alla guerra e l’aumento dei costi per l’energia».