L’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, ospita una performance di Stefano Serretta. L’opera si inserisce nel progetto, a cura di Vasco Forconi, dal titolo ‘Shoegaze’ letteralmente sguardo fisso sulle scarpe, omaggio velato all’omonima sottocultura musicale nata in Gran Bretagna alla fine degli anni ’80, che prevede un ciclo di mostre che nel corso del 2019 vedrà artisti attivi in Italia e in Svezia confrontarsi con l’edificio dell’Istituto progettato da Gio Ponti. Dunque Stefano Serretta ha realizzato un’installazione ambientale svuotando lo spazio interno del foyer e dell’auditorium dell’Istituto e coprendo interamente la vetrata con fogli di carta di giornale.
Questo gesto diventa l’occasione per sviluppare una narrazione fatta di immagini, invitando il pubblico ad attraversare lo spazio e a decodificare i personaggi che, tramite il giornale appositamente disegnato e prodotto, popolano le vetrate dell’edificio. Serretta mette in scena questa condizione di paradossale sospensione temporale ricoprendone le grandi vetrate con fogli di giornale, gesto che nell’immaginario contemporaneo allude al fallimento di un’attività commerciale, offrendo così una diversa lettura dello spazio architettonico. Eppure questa doppia azione di svuotamento e negazione dello sguardo risulta solamente temporanea: all’interno dell’edificio i fogli policromi che ricoprono le grandi finestre, attraversati dalla luce del sole, diventano il mezzo attraverso cui l’artista dispiega un percorso fatto di disegni e frammenti di testo.
Anche i testi che compongono il giornale si rivelano essere una ripetizione ossessiva di mantra e frammenti di discorso, ambigui e ambivalenti, che l’artista prende in prestito tanto dalla retorica della narrazione politica contemporanea quanto dalla cultura letteraria, cinematografica e musicale, nei quali ironia, paure e ideologia si mescolano in modo inestricabile.