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Disarmo, controllo armamenti e non proliferazione

L’impegno per il disarmo, il controllo degli armamenti e la non proliferazione rappresenta un elemento qualificante della politica estera italiana.

L’Italia è tradizionalmente attiva su più fronti: in seno alle Nazioni Unite, all’Unione Europea, al G8 nonché nell’ambito dei processi di riesame delle maggiori convenzioni internazionali in materia.

Tra i risultati più importanti conseguiti dal nostro Paese in relazione a tale settore possiamo annoverare l’adozione della Strategia Europea di non proliferazione delle armi di distruzione di massa (adottata nel corso del semestre di presidenza italiana all’UE nel 2003) e la partecipazione alla “Proliferation Security Initiative” (PSI) volta all’interdizione dei traffici illeciti di armi di distruzione di massa.

Nel campo del disarmo e della non proliferazione l’impegno dell’Italia si struttura in diversi settori in relazione all’esistenza di differenti categorie di armamenti esistenti.

Solitamente gli armamenti vengono distinti in armi convenzionali ed armi di distruzione di massa. Le prime, generalmente ritenute legittime, vengono definite “convenzionali” in base a due osservazioni: possiedono una capacità distruttiva relativamente contenuta ed hanno effetti discriminanti per cui consentono una maggiore tutela della popolazione civile. Le seconde, invece, comprendenti armi nucleari, biologiche, chimiche sono accomunate dalla caratteristica di possedere un potenziale distruttivo enorme e, soprattutto, indiscriminato.

L’Italia è attiva in tutti i regimi internazionali di controllo delle esportazioni di armi convenzionali (Wassenaar Arrangment), di armamento nucleare (Nuclear Suppliers’ Group), armamento bio-chimico (Australia Group) e missilistico (Missile Technology Control Regime).