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Al via la riforma della Cooperazione – Letta, tema è nuovamente priorità del Governo

Al via la riforma della Cooperazione, un altro importante e significativo “segmento” della “europeizzazione” del nostro Paese, frutto di un confronto parlamentare bipartisan. Il Consiglio dei ministri ha, infatti, approvato il disegno di legge: “disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo” che da un lato, aggiorna, in modo sistematico, la fotografia del sistema dopo 27 anni, rimettendo in ordine soggetti, strumenti, modalità di intervento e principi di riferimento maturati nel frattempo nella comunità internazionale, e dall’altro adegua il nostro sistema ai modelli prevalenti nei Paesi partner della UE. “Una riforma attesa e importante, che dà il senso della priorità che vogliamo di nuovo dare al capitolo della cooperazione alla Sviluppo”, ha sottolineato il Presidente del Consiglio Enrico Letta annunciando il ddl di riforma organica della Legge 49 del 1987.



Pistelli, con riforma ci allineiamo all’Ue


Una riforma che aggiorna la fotografia del sistema cooperazione, riportandolo dal “bianco e nero” di 27 anni fa al “digitale” dei tempi odierni e che permette all’Italia di allinearsi sul piano delle regole e delle risorse ai grandi modelli europei che sono più avanti di noi. Così il Vice Ministro degli Esteri Lapo Pistelli ha espresso la propria soddisfazione per l’approvazione, in Cdm, della riforma delle Legge 49. Più che una riforma, è una scrittura di una nuova legge per la cooperazione allo sviluppo, ha spiegato Lapo Pistelli auspicando che “il Parlamento collabori con un esame sollecito e attento del testo, che ci permetta di portare a casa un impegno” preso dallo stesso Enrico Letta, quello di dotare l’Italia il più rapidamente possibile di una nuova legge per la cooperazione.


“La riforma non cade da cielo ma figlia di un dibattito molto maturo”, ha quindi spiegato il Vice Ministro degli Esteri, individuando la “vera novità” portata dal testo nella “nascita di una struttura di gestione, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, sulla linea di altri Paesi europei”. Un’agenzia che, ha assicurato Lapo Pistelli, “non sarà un carrozzone, ma un vascello corsaro, visto il rapporto con le altre agenzie europee ma che renderà ancora più efficace la spesa”.


Nuova governance per la crescita e lo sviluppo sostenibile



Il disegno di legge definisce una nuova architettura di governance del sistema della cooperazione. La coerenza delle politiche e il coordinamento delle stesse sarà garantito attraverso il Comitato Interministeriale per la cooperazione allo sviluppo (CICS), una regia costituita dai dicasteri che hanno competenze in materie che sono oggetto di attività di cooperazione allo sviluppo. Essendo la cooperazione definita come “parte integrante della politica estera”, toccherà al Ministero degli Esteri, nella figura del Vice Ministro delegato, il compito di tirare le fila di questo esercizio unitario e coerente. Anche le risorse, oggi distribuite sui capitoli di diversi Ministeri, saranno facilmente leggibili attraverso un apposito Allegato al Bilancio.


Nasce l’Agenzia italiana per la Cooperazione



Il DdL definisce inoltre una nuova struttura di gestione, prevedendo la nascita dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. L’Agenzia, un modello che esiste in tutti i principali Paesi europei, corrisponde a un’esigenza fortemente richiesta dagli attori della cooperazione e avanzata nelle proposte di riforma di iniziativa parlamentare; essa consentirà di valorizzare le professionalità già esistenti e di attirarne di nuove; permetterà infine di potersi cimentare, grazie alla maggiore flessibilità, con le modalità più innovative di cooperazione oggi esistenti, non normativamente compatibili con l’assetto attuale. Si tratterà di un’Agenzia assai leggera, un vascello corsaro se comparato con i numeri delle Agenzie esistenti negli altri Paesi partner. Per gli interventi maggiormente onerosi, l’Agenzia lavorerà assieme al Ministero degli Esteri in un apposito Comitato Congiunto.


La partecipazione del Parlamento

La riforma disegna infine un rapporto di partecipazione del Parlamento, che esercita le funzioni di indirizzo e controllo sul documento triennale di programmazione, e della Conferenza Nazionale, un organo di discussione e di consultazione, che darà stabilità all’esperienza di dialogo fra soggetti pubblici e privati, già maturata in occasione del Forum di Milano del 2012.