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Ambasciatore Cavagna: “La Cni è una storia di successo”

Giuseppe Cavagna – Ambasciatore d’Italia presso la Repubblica di Slovenia
Giuseppe Cavagna - Ambasciatore d'Italia presso la Repubblica di Slovenia

Le relazioni bilaterali tra l’Italia e la Slovenia si rispecchiano nei rapporti di buon vicinato e nel regolare dialogo politico instaurato tra Roma e Lubiana. Il partenariato dei due Paesi confinanti e alleati – entrambi sono membri dell’Unione europea e della Nato – si espande su diversi piani, come frutto di un ottimo livello di cooperazione raggiunto in un ampio ventaglio di settori. I due Paesi possono contare su forti legami storici, politici, economici, commerciali e culturali. La presenza della Comunità italiana autoctona in Slovenia e di quella slovena in Italia, che svolgono un importante ruolo di ponte tra i due Paesi, costituisce un fattore aggiunto e un arricchimento della relazione bilaterale. Inoltre, la Slovenia è insieme alla Croazia coinvolta in un esercizio di cooperazione trilaterale con l’Italia in Nord Adriatico articolato in settori strategici fra i quali trasporti e connettività, tutela dell’ambiente, sicurezza marittima e cooperazione portuale. Dall’inizio del marzo scorso a ricoprire l’incarico di ambasciatore italiano in Slovenia è Giuseppe Cavagna (nato a Bologna nel 1965), che il 13 marzo ha presentato le sue lettere credenziali alla presidente slovena, Nataša Pirc Musar.

L’Ambasciata italiana a Lubiana è uno dei principali punti di riferimento per la Cni e l’Ambasciatore Cavagna (laureato in giurisprudenza all’Università di Bologna) ha accettato di concederci un’intervista nel corso della quale ha parlato dei rapporti tra i due Stati, da quelli economici a quelli culturali. Nel corso della conversazione sono state affrontate anche questioni di natura geopolitica e naturalmente si è discusso anche delle Comunità nazionali. Inoltre nel corso della conversazione, svoltasi negli spazi dell’Ambasciata d’Italia a Lubiana, è emerso che i dialetti bolognese, fiumano e ciacavo (grobniciano) hanno similitudini curiose: ad esempio l’assonanza del termine usato per indicare il macellaio è “bcher” nella parlata del capoluogo emiliano, “becher” in quella del capoluogo quarnerino e “beker” in quella del grobniciano.

Ambasciatore Cavagna, si presenti ai nostri lettori. Quali sono i suoi hobby, le sue passioni e i suoi interessi? Segue il calcio o qualche altro sport in particolare, è tifoso? 

“Innanzitutto, vi ringrazio per questa occasione. Conosco l’importanza dell’Edit. La carriera diplomatica porta via parecchio tempo, non lascia molto spazio a hobby vari. Il poco tempo libero che mi rimane fuori dal lavoro cerco di dedicarlo alla famiglia. Sono sposato e ho due figlie, da questo punto di vista posso definirmi un uomo fortunato. Mi piacerebbe poter dire che sono un appassionato di calcio. In realtà non sono un appassionato, bensì un tifoso acceso del Bologna, la città nella quale sono nato e nella quale ho trascorso la prima parte della mia vita. Tifo Bologna da sempre. Ho avuto la ‘sfortuna’ di nascere l’anno dopo l’ultimo Scudetto. Ogni volta che posso seguo la mia squadra del cuore con attenzione e vivo trasporto. Al di là di quello mi piace leggere. Negli ultimi anni mi piace camminare. Non è proprio uno sport, ma cerco di auto convincermi che faccia bene alla salute. Mi consente di vedere in una dimensione umana vari posti. Ho iniziato a camminare per Lubiana, che in questo senso è un luogo molto accogliente e nei pochissimi fine settimana che ho avuto a disposizione ho passeggiato anche in altre località della Slovenia”.

È la sua prima volta in Slovenia o aveva già visitato il paese? 

“Avevo avuto occasione già di venire diverse volte in Slovenia sotto un profilo professionale in quanto anni fa sono stato per un certo periodo a capo dell’Unità per l’Adriatico e i Balcani. All’epoca tra i miei incarichi c’era anche quello di seguire i rapporti bilaterali tra l’Italia e la Slovenia. Da turista sono venuto una sola volta, quasi dieci anni fa, e devo dire che l’impressione che mi rimase è quella che ritrovo, ovvero di un Paese molto, molto piacevole, molto curato, molto verde, molto attento a gestire la cosa pubblica. Tutte qualità che lo rendono un luogo molto gradevole dove stare”.

Il suo mandato è iniziato con la consegna delle lettere credenziali alla presidente Pirc Musar. Quali sono le priorità iscritte nella sua agenda? 

“Ho consegnato le credenziali alla presidente Nataša Pirc Musar a pochi giorni dal mio arrivo. Ho molto apprezzato questo gesto da parte della massima autorità slovena. Lo interpreto come un gesto d’amicizia nei confronti dell’Italia. Sono arrivato in un Paese già connotato da relazioni eccellenti con l’Italia. Relazioni bilaterali molto profonde ed estrema mente variegate sotto tutti i profili: dal culturale all’economico, dal sociale al politico. Il mio obiettivo è di cercare di renderle ancora più profonde e radicate; di tenere la porta aperta a ogni ulteriore iniziativa che serva a ribadire questa estrema vicinanza tra Roma e Lubiana”.

I risultati dell’interscambio economico tra Italia e Slovenia hanno raggiunto cifre importantissime. Quali sono i settori sui quali puntare per migliorare ulteriormente la performance?

“L’interscambio commerciale è a livelli elevatissimi. Abbiamo raggiunto un picco di 14 miliardi nel 2022 ed è un interscambio che si fonda su rapporti economici molto approfonditi e variegati che si delineano in vari settori. La scorsa settimana abbiamo tenuto la ‘Giornata della ricerca italiana nel mondo’ ospitata all’Istituto Jožef Stefan di Lubiana e quello è un esempio dei settori in cui questa collaborazione va avanti e offre prospettive eccellenti. Mi riferisco alle relazioni tra i due supercomputer, l’italiano Leonardo ospitato a Bologna e lo sloveno Vega situato a Maribor, al contributo che l’Intelligenza artificiale potrà dare a settori in cui è particolarmente sviluppata la presenza di aziende italiane come quello finanziario e assicurativo. Non dimentichiamoci che in Slovenia sono presenti sia le Generali (assicurazioni) che i gruppi IntesaSanpaolo e Unicredit, le due principali realtà bancarie italiane. Abbiamo prospettive molto valide anche nel settore della ricerca tecnologia e scientifica”.

“L’anno scorso erano state poste le basi per una collaborazione nell’aerospazio tra l’Agenzia spaziale italiana e il cluster di aziende che fanno riferimento all’Università di Maribor. Abbiamo collaborazioni in atto nell’ambito del progetto denominato ‘Valle dell’idrogeno del Nord Adriatico’ (l’iniziativa vede coinvolti anche partner croati, nda.), dunque nel campo delle energie pulite e rinnovabili. Vi sono poi settori di punta tradizionali italiane come la moda, i cosmetici o l’agroalimentare. Insomma, come potete intuire la gamma di possibili ulteriori approfondimenti è veramente vasta in un settore che gode degli ottimi rapporti instaurati tra Italia e Slovenia, che sono ottimi vicini e che condividono un confine che non è un limite ma un punto d’incontro e condivisione, un luogo dove porgersi la mano e incontrarsi”.

Sul piano culturale la collaborazione tra i due Paesi ha la sua punta di diamante nel progetto congiunto di Capitale europea della cultura GO! 2025 Nova Gorica-Gorizia. Come sfruttare a pieno questa grande opportunità? 

“Questo di Nova Gorica e Gorizia come Capitali europee della cultura congiunte costituisce veramente un unicum. Non ci sono in Europa, nell’Ue altre località che possano raccontare una storia di progressiva unione, di superamento delle divisioni e dei confini come Gorizia e Nova Gorica. Sono un esempio per tutta l’Ue di cosa significa essere cittadini di questa nostra Unione, di essere parte di un movimento di progresso verso un’Unione sempre più stretta, verso un’abolizione progressiva dei confini, il superamento delle divisioni e un arricchimento nel riconoscimento delle rispettive differenze e particolarità. Gorizia e Nova Gorica rimangono rispettivamente una città italiana e una città slovena, ma al contempo sono luoghi nei quali l’elemento italiano e sloveno si fondono sempre di più arricchendosi l’un l’altro. Un grande messaggio che queste due città, che per certi versi ormai sono diventate una, possono lanciare all’Europa e forse anche oltre”.

Ha annunciato l’intenzione di visitare la zona costiera, ovvero il territorio d’insediamento storico della Comunità nazionale italiana. Nel contesto della qualità dei rapporti bilaterali le minoranze hanno storicamente un ruolo di primo piano. Anche lei guarda alle Comunità autoctone coma a dei ponti? 

“La minoranza italiana qui è una storia di successo. Da un lato testimonia un’integrazione perfettamente riuscita, dall’altro fornisce un contributo essenziale per il mantenimento delle proprie tradizioni e della propria lingua. È una Comunità particolarmente integrata in Slovenia che vede riconosciute varie garanzie a livello legislativo a iniziare da un rappresentante all’Assemblea Nazionale del Parlamento. A mio avviso è anche un elemento essenziale del ‘Sistema Paese’ italiano in Slovenia. La nostra Comunità apporta un grande contributo a quello che è un’opera di mantenimento e di diffusione della nostra lingua e della nostra cultura”. “Lo stesso vale anche per la Comunità slovena in Italia, in particolare in Friuli Venezia Giulia. Anche questa è una Comunità radicata che gode giustamente di una serie di garanzie da parte della legislazione italiana. Una Comunità molto attiva e presente nelle istituzioni dell’FVG. La cosa che mi fa molto piacere e che le due Comunità siano in buoni rapporti e che collaborino. Le due realtà sono un’altra testimonianza che in quest’area geografica i confini sono molto labili e che fortunatamente le persone si incontrano e condividono esperienze, programmi, progetti e lavori indipendentemente dalla nazionalità e dalla lingua che parlano”.

A livello intergovernativo si è iniziato a parlare del riconoscimento reciproco dei titoli di studio accademici. Ci sono delle novità? 

“Sono al corrente che esistono delle difficoltà sul riconoscimento reciproco dei titoli di studio accademici. Una situazione che può risultare difficoltosa e che richiede tempi che possono essere anche lunghi per riuscire ad accedere ad alcune professioni tra le quali l’insegnamento. Da parte italiana vi è sicuramente una disponibilità a esplorare possibili soluzioni. So che vi sono stati contatti tra i rispettivi Ministeri dell’Istruzione. È una problematica tecnica e anche complessa. Posso assicurare che ci lavoreremo, anche se temo che i tempi possano non essere brevi”.

Il Mediterraneo è stato definito il mare dell’intimità. L’Adriatico fa parte di questo bacino ed è al centro dell’interesse anche in sede di incontri trilaterali Italia-Slovenia-Croazia. Quant’è importante collaborare anche su questo fronte? 

“Parliamo di una collaborazione estrema mente importante alla quale l’Italia crede tanto e ha puntato molto al fine di sostenere e sviluppare queste relazioni trilaterali. Abbiamo incontri trilaterali a livello di ministri degli Esteri, degli Affari interni… L’Adriatico è un bacino quasi chiuso che richiede per sé stesso il massimo di collaborazione fra gli Stati rivieraschi. Siamo fortunati del successo che abbiamo avuto nello stabilire questa collaborazione che consente in prospettiva di sfruttare a pieno tutte le risorse che questo mare storico garantisce a tutti i Paesi che si affacciano sulle sue coste. La collaborazione in questo senso tra Italia, Slovenia e Croazia è molto valida e merita di essere approfondita, da parte italiana vi sarà ogni sostegno in questo senso”.

Uno dei temi di maggiore attualità riguarda i flussi migratori. Se n’è discusso di recente a Brdo presso Kranj, nell’ambito dell’incontro al quale hanno partecipato i ministri degli Affari interni di Roma, Lubiana e Zagabria… 

“La rotta migratoria lungo la cosiddetta Balcanica, purtroppo, è un problema ormai decennale che va affrontato. Su questo devo dire che Italia, Slovenia e Croazia, a partire dal rapporto eccellente che si è instaurato tra i tre ministri degli Interni e a scendere tra i tre capi della Polizia, sono un esempio anche per il resto dell’Europa su un tipo d’attività di condivisione sia delle priorità sia delle modalità per porle in essere. L’incontro di Brdo del 21 marzo scorso in questo senso è stato esemplare”.

“I tre Paesi condividono da un lato la finalità che è quello di cercare di gestire e controllare i flussi migratori e dall’altro le modalità. L’Italia e la Slovenia sono dovute addivenire nell’ottobre scorso a una parziale sospensione del regime di Schengen con la reintroduzione di controlli alle frontiere. Sono tuttavia controlli che vengono effettuati con modalità meno pervasive possibili onde evitare di creare disagi per i numerosi cittadini che hanno interessi transfrontalieri e anche per i flussi turistici. Al momento la sospensione del regime di Schengen è stata prorogata fino a metà giugno”. “In generale l’obiettivo comune è di cercare di poter tornare alla piena applicazione del regime di Schengen per l’inizio della stagione estiva. Per questo si sta cercando di aumentare ulteriormente la collaborazione, in particolare tra le forze di Polizia e arrivare ad avere pattuglie congiunte italo-slovene nelle vicinanze del confine tra l’Italia e la Slovenia e sloveno-croate presso la frontiera tra la Slovenia e la Croazia. Questo sempre per cercare da un lato di garantire il necessario controllo dei flussi e dall’altro di minimizzare i disagi per i normali usufruitori del passaggio dei confini”.

Fotografia di Ronald (Roni) Brmalj.

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