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Siria: summit Istanbul, “strategia di transizione” – Verso nuove sanzioni. Terzi, coinvolgere la Russia ma non l’Iran

Nuovi segnali sul fronte diplomatico della crisi siriana: dalla riunione del Gruppo degli Amici della Siria svoltasi a Istanbul l’indicazione scaturita è di una “strategia di transizione” che dovrà essere accompagnata da nuove sanzioni e da un coinvolgimento della Russia ma non dell’Iran. E dal vertice russo-cinese di Pechino è venuta la proposta di una conferenza internazionale che garantisca l’attuazione del piano di pace di Kofi Annan.


Clinton: Assad lasci il Paese


Il Segretario di Stato americano Hillary Clinton a Istanbul ha lanciato il ‘modello Yemen’ quale esempio per una possibile transizione politica in Siria. “Ci sono voluti molti sforzi e molte pressioni”, ha detto in una conferenza stampa al termine della riunione del Global Counterterrorism Forum, “ma alla fine il presidente Saleh ha lasciato il potere”. Allo stesso mondo, il presidente siriano Bashar al Assad “deve cedere il potere e lasciare il Paese per consentire l’avvio di un processo di transizione verso la creazione di istituzioni democratiche”, ha aggiunto la Clinton, spiegando che gli Usa sono pronti a lavorare con la Russia per una possibile conferenza sulla transizione in Siria. Ha suscitato invece perplessità la proposta russo-cinese di invitare anche l’Iran. “L’opinione generale è che questa ipotesi non abbia senso” ha riferito Terzi da Istanbul, “perché coinvolgerebbe una parte in causa”.


Terzi: rischio genocidio se non si interviene rapidamente


Intanto però è prioritario fermare il bagno di sangue in corso nel paese arabo. L’opposizione ha accusato il regime di essere responsabile di una nuova strage di civili nella regione di Hama, in cui sarebbero morte un centinaio di persone. “La strategia di Damasco rischia di produrre un genocidio, se non si interviene rapidamente” ha avvertito Terzi, presente per l’Italia al vertice degli ‘Amici della Siria’ accanto a Clinton e ai ministri di Francia, Germania, Regno Unito, Turchia, Arabia Saudita, Giordania, Marocco e Qatar, presidente della Lega Araba.


Mosca non si oppone alle dimissioni di Assad


Qualcosa cambia anche nella strategia di Mosca. Il Viceministro degli Esteri Gennady Gatilov ha fatto sapere, per la prima volta, che Mosca “non ha mai detto” che Assad “deve per forza restare al potere alla fine di un processo politico”. Dal vertice di Istanbul – convocato dalla Turchia anche su impulso dell’Italia – è venuto un chiaro appello al coinvolgimento di Mosca, “un partner essenziale”, ha detto Terzi, rilevando “segnali che l’appoggio di Mosca al regime Assad non è scontato”.


Prossimo vertice in Francia

La Francia ha annunciato che ospiterà il prossimo vertice il 6 luglio a Parigi. Un intervento militare internazionale ‘modello Libia’, con mandato Onu, al momento sembra escluso. Ma Usa e Lega Araba premono perché il Palazzo di Vetro stabilisca ulteriori sanzioni di carattere economico contro il regime Assad, sulla base del Capitolo VII dello statuto delle Nazioni Unite. Una proposta in questo senso è venuta formalmente dalla Lega Araba, che ha precisato di non chiedere al momento un’azione militare. I paesi partecipanti al summit di Istanbul hanno anche deciso di costituire un “Gruppo di coordinamento” per lavorare all’uscita dalla crisi, l’avvio di un processo di transizione e il sostegno all’opposizione’.

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